venerdì 19 novembre 2010

Quest'Italia dolceamara

Il nostro breve soggiorno a Milano ci ha fatto vivere quello che per molti stranieri è la Dolce Vita, il sogno italiano: la sensazione di trovarsi sempre al centro degli eventi, in una città che offre tutto il possibile per ogni gusto, dove si puo' mangiare bene, vestirsi alla moda, frequentare locali famosi, magari incontrare personaggi noti, assistere ad eventi esclusivi. Insomma, dove è possibile sentirsi alla ribalta, vivere in prima persona la vita pulsante di un Paese ricco di fascino che sembra un set cinematografico. Ecco: sentirsi protagonisti, magari anche un po' famosi ed ammirati, riuscire ad avere i propri dieci minuti di visibilità, o almeno riuscire ad annusarne il dolce profumo. E' questo secondo me lo spirito che anima l'Italia di oggi e che alla fine ogni straniero un po' ci invidia: negli altri Paesi, cosi' misurati, politically correct e impeccabilmente gestiti come orologi svizzeri manca il batticuore, manca lo spettacolo, manca il pathos. Questa è l'Italia del sogno, della vacanza, o dei pochi fortunati che si possono permettere questa Dolce Vita a tempo pieno.

C'è poi un'altra Italia, quella delle persone che lavorano duro tutti i giorni, e nella quale siamo cresciuti anche noi, distante anni luce da quel mondo dorato. E nel giro di un paio d'ore di treno siamo stati catapultati in quest'altra Italia, nel Nord-Est lavoratore, alluvionato, umido, triste. Questa non è l'Italia dei sogni, qui ci si rimbocca le maniche e si vanno a prendere i sacchetti di sabbia per proteggere le case dalla piena incombente, si respira e si percepisce ovunque l'odore dell'umido e del fango, si rivedono i propri cari che nel mezzo di una notte di novembre hanno visto i ricordi di tanti anni di vita fluttuare nella melma marrone, si buttano a quintali libri ed oggetti della propria infanzia ed adolescenza (forse prima o poi sarebbe stato il momento di farlo comunque, ma questa circostanza ha un che di catartico).

Ecco: è bene non dimenticare che c'è anche questa Italia, quella che all'estero nessuno conosce, quella che è ignorata da molti anche in Patria, quella dove l'organizzazione è assente e niente sembra funzionare, quella che la Dolce Vita non lo è mai stata. E fa bene tornare: perchè, seppur lontani, anche noi ci siamo, non abbiamo dimenticato da dove veniamo, le nostre radici ed i nostri affetti piu' cari sono ancora qui. Il nostro desiderio, in fondo in fondo, sarebbe che questa Italia diventasse un po' migliore, un po' piu' simile al posto dove abitiamo ora. Ma probabilmente è utopia: in ogni spettacolo - perchè l'Italia è come la scena di un'opera - sia il lato cupo che quello brillante devono essere rappresentati. Altrimenti la piéce non ha successo.

8 commenti:

  1. Bel post e fantastica riflessione.
    un saluto a tutti e tre dalla Sardegna.
    Rob

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  2. Con questo post hai proprio colto l'anima del Paese, Silvia. Quella di cui in fondo abbiamo nostalgia, nonstante tutto.
    Spero che dai tuoi le cose si stiano un po' alla volta sistemando e che non accadano altri disastri. Un bacione.

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  3. Bel post davvero.
    Qui però si fa davvero troppa fatica, a volte e milano, appunto, rimane un miraggio

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  4. credo che la Dolce vita non ce la invidiano proprio tutti, visto che Spagna, Francia e quante altre potrebbero dire lo stesso, cosi' come la gente che lavora davvero e si impegna nel migliorare le cose. Quello che ci distingue magari, ultimamente e all'estero, e che rende le cose davvero amare, e' la mafia e la sua presenza nel governo e nella vita quotidiana, e continua, imperterrita, perché un po' ci identifica, un po' se ne ha bisogno, un po' non ci importa, troppo lontana e grande, magari non esiste, magari non ci tocca, magari non lo sappiamo, perché come oggi il tg1 preferisce evitare l'ultima notizia su Dell'Utri e allora niente, lo stato delle cose continua, statico e dannoso, e si', fin troppo amaro.

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  5. Eh si hai proprio ragione. E' giusto tornare ogni tanto, PER RICORDARTI del perchè te ne sei andato.
    Perchè se l'italia fosse solo un po' migliore magari non ce ne saremmo andati.
    Utopia… forse basterebbe poco.

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  6. Bello questo post, fin troppo vero.
    Penso anch'io sia un'utopia un Italia migliore.
    Saluti.
    Mel

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  7. Cara Silvia,
    hai proprio ragione io e Gianluca vogliamo trasferirci, ma il nostro cuore rimarra sempre in Italia dove siamo cresciuti e dove ci sono i nostri parenti! Molti ci criticano, ma io credo che forse in qualche modo possiamo fare la nostra parte, dimostrando quanto valgono gli Italiani andando prorio all'estero. Nel nostro piccolo possiamo essere un esempio che non tutti sono mafiosi, ma che esiste anche una parte di gente meravigliosa !
    Grazie
    Barbara

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