...e benvenuti sul nostro blog anche nel 2013 !
martedì 25 dicembre 2012
domenica 9 dicembre 2012
Cinquanta gradi di separazione
Per chi se lo chiedesse, non siamo stati sbranati da coccodrilli australiani, o punti da ragni mortalmente velenosi, o morsi da serpenti che più-pericolosi-al-mondo-non-ce-n'è. Sani e salvi, siamo a casa dopo tre giorni di relax a Melbourne e un volo decisamente lunghetto anche al ritorno.
E dopo 6 settimane di assenza da casa, avevamo iniziato ad averne un po' nostalgia. Il viaggio è stato bello e ci siamo goduti fino in fondo le temperature estive dell'emisfero australe, ma il Natale in spiaggia e in maniche corte ci faceva un po' strano. E quindi: quale miglior periodo per tornare se non il primo finesettimana dell'Avvento ? Abbiamo saltato in tronco il mese più noioso di Svezia, novembre, ed al nostro ritorno era già tutto pronto: decorazioni di Natale, lucine alle finestre, 100% atmosfera festiva, addirittura la neve ci aspettava ! Ah un piccolo particolare: siamo passati da così
a così
nel giro di neanche 24 ore. Cinquanta gradi di differenza. (Interessante sarebbe forse anche sapere che avevo perso la giacca in quel di Canberra....) Ma volete mettere un bianco Natale con mezzo metro di neve ?
giovedì 22 novembre 2012
Visioni celestiali
In queste ultime due giornate non potevo non prendere in
mano la tastiera e scrivere io il Blog… perché? Perché si è trattata di un paio
di giorni all’insegna dell’astronomia o meglio degli osservatori astronomici.
Ci eravamo lasciati con le avventure nel sottosuolo di
Lightning Ridge e ci ritroviamo a scrutare nei due giorni successivi il cielo,
un po’ per le mete, un po’ per le serate particolarmente limpide che ci hanno
permesso di avvistare i gioielli del cielo australe ossia la Grande e Piccola
Nube di Magellano (la galassia a noi più vicina) oltre alla famosa Croce del
Sud.
Dopo aver attraversato la maggior regione australiana
produttrice di cotone, nei dintorni di Narrabri, nella giornata di ieri abbiamo
visitato il sito dell’Australian Telescope che rappresenta il più potente e
grande sistema di radiotelescopi dell’emisfero australe. Nel sito sono presenti
cinque enormi antenne da 23 m di diametro che possono essere spostate lungo
delle rotaie a forma di croce. Sfruttando il principio dell’interferometria viene
simulata un’unica antenna del diametro di 6km. Con una breve deviazione dal
centro astronomico abbiamo avuto anche la possibilità di percorrere le sponde
di un laghetto dalle acque lattiginose e perfettamente circolare del diametro
di 3 km circa che si pensa sia stato creato in seguito all’impatto di un
meteorite.
Lasciati i radiotelescopi abbiamo attraversato la Pilliga
Natura Reserve, l’unica foresta primordiale rimasta in Australia. All’interno
del parco ci sono lunghe strade sterrate che purtroppo non possiamo percorrere
con il nostro camper e che portano a paesaggi magnifici. Tuttavia con uno
sterrato piuttosto breve riusciamo a raggiungere il punto di partenza di un
sentiero di circa 2km che ci permette di ammirare le numerose grotte di arenaria
scavate dall’azione erosiva del vento e dell’acqua. Questa zona è molto cara agli aborigeni come si può
anche osservare dalle incisioni ancora presenti in alcune rocce.
Nella giornata di oggi invece abbiamo visitato al mattino il
più importante centro di astronomia ottica dell’Australia, il Siding Spring
Observatory che annovera tra la sua decina di telescopi anche il telescopio ottico
più grande dell’Australia, l’Anglo-Australian Telescope con un diametro dello
specchio di 3.9m.
Nel primo pomeriggio abbiamo spezzato la “monotonia
astronomica” con una visita ad una miniera d’oro a cielo aperto oggi
“rigenerata”, ossia messa in sicurezza ed attrezzata con diversi sentieri
escursionistici. La miniera, aperta nel 1890, ha avuto un secondo periodo di
splendore tra gli anni ’90 e il 2002 dopodiché è stata chiusa e riconvertita.
Per porre termine alla giornata, a circa 30 km prima
dell’abitato di Parkes abbiamo ammirato “The Dish” il radiotelescopio singolo più
grande dell’emisfero australe che con i suoi 64 m di diametro è un vero mostro
del settore! Beh per un astronomo come me (almeno in origine) queste due
giornate sono state una vera e propria scorpacciata di visioni celestiali !
In serata, prima di approdare al campeggio di Parkes, abbiamo
avvistato i primi cartelli con la scritta Melbourne. A conti fatti siamo solo a
730km dal termine delle nostre peregrinazioni.
lunedì 19 novembre 2012
Avventure minerarie
Da Cunnamulla, ci spostiamo in mattinata imboccando la Adventure Way in direzione est. Con una strada dal nome siffatto, ci si aspetterebbero per lo meno strane sorprese ma in realtà si tratta di una normalissima strada di periferia non più larga della via dove abitiamo in Svezia. Quello che è soprendente e un po' avventuroso, invece, è come sempre lo scenario naturale lungo il percorso, che ci offre animali esotici allo stato selvatico
Il varano a distanza ravvicinata finora l'avevamo visto solo al rettilario... |
e vegetazione caratterizzata da altezze crescenti e da una gradazione di verde sempre più pronunciata. Il programma prevedeva un possibile pernottamento nel paesino di St. George: siamo in anticipo e l'idea di passare quasi metà giornata in un posto che non ha nulla di particolare da offrire non ci alletta particolarmente, e quindi procediamo verso Dirranbandi. Non che qui ci sia qualcosa di meglio, ma almeno siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia e arriviamo il giorno successivo in mattinata alla vera attrazione della regione: Lightning Ridge (siamo ritornati nel frattempo nel New South Wales).
Il paesello conta in totale 2700 anime ed è noto soprattutto per le sue numerose miniere di opale nero: 100 sono i residenti che vivono della sola attività mineraria. Tra i personaggi che si aggirano in città in effetti alcuni hanno tutto l'aspetto di vecchi minatori, con i vestiti e gli stivali da lavoro impolverati, la borsa a tracolla (magari piena di pietre preziose ?) e l'espressione stanca.
Dopo un rapido giro all'ufficio turistico, muniti di mappa ci imbarchiamo per un giro in macchina dei campi di scavo, ai margini della città. L'aspetto è quello di pietraie costellate di cumuli di materiale di scavo, e punteggiate da grossi buchi nel terreno protetti da grate.
Qua e là anche strani macchinari per l'estrazione e la lavorazione delle pietre grezze. Addirittura vediamo roulotte parcheggiate (ad occhio e croce da un bel po' di anni) nel mezzo dei campi di scavo: qualcuno qui ci vive permanentemente ! C'è anche il lato artistico della faccenda: un pittore del luogo con la sua casa-show-room e, a poca distanza, una "casa" fatta di bottiglie e lattine
e anche una chiesa fatta interamente di lamiera che fu costruita appositamente per un film ("The goddess of 1967") e poi lasciata sul posto.
Ci fermiamo alla più grande miniera del posto, che è possibile visitare, e scambiamo quattro chiacchiere con il proprietario-minatore.
Veniamo forniti di caschetto, torcia e mappa della miniera (manoscritta e piuttosto grezza) e da soli scendiamo nelle viscere della terra attraverso una scala a chiocciola di 117 scalini.
Là sotto è parzialmente illuminato, ma a tratti vi sono dei corridoi bui e viene un po' la pelle d'oca... Vediamo con i nostri occhi le condizioni in cui si lavora in una miniera tuttora attiva (il proprietario-minatore ci racconta di aver fatto il 70% del lavoro da solo dal 1986, e i cunicoli non sono pochi...) e riusciamo a capirne un po' di più su dove e come si trovano gli opali (non sembra cosa banale). Anche qui non manca il tocco artistico: in uno dei cunicoli c'è un letto sfatto, con tanto di comodino e materiale da lettura serale. A posteriori ci viene raccontato che nessuno in realtà ci ha mai dormito, e si tratta di materiale teatrale utilizzato per alcune scene del film di cui sopra, e poi mai rimosso (troppo complicato tirarlo fuori !).
Soddisfatti della visita, concludiamo la giornata agli Artesian Bore Bath dove la brontononna osa una nuotatina nell'acqua calda a 41.5°C della piscina pubblica e gratuita (accesso libero 24 ore su 24, 7 giorni su 7 !): l'acqua proviene, calda, direttamente dal Grande Bacino Artesiano.
Per il resto della famiglia la temperatura è troppo alta, e quindi preferiamo un bagno rinfrescante nella piscina del caravan park !
sabato 17 novembre 2012
Terra rossa
Altri due giorni di viaggio, verso sud: Melbourne, la nostra
destinazione iniziale e anche finale, ormai si avvicina a grandi passi. Siamo
nel Queensland sud-occidentale, delle infinite pianure, secco e torrido, dove
tra un paesino e l’altro ci sono non meno di un centinaio di chilometri da
percorrere – e in mezzo il nulla. Le attrazioni dei paesini che ci ospitano non
sono molte, anche se in ogni microscopico centro abitato troviamo un fornito
ufficio informazioni con brochure e mappe stradali.
A volte l’attrazione principale della città è semplicemente rappresentata dalla bizzarria decorativa dei suoi abitanti...
A volte l’attrazione principale della città è semplicemente rappresentata dalla bizzarria decorativa dei suoi abitanti...
Ma è la natura a fare da vero padrone: se sulla nostra rotta
turistica della costa orientale avevamo visto molti segnali di attenzione a koala, canguri e wombat ma in realtà
nessun animale sulla strada o nelle vicinanze, qui non è inusuale incontrare
sulla highway canguri o emù che attraversano senza paura: anzi, possiamo con
certezza dire di aver incontrato sulla nostra strada più animali che mezzi di
trasporto umano !
Terra rossa alla nostra destra e alla nostra sinistra per
centinaia di chilometri, approdiamo infine a Cunnamulla, un paesello dal nome
bizzarro dove ci sistemiamo in un delizioso campeggio in riva al fiume, senza
alberi né ombra, frequentato da canguri e pappagalli, dove l’occhio spazia
all’orizzonte a 360°C e ci godiamo un tramonto rosato e il cielo stellato del
sud del mondo.
giovedì 15 novembre 2012
Outback
E’ proprio vero che le cose inaspettate sono le più belle e
divertenti: pensavamo di non avere molto da fare nella terra di
nessuno dell’outback australiano, se non vedere sterminate distese dove
l’occhio raggiunge l’orizzonte in ogni direzione, ma questi ultimi due giorni
si sono rivelati una scoperta, al di sopra delle nostre aspettative.
Da Rockhampton imbocchiamo di buon mattino la Capricorn
Highway, in direzione ovest: la strada corre parallela al tropico del
Capricorno in un paesaggio abbastanza monotono che diventa con il passare dei
chilometri sempre più piatto. Se ne vedono poche, di macchine, e la maggior
parte dei mezzi che incontriamo sono enormi camion a più rimorchi.
Il nostro paesaggio lungo quasi tutta la highway... |
Decidiamo sulla carta di fermarci per una prima sosta-pranzo
a Blackwater, convinti che non ci sia nulla di particolare da vedere (sulla
nostra guida turistica non c’era alcuna menzione del paesello) ma ci sbagliamo
di grosso: Blackwater è sede dell’International Coal Centre, un grande centro
educativo sull’industria dell’estrazione del carbone, dal momento che nelle
vicinanze di Blackwater vi è la più grande miniera australiana di carbone a
cielo aperto. Leggiamo e ci documentiamo, e approfittiamo anche di una
passeggiata in un bel giardino in stile giapponese sul retro dell’edificio (la
società che gestisce la miniera è parzialmente di proprietà giapponese).
Maciniamo un altro po’ di chilometri e, passata Emerald, ci
dirigiamo verso la nostra meta, ovvero la località di Willows Gemfields, un po’
appartata rispetto alla Highway. L’intera regione (come forse qualcuno avrà
capito dal nome dei paesi) è ricca di pietre preziose, principalmente zaffiri e
opali e a poca distanza vi sono anche i paeselli di Rubyvale e Sapphire. Arrivati a
destinazione, cominciamo a capire di essere abbastanza fuori stagione: il primo
dei due caravanpark è in chiusura stagionale, e arrivati al secondo e ultimo
non troviamo nessuno alla reception, che sembra completamente chiusa. Per la
sera ci serve assolutamente la corrente elettrica per il camper e quindi
speriamo di trovare almeno qualcuno che ci dia informazioni su dove poterci
fermare. Curiosando qua e là dietro la reception del campeggio (che oltre a
questo è anche: ufficio postale, supermercatino del paese, ufficio informazioni, biblioteca pubblica
e “centro culturale”) ci imbattiamo con nostra fortuna nella proprietaria del
posto, che ci accoglie e ci permette di sistemarci e, sopresa, c’è anche la
connessione internet 4 G (e con questo anche la mia lezione settimanale di
russo a frequenza obbligatoria è salvata !). Con nostro stupore siamo quasi gli unici in questo campeggio
a zero stelle (definirlo spartano è decisamente un eufemismo, ma quanto a
charme e “carattere” si meriterebbe decisamente il massimo dei voti).
Minaccioso cartello nel bagno degli uomini |
Tra le "amenità" del campeggio anche la sala comune con TV e divanetti |
Abbiamo
la compagnia di una coppia di pensionati di Brisbane, qui residenti “a lungo
termine” con la loro roulotte, e un’altra coppia di anziani anche loro
qui da parecchi mesi. Ma perché restarsene qui così a lungo, in questo posto
sperduto che a malapena esiste sulla carta geografica, 80 residenti permanenti
??? Ma per cercare le pietre preziose, naturalmente ! Willows gemfields è un immenso
terreno di ricerca, dove lo scavo “industriale” non è permesso e quindi solo le singole persone possono provare a trovare qualche zaffiro o
altra pietra preziosa. Con l’apposito permesso, naturalmente.
Richiesta di permesso per cercare le pietre preziose.... |
...ottenibile naturalmente all'ufficio multi-funzione ! |
Ci risvegliamo il giorno successivo con un po' di emozione: è oggi il giorno dell'eclisse totale di sole ! Avremmo dovuto essere a Cairns, e l'abbiamo mancata di poco ma non ci perdiamo d'animo e cerchiamo di vedere il possibile anche da qui: l'eclisse qui arriva all'87% ma nonostante la non completezza l'atmosfera è comunque strana, la luce surreale, gli uccelli smettono di cantare e la temperatura cala sensibilmente. Ecco cos'abbiamo visto:
Dopo colazione torniamo con la mente all'avventura della giornata, la ricerca delle pietre ! Dopo
aver chiesto lumi su attrezzatura e zona migliore, vi dedichiamo qualche ora con passeggiata fino al terreno di scavo, recupero di un secchio di
pietre, ritorno al campeggio, pulitura e setacciamento… Purtroppo
non abbiamo molta fortuna ma il divertimento è tanto !
Cercatore nell'outback (notare l'abbigliamento) |
All'opera con l'avanzata strumentazione |
Ripartiamo, questa volta con meta Barcaldine e - ancora più a ovest - Longreach: è qui
l’outback, il far west australiano, caldo torrido, con i suoi bovini e le sue
distese brulle di erba secca, i pub ancora in stile fine ottocento e i pozzi
artesiani che riforniscono d’acqua l’intera regione. La temperatura è ben
diversa da quella che avevamo lasciato sulla costa: siamo oltre i 30 gradi,
umidità sotto il 30%, poco vento, sole a picco. Anche qui vi sono un bel po’ di
cose da vedere: la sede originale della compagnia aerea Qantas, con tanto di
Boeing 747 che fa bella mostra di sé sulla highway, e soprattutto la Stockman
Hall of Fame, uno splendido museo sulla storia dei pionieri e sulla vita in
quest’area remota, nonché sulla storia dei Royal Flying Doctors di cui una sede
è proprio a Longreach.
Chissà un giorno.... ? |
Longreach è l’avamposto dell’outback situato più ad
occidente sulla Capricorn Highway, che a questo punto finisce: dopodiché solo piste
sterrate per spingersi ancora più all’interno. Noi non possiamo che rivolgere la nostra rotta
indietro e poi verso sud, per approdare infine a Blackall, da dove vi
scriviamo. Come ogni paesino, anche questo ha le sue attrazioni, tra cui un piccolo
museo dedicato al più veloce tosatore di pecore della storia (per la cronaca: 321 pecore in 7 ore e 40 minuti, con rasoio non elettrico). Ci sistemiamo
infine in un piccolo campeggio di cui siamo gli unici ospiti e festeggiamo la
nostra avventura nell’outback con una gustosa cena all’aperto e con i
pipistrelli che svolazzano sopra le nostre teste al calare delle tenebre. Un saluto a tutti dalla gang dell'Outback !
lunedì 12 novembre 2012
Destinazione Tropico
Vi avevamo lasciati nel paesino hippie di Byron Bay, all’estremo nord della costa
del New South Wales. Ci ritrovate in quello che sarà il punto più a nord del
nostro viaggio, una meta tutto sommato di rispetto anche se non arriveremo a
Cairns per l’eclisse di domani mattina: siamo a Rockhampton, esattamente al
tropico del Capricorno, ed il
contachilometri segna circa 4000 km dalla partenza.
Da Byron Bay abbiamo diretto la nostra rotta lungo la costa,
oltrepassando il confine tra New South Wales e Queensland: anche qui molte
spiagge da surf ma molto vento nonostante il bel sole, il che ha reso difficile
trascorrere più di qualche mezz’ora in spiaggia. Il tratto di costa a sud di Brisbane è noto come Golden Coast
e purtroppo il paesaggio naturale è stato completamente trasformato da
un’urbanizzazione estrema e, diventando famosa località turistica e di
divertimento (vicina anche a molti parchi di divertimento), si è riempita di
grattacieli e cemento. Decidiamo di non fermarci, e proseguiamo oltre per il nostro
primo pernottamento vicino al molo del paesino di Jacobs Wells, poco prima di
entrare nell’esteso agglomerato urbano di Brisbane. In serata inizia qualche
goccia di pioggia che diventa torrenziale nella giornata successiva, il cui
programma è la visita alla città di Brisbane. Già sapevamo che girare in città
con il camper non sarebbe stata impresa facile, e infatti fatichiamo a trovare
un parcheggio: dopo un breve drive-through nel centro storico per vedere i
(pochi) edifici d’epoca, troviamo posto nei pressi del Museum of Queensland
dove ci fermiamo causa pioggia scrosciante per un’occhiata alle interessanti
esposizioni sul passato aborigeno del Queensland. All’uscita ancora
- tanta – pioggia, per cui recuperato il camper decidiamo di lasciare la
città e dirigerci ancora più a nord verso la Sunshine Coast. Il nome del posto
purtroppo non è alla sua altezza in questi giorni, infatti durante la nostra
permanenza di sole non ne vediamo proprio ed anzi continua a piovere a secchi.
Per fortuna c’è la possibilità di fermarsi all’Underwaterworld vicino a
Maroochydore, un acquario oceanico dove si può vedere (al coperto) un po’ di
tutto, dai pesci tropicali della barriera corallina agli squali e alle razze: c'è anche un tunnel trasparente attraverso cui si può camminare per vedere il tutto sopra la propria testa.
Buono questo bambino.... |
Coccodrillo del posto ! |
Salvata la giornata, ci fermiamo infine per la notte ad Alexandra Heads sulla
costa sperando che la pioggia ci dia tregua per la giornata successiva.
Al nostro risveglio fortunatamente non piove più ma il cielo
è ancora grigio e cupo. Si risale ancora verso nord verso Noosa Heads, la
località più “in” di questo tratto di costa, per approdare poi a Hervey Bay,
proprio di fronte a Fraser Island, dove il tempo è migliore e ci possiamo
godere il panorama e una passeggiata su una spiaggia finalmente non battuta dal
vento.
Bassa marea ad Hervey Bay |
Spiaggia tranquilla a Hervey Bay |
Cimitero delle meduse |
Sarebbe stato bello fare una deviazione per Fraser Island, dove però è
necessario un mezzo 4x4 per poter procedere, ma anche il panorama da qui è
molto bello: distese di sabbia molto lente dove la bassa marea ha fatto
insabbiare non poche barche, gabbiani e pellicani, nonché meduse spiaggiate sulla
battigia. La zona è per il resto
famosa per la coltivazione della canna da zucchero, di cui vediamo piantagioni
a bordo strada e anche qualche raffineria.
Per la notte scegliamo un’area di sosta bella e attrezzata a
Childers, nell’interno, dove ci
sono molti altri camperisti come noi, e la mattina successiva partiamo per
un’ultima puntata sulla costa a Tannum Sands: la costa non la rivedremo poi più
fino al nostro arrivo a Melbourne, quindi meglio approfittarne ! Da Tannum
Sands fino a Rockhampton il paesaggio è abbastanza costante, non ci sono grossi
paesi e vediamo eucalipti a destra e a sinistra. Finalmente nel punto più a
nord della nostra vacanza giungiamo al Tropico, e ci accoglie all’ingresso del
paese un bufalo enorme (naturalmente finto, a decorazione di una rotonda),
simbolo di una cittadina famosa per i sui allevamenti di bovini.
Meravigliosi colori ai Tropici |
Qui finisce la parte
“da spiaggia” della nostra vacanza, e inizia la parte avventurosa, nella
terra di nessuno dell’outback australiano !
giovedì 8 novembre 2012
Lungo la Pacific Highway
Dopo qualche giorno vi scriviamo ora da Byron Bay, il punto
più ad est di tutto il continente australiano, appena più a sud di Brisbane. Le
giornate appena trascorse sono state dedicate alla scoperta della Pacific
Highway, che potrebbe essere definita la cugina australiana della Route 66: una
lunghissima strada che inizia da Sydney e si snoda lungo tutta la costa
pacifica del New South Wales.
Le cittadine attraversate dalla strada non hanno
in sé nulla di particolare: si tratta perlopiù di piccoli centri abitati
situati lungo la costa o appena all’interno di questa, ma nelle cui vicinanze
vi sono spiagge e panorami di estrema bellezza. Questi luoghi sono meta di
surfisti, e non ci vuole molto a capirne il perché: qui il vento soffia
costantemente (nonostante i 26-27 gradi all’ombra non si sente un gran caldo) e
le onde non mancano. L’acqua è troppo fredda per i nostri gusti ma ci gustiamo
la vista da scogliere e promontori e visitiamo vecchi fari oltre che a fare
qualche passeggiata in riva all’oceano.
Pippi Beach - un nome a caso ? |
Dal faro di Smokey Cape |
Spiaggia o deserto a Stockton Beach ? |
La strada tra un centro abitato e l’altro è puro e semplice
bush e non si vede molto se non eucalipti a destra e a sinistra. D’estate qui
un problema importante sono gli incendi, e questo lo vediamo con i nostri occhi
passando attraverso un tratto di strada in cui sono al lavoro vigili del fuoco
e polizia con un gran numero di mezzi compresi elicotteri per spegnere delle
fiamme che si sollevano da un bosco abbastanza vicino alla strada che stiamo
percorrendo. Per noi nessun pericolo, ma si sente comunque la puzza di bruciato
e si vede un gran fumo. Ad un certo punto arriviamo ad un centro naturalistico
e ci fermiamo per vedere ancora una volta gli animali australiani: qui possiamo
(oltre a tutto il resto) addirittura accarezzare un koala e vedere a distanza
ravvicinata dei wombat che dormono della grossa nella loro tana…. Galileo come
al solito apprezza e dà segno di divertirsi in questa vacanza !
Una curiosità che abbiamo avuto l’occasione di vedere lungo
la strada è il museo di New Italy, una comunità fondata nel 1881 da emigranti veneti sulla costa
settentrionale del New South Wales ! I cimeli dell’epoca, i documenti e le
fotografie nonché l’esposizione dedicata alle regioni italiane sono veramente
toccanti !
domenica 4 novembre 2012
Da Canberra a Sydney e oltre
Dopo due splendide giornate a Canberra, che si è rivelata
una sorpresa (spaziosa, ben organizzata, pulita, con molte cose interessanti da
vedere), procediamo sempre verso nord e arriviamo a Sydney.
Galileo fa conoscenza con un lucertolone ai giardini botanici di Canberra |
La bella geometria della capitale |
Il moderno Parlamento Australiano |
Lungo la strada
attraversiamo un parco naturale e da qui scendiamo verso la costa lungo un bel
numero di tornanti (premio della bravura a Gabriele che guida a sinistra il
camper di 7 m di lunghezza…). Qui ci fermiamo per qualche breve sosta e osserviamo i temerari che nell'acqua gelida del Pacifico nuotano o fanno surf.... le spiagge certo sono bellissime ma la temperatura oggi non è il massimo (17 gradi di massima e pioggerellina).
Temerari... |
Ad un certo punto decidiamo per una deviazione, incuriositi dalle indicazioni stradali per una destinazione quantomeno
insolita, che difficilmente ci saremmo aspettati in Australia e che di
australiano ha ben poco a dire il vero: un enorme tempio buddhista.
Veniamo a sapere che la ragione della
sua presenza è la sede, proprio vicino a Syndey, di una comunità buddhista
molto grande, a cui afferisce addirittura un’università. Giriamo in
tranquillità il bel posto, compreso il giardino dagli alberi e dai fiori dai
meravigliosi colori, e successivamente proseguiamo verso nord. Ci fermiamo per
la notte in un parcheggio sulla spiaggia di Sans Souci, alla periferia di
Sydney: dalla finestra del camper mentre ceniamo abbiamo la vista su Botany Bay
!
Veniamo svegliati la mattina dal cornacchiare di un gran
numero di uccelli marini e dal rumore di un bel numero di ciclisti che
partecipano ad una grande manifestazione non competitiva da Sydney a Wollongong
passando proprio dal posto dove ci siamo fermati.
Dalla nostra finestra... |
Il traffico verso la città,
causa anche la manifestazione, si fa pesante. Tentiamo una sosta a Bondi Beach,
che vista la giornata di sole dalle temperature estive è gremita di gente, ma purtroppo non è
facile trovare parcheggio nella mischia e perdippiù con il camper, e ci
dobbiamo accontentare di uno sguardo da lontano. Procediamo verso il centro e
si rivela un’impresa anche parcheggiare lì: o meglio, i parcheggi ci sono ma
non a misura di camper ! Alla fine troviamo un buco e ci piazziamo, giusto il
tempo di fare un giro all’Opera House, di goderci il sole sulla baia, e di fare
una passeggiata nei giardini botanici, dopodiché ci spostiamo nelle vie
centrali per un giro anche lì.
Tutti approfittano della giornata estiva ad Hyde Park |
Ai Giardini Botanici |
Un classico nella baia |
Vecchio e nuovo in centro a Syndey |
La difficoltà nel muoverci con il nostro mezzo
di trasporto ci inibisce un po’ nella visita della città, visto il traffico, le
deviazioni, la viabilità non facilissima: alla fine stanchi proseguiamo verso
nord lungo la costa, e dopo l’attraversamento di un altro parco naturale
raggiungiamo il nostro caravanpark per la notte a The Entrance, su una striscia
di terra tra un lago e l’Oceano Pacifico. La nostra piazzola è a qualche decina
di metri dall’acqua, e si vedono anche i pellicani !