Più di qualcuno mi ha chiesto da quando resterò a casa in marternità: se tutto va bene, questo avverrà dalla terza settimana di gennaio, quando mancherà più o meno un mese al grande evento. E a questo punto molti, soprattutto in Italia, hanno espresso il loro stupore chiedendomi se non avessi intenzione di farmi mettere in "maternità anticipata" in considerazione del lavoro che faccio (qualche ora in piedi, contatto con gente più o meno ammalata). E qui ho notato una delle enormi differenze con l'Italia. Ma andiamo con ordine.
In Svezia si ha diritto a restare a casa "in maternità", a propria discrezione, a partire dal penultimo mese di gravidanza (esattamente come in Italia) percependo quella che viene chiamata "föräldrarpenning" ovvero l'assegno di maternità (esattamente come in Italia). Ed esattamente come in Italia, se sopraggiungono dei problemi di salute legati alla gravidanza può succedere di dover restare a casa prima del previsto. La legge italiana concede l'astensione anticipata: a) nel caso di gravi complicanze della gestazione o di preesistenti forme morbose che si presume possano essere intensificate dallo stato di gravidanza; b) quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino; c) quando la lavoratrice non possa essere adibita ad altre mansioni.
L'enorme differenza sta nel cosa viene percepito come "problema di salute legato alla gravidanza" che rientri nei tre punti sovrastanti. In Italia, almeno facendo riferimento al giro delle mie conoscenze, , è molto facile ottenere la dispensa dal lavoro fin dai primissimi mesi di attesa anche per motivi oggettivamente non gravi, quando la gravidanza di per sè non presenta particolari complicazioni (a patto di avere un lavoro da dipendente con regolare contratto e tutti i diritti garantiti - altro discorso vale per le lavoratrici libero-professioniste che non si possono permettere di stare a casa molto...).
"Faccio un lavoro stressante" (e qual è il lavoro che non implica una qualsivoglia forma di stress ? Spesso si tratta di lavoro sedentario per 8 ore al giorno, 5 giorni alla settimana - che quindi dal punto di vista strettamente fisico non compromette il regolare decorso della gravidanza), o ancora "devo guidare per 10 km fino al luogo di lavoro" (Embè ? Da quando in qua andare in macchina fa male ?) oppure al contrario "non ho la macchina e devo andare a piedi/con l'autobus fino al luogo di lavoro" (e ovviamente non si tratta di 10 km a piedi...). Ma poi via di viaggi verso località esotiche, vai con lo shopping di giornate intere (quanti km a piedi si fanno girando tra negozi ?!?).
Insomma ogni scusa è buona per farsi esonerare... complice il medico (a cui magari si lascia giù una lauta cifra ogni mese per la visita privata di controllo: "e voglio bene vedere se non mi dà ragione ! Se poi succede qualcosa, si becca una denuncia !") e complice anche una certa mancanza di senso civico da parte di chi richiede questi benefici.
In Svezia invece la concessione dell'astensione anticipata dal lavoro è molto più limitata, e riguarda quei casi in cui o la gravidanza presenta degli oggettivi e gravi problemi documentabili dal punto di vista medico o il tipo di lavoro è effettivamente ritenuto non idoneo allo stato di gravidanza. In questo secondo caso però, prima di concedere alla lavoratrice di restare del tutto a casa, è necessario che il datore di lavoro dichiari che non è possibile un temporaneo cambio di mansioni (per esempio da un lavoro fisicamente impegnativo ad uno sedentario) nell'ambito della stessa azienda. Questo sarebbe previsto anche in Italia, ma in quanti casi viene realmente applicato ?
In Östergötland per esempio la percentuale di astensioni anticipate prima della 32ma settimana di gravidanza si attesta intorno al 15% del totale e in nessuna regione questa percentuale è maggiore del 25% (fonte: Barnmorskeförbundet - Nationellt Kvalitetsregister för mödrahälsovård). Per quanto riguarda l'Italia, dopo 3 settimane (!!!) di ricerche non sono riuscita a trovare delle cifre o delle percentuali, ma "a naso" mi sentirei di dire che la percentuale di astensioni è molto più elevata. Ogni contributo a conferma o smentita della mia tesi è chiaramente il benvenuto se supportato da dati numerici sull'Italia !