Ho in passato scritto un bel po' sul sistema sanitario, e a questo proposito mi sembra interessante parlare un po' anche di come funziona il sistema della retribuzione in caso di malattia e assenza dal lavoro (sjukskrivning) visto che è piuttosto diverso dall'Italia. In questo post si parla (premessa doverosa) del "nuovo" sistema visto che qualche anno fa è stata introdotta una riforma notevole soprattutto per limitare il numero crescente di invalidità (discutibili) per malattia.
Quando una persona è malata e non può andare a lavorare, il primo giorno di assenza è definito "karensdag", ovvero non è pagato. Questo nel caso un lavoratore sia dipendente. Per i liberi professionisti, quanti karensdagar vi siano in caso di malattia lo sceglie lo stesso professionista al momento di aprire la propria attività (si può scegliere da un minimo di 1 ad un massimo di 90 giorni). Dal 2° al 14° giorno di malattia si ha diritto ad un indennizzo pari all'80% della retribuzione, che viene pagato dal datore di lavoro (in caso di lavoro dipendente) o dalla Försäkringskassan in caso di lavoro autonomo (in questo caso l'indennità di malattia è l'80% del reddito dichiarato, motivo in più per non lavorare in nero quando si sta bene…).
La cosa interessante è che nel caso dei lavoratori dipendenti non è necessario alcun certificato medico per la prima settimana di malattia. Per la seconda settimana il certificato va presentato al datore di lavoro solo se questo lo richiede (alcuni non lo fanno nemmeno, ma sono una minoranza) e su questo certificato è sufficiente che sia scritto che il paziente è ammalato, senza obbligo di specificare di che problema di salute si tratta.
Dal 15° giorno di malattia in poi tutti gli indennizzi vengono presi in carico dalla Försäkringskassan. A questo punto è necessario produrre un certificato di malattia con tutti i crismi, che contenga diagnosi, prognosi, dettagli specifici sul perché il malato non può svolgere un certo tipo di lavoro e "quanto malato" è il malato (ovvero se è in grado di lavorare 25%, 50% o 75% o proprio nulla).
La cosa interessante è che l'essere messi in malattia dipende dal tipo di malattia in relazione al tipo di lavoro. Per esempio, una frattura ad una gamba può comportare una malattia al 100% per un lavoratore che faccia un lavoro fisicamente impegnativo, ma nessuna malattia per chi ha un lavoro sedentario dove la gamba proprio non serve. Se la frattura alla gamba inoltre impedisce per es. di guidare la macchina per andare al lavoro ma non costituisce un ostacolo al lavoro in sé, è possibile avere un compenso per i viaggi da/per il lavoro con altro mezzo (taxi per es.).
Il certificato che il medico produce non è considerato come tutta la verità e nient'altro che la verità.
La Försäkringskassan, una volta ricevuto il certificato, controlla che il periodo di malattia indicato dal medico sia in linea con la diagnosi. Esistono delle linee guida generali stilate dal Socialstyrelsen (corrispondente al Ministero della Salute) sull'opportuna durata della malattia in base alla diagnosi. Nel caso di complicazioni o di decorsi anomali che prolunghino il periodo di malattia oltre le aspettative, è necessario completare con una dettagliata motivazione riguardo al perché il periodo di malattia non rientri in quanto previsto.
Dopo la valutazione medica, l'ok all'indennità di malattia spetta sempre e comunque alla Försäkringskassan (per cui lavorano naturalmente dei consulenti in materia sanitaria che controllano i dati sui certificati di malattia), il che vuol dire che il medico ha solamente la facoltà di "proporre" che il paziente stia a casa senza lavorare, ma non la facoltà di approvarlo.
Il problema della valutazione del sjukskrivning (lo stare a casa in malattia) non si pone tanto per quei pazienti con disturbi acuti e passeggeri (2 settimane a casa per una polmonite, oppure a seguito di un intervento chirurgico) quanto per chi ha disturbi di natura più o meno cronica.
In base alle regole della Försäkringskassan, dopo il 90° giorno di malattia la capacità lavorativa del malato va rivalutata (da un team composto da vari rappresentanti delle professioni sanitarie - solitamente medico, fisioterapista, psicologo, terapista del lavoro - e da un rappresentante della Försäkringskassan e dell'ufficio del collocamento). Questo per capire se il lavoratore, nel caso in cui non possa più svolgere lo stesso lavoro di prima a causa della malattia, possa avere un'altra mansione presso lo stesso datore di lavoro (che è obbligato ad offrigliela). In caso negativo, il periodo di malattia può venire prolungato fino al 180° giorno, il cui la capacità lavorativa viene messa a confronto con tutti i lavori disponibili sul mercato del lavoro svedese.
Un esempio pratico: Un paziente inizialmente sano che lavora come muratore rimane paralizzato alle gambe e finisce su una sedia a rotelle. Dopo 90 giorni al datore di lavoro (ditta di costruzioni) viene chiesto se vi è la possibilità di un'assunzione in un'altra mansione, cosa che non è possibile. Dopo 180 giorni la capacità lavorativa del paziente viene messa a confronto con il mercato del lavoro su scala nazionale, e - considerando che vi sono molti lavori che non richiedono l'uso delle gambe - al paziente non spetta più l'indennità di malattia. Potrà avere in ogni caso un sussidio per riqualificarsi e rendersi adatto a svolgere un altro tipo di lavoro (per es. impiegato amministrativo).
Nel caso in cui un malato cronico sia completamente o parzialmente irrecuperabile dal punto di vista della capacità lavorativa, può fare domanda di "sjukersättning" (la vecchia "sjukpension" - "pensione di malattia") ovvero di invalidità parziale o totale a tempo indeterminato dopo 365 giorni.
Detto così, sembra un sistema abbastanza "quadrato" dove stare a casa in malattia per lunghi periodi sembra molto difficile a meno di una gravità conclamata. La realtà è tuttavia un po' diversa, poiché molti pazienti (appartenenti a due categorie primarie: disturbi psichiatrici e disturbi dolorosi specifici dell'apparato muscolo-scheletrico, dove non a caso i sintomi sono poco oggettivabili) continuano a rappresentare un problema per l'aumento costante delle richieste di malattia e di pensione anticipata.
Dove sta l'inghippo ? Gli svedesi sono sempre più malati ? No, molto più semplice: il paziente si aspetta che il Sistema Stato si prenda cura dei problemi della vita ("dalla culla alla tomba") e quindi spesso succede che per esempio dietro ad un certificato di malattia per "depressione e disturbi ansiosi" si nasconda invece un problema sociale che di malato non ha proprio nulla. Di qui si innesca un meccanismo a spirale per cui chi è in malattia da lungo tempo, e tutto sommato "comodo" nella propria condizione di percettore di sussidio statale, non ha alcuna motivazione a ritornare sul mercato del lavoro anche se le premesse che avevano portato alla "malattia" sono nel frattempo cambiate.
Ora le cose stanno cambiando lentamente, grazie ad una maggiore consapevolezza del problema da parte del personale sanitario, ma la mentalità dello "stato-balia" è ancora dura a morire.
Concludo (senza la presunzione che questo piccolo post sia stato esaustivo) con una divertente storiella che esemplifica molto bene il problema.
Tre pazienti - un americano, un russo e uno svedese - hanno il privilegio di incontrare di persona Dio. L'americano si rivolge a Dio dicendo: "Dio, ti prego, guariscimi dalla mia sciatalgia cronica. Oltre al dolore fisico, mi causa molte assenze dal lavoro". Allora Dio gli impone le mani e - zac ! - l'americano guarisce, ringrazia profusamente e torna contento al suo lavoro. A sua volta il russo si rivolge a Dio e chiede: "Dio, ti prego, guariscimi dai miei dolori cronici alla spalla. Faccio il muratore e non posso lavorare dal dolore". Dio allora gli impone le mani e lo guarisce all'istante. Libero dal dolore, il russo ringrazia di cuore e torna contento al suo lavoro. Infine Dio si rivolge allo svedese e chiede: "Ora sei rimasto solo tu, in che cosa ti posso aiutare ? Al che lo svedese risponde inorridito: "Non azzardarti a toccarmi !!! Ho la fibromialgia e sono a casa in malattia !!!".
(liberamente tratto da "Svensk sjukvård till vanvett: om patienten får bestämma", di Åsa Kadowaki)