domenica 14 novembre 2010

Team working a Boda Borg

Alla fine è arrivato il giorno di Boda Borg. Scommetto che non sapete che cosa nascondano queste due semplici parole. Non è il Bunga Bunga. Dopo le avventure nei due giorni di formazione trascorsi a Vadstena con tanto di idromassaggio alle sette del mattino nel albergo-convento, qualche giorno fa era arrivato il momento della giornata relativa al team-working. L’appuntamento era per le otto del mattino alla reception dell’SMHI (il mio posto di lavoro). La meta era Öxelosund, circa un’ottantina di chilometri in direzione di Stoccolma, un paesello sulla costa ad una manciata di chilometri dall’aeroporto di Skavsta.
Il mio pensiero la sera precedente era se presentarmi all’apputamento con la mia auto o fidarmi della guida dei colleghi visto che era prevista anche neve. La prima sorpresa arriva quando ci ritroviamo tutti pronti per partire e vengono estratte le chiavi di due Volvo V-70 nuove di zecca, fresche di noleggio che ci aspettano nel parcheggio. Non perdo l’occasione per eleggermi volontario alla guida e così mi impossesso del macchinone sotto una fitta nevicata iniziata alle prime luci dell’alba. Ed io che mi aspettavo di dover usare le nostre macchine… che ingenuo!
Boda Borg possiamo definirlo prima di tutto un luogo di divertimento. Il programma prevedeva oltre alle solite immancabili fika (ovunque si vada ma molto apprezzate durante il giorno visto l’impegno fisico richiesto) anche un pranzo a buffet ed una cena presso un bel ristorante della città. In cambio quello che ci veniva richiesto era di valutare, nei momenti di pausa, delle proposte concrete su come poter migliorare l’organizzazione e l’efficienza del nostro lavoro.


Ma la parte più divertente è stata quanto è in grado di offrire in realtà Boda Borg. Si tratta di una struttura a tre piani dove sono ricreate 21 differenti “sfide” di gruppo dove vengono stimolati intelligenza, intuito, coordinazione, improvvisazione, fisicità ma soprattutto lavoro di squadra. Ogni sfida è rappresentata concretamente da una o più stanze collegate tra di loro alle quali si può accedere in sequenza dopo aver risolto i vari “quesiti”  proposti. Al primo passo falso si accende la luce rossa e bisogna uscire e iniziare  daccapo tentando con un’altra soluzione o con un’altra idea. Le sfide sono suddivise in gruppi: verdi quelle dove è richiesto più il cervello, rosse quelle più facili da dove iniziare ad approcciare il concetto di sfida e le modalità di risoluzione e quelle nere dove la fisicità è la parte più importante.
Gli istruttori sul posto ci avevano spiegato che per venire a capo delle sfide più semplici occorrono in genere meno di dieci tentativi, per quelle più difficili si può arrivare anche a 20-30 tentativi. Suddivisi in gruppi di tre (visto che è il numero minimo per poter affrontare le singole sfide) ci siamo lanciati all’opera.


All’inizio siamo partiti un po’ titubanti ma poi, presa confidenza con il sistema, il divertimento è sopraggiunto subito e la sfida è iniziata. Alla fine della giornata, delle 21 sfide, eravamo riusciti a risolverne 11 abbandonandone solo una. Quella che ha richiesto più tentativi? Una di quelle nere, quelle cattive, a cui siamo venuti a capo dopo circa 15 tentativi. Spesso occorre muoversi furtivi, arrampicarsi agilmente o strisciare in silenzio senza far rumore. Fotocellule e microfoni controllano i movimenti e generano gli allarmi che producono il fallimento alla prima mossa falsa.
Qualche sfida è anche un po’ truculenta al limite del film dell’orrore ma i cartelli di avviso e di istruzioni (in svedese ed inglese) all’entrata sono sempre chiari e facilitano la scelta. Altre invece impongono la “spremitura delle meningi” prima di agire. In alcune ci si muove al buio, in altre è il tatto a rappresentare la chiave vincente… quasi sempre però l’incognito di quello che si cela dietro le porte è l’incentivo maggiore ad aprirle e lanciarsi nella sfida!


Per tutti coloro che abitano in Svezia o magari decidono di farsi una vacanza di una settimana può essere una bella idea per passare una giornata diversa dal solito. A conti fatti alla fine della giornata (circa 4 ore impiegati nelle sfide), la mia squadra ha portato a casa un punteggio di 30 punti che è risultato il più alto tra quelli delle nostre tre squadre. Come primo premio avevamo la possibilità di scegliere una t-shirt ma tutti hanno ricevuto un ricordo… vincenti e perdenti… perché tutti devono essere felici alla fine (in stile svedese ovviamente).
Il resto è stato una succulenta cena a tre portate seduti al tavolo (cosa che non sempre succede in Svezia essendo abbastanza comuni i buffet) alla quale purtroppo ho dovuto astenermi da qualsiasi tipo di alcool (vino e birra) in quanto autista di turno. Alle otto e mezza di sera eravamo di nuovo nel parcheggio dell’SMHI imbiancato da 10 cm di neve, stanchi ma contenti. Sicuramente è stato un modo per saldare i rapporti con i colleghi, per parlare in libertà senza il fiato sul collo dei capi, per capire meglio la psicologia delle persone che senz’altro al di fuori dell’ambiente di lavoro si concedono e si aprono di più.

1 commento:

  1. IO avevo pensato che gli svedesi ti avessero ceduto il volante perche' sono timidi!!!!
    Avevano fatto bene i loro conti!!!!
    (Faro' tesoro della tua esperienza!!!)

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