martedì 22 dicembre 2009
Parla come mangi
Il bel pomeriggio di oggi, trascorso in compagnia dei nostri amici italo-svedesi in (ancora) trepidante attesa del pupo che dovrebbe nascere a momenti, dei genitori di lei arrivati dall'Italia e di altri due amici svedesi, è passato molto piacevolmente e uno degli argomenti di conversazione mi ha ispirato sull'argomento di cui vorrei scrivere oggi... ovvero la schiettezza svedese.
Da quando siamo arrivati qui, abbiamo subito potuto notare che gli autoctoni non amano molto i giri di parole: se devono dire qualcosa, vanno direttamente al sodo, sia che si tratti di osservazioni positive ("ottimo lavoro"), sia nel caso di opinioni negative ("questa è veramente un'idiozia"), lasciando poco spazio agli amletici dilemmi ("ma questo, che cosa pensa veramente di me ?") che insorgono quando si ha a che fare con persone più "diplomatiche".
Inoltre, la gente qui ama molto chiamare le cose con il loro nome: il gabinetto sarà per forza di cose "toalett", termine assolutamente privo di connotazioni negative o volgari o "poco fini", e non vengono usati, come ad esempio in inglese, termini più forbiti come "restroom" (mica uno va a riposarsi, no ?) o "lavatory".
Molto interessante, e credo particolare, è poi il fatto che questa schiettezza e questa semplicità di linguaggio si applichino anche nel mio campo lavorativo, quello medico.
Quanti tra coloro che leggono (esclusi medici o paramedici) sarebbero in grado di comprendere senza problemi ciò che è scritto in una cartella clinica italiana ? E quanti hanno sperimentato almeno una volta nella loro vita una visita medica in cui le proprie condizioni cliniche venivano spiegate in modo difficilmente comprensibile, magari con parolone latinesche ? Ecco, qui il problema non si pone. Secondo le linee guida nazionali, tutto il contenuto della cartella clinica dev'essere non solo accessibile al paziente ma anche comprensibile all'"uomo della strada". E il medico, quando si rivolge al paziente, deve comunicare facendo uso di parole comuni. Da ciò deriva che difficilmente si leggerà mai una descrizione simile: "il paziente presenta un'obnubilamento del sensorio e una compromissione delle funzioni di scambio gassoso a livello polmonare" quanto piuttosto: "paziente sonnolento e con respirazione compromessa". "Polmonite", poi, diventerà "infiammazione dei polmoni". Ma anche, ci si imbatte in una serie di termini che mai avevo incontrato nella mia esperienza lavorativa in Italia, e che hanno suscitato in me una certa ilarità nelle prime settimane di lavoro. Non si chiederà più al paziente se "l'alvo è regolare" (come faceva notare la nostra amica italiana, le nonnine venete che parlano solo dialetto non capiscono nemmeno di cosa si parla) ma si chiederà direttamente se ha c****o (sic !). E questo si scriverà pari pari nella cartella clinica. Più chiaro di così...
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8 commenti:
hi hi...quindi...non so...meteorismo...come lo scrivono nella cartella clinica?
infatti mia nonna quando il dottore parla di alvo si fa il segno della croce....
cmq ,io che frequento sfa-medicin, volevo dire che il nostro insegnante di yrkesvenska ci ha spiegato che ci sono delle sfumature, per indicare la stessa cosa esistono parole diverse utilizzate in situazioni diverse (come ad esempio sedere, fondoschiena, culo= rumpa, balle, bakom,häck, arsle, stjärt och så vidare)
quindi in un asilo usi una parola, in ospedale un'altra e in osteria un'altra ancora
sempre fermo restando che si deve essere comprensibili
ma trovo che sia meglio cosi'
Ammiro sempre più questo popolo, schietto, diretto e efficiente, pochi latinismi e giri di parole!
Andate forte ragazzi! :)
Sono d'accordo sul fatto che le carte e tutte le faccende burocratiche, cosi come l'interazione con il pubblico in Svezia siano importante alla facilita'. Secondo me e' anche una questione di mancanza di "morale cattolica", dove molte cose e parole non si possono usare, e dove anche un medico e' un essere umano.
Non sono pero' per niente d'accordo sul fatto che gli svedesi ti dicano in faccia quello che pensano. Non lo fanno quasi mai "per tradizione". Di fronte di diranno che e' tutto okay, ma poi non lo e'... come poi succede ovunque nel mondo, purtroppo.
quanti pazienti italiani al di la' della cultura personale pur non capendo niente di certi termini medici fanno finta di aver capito tutto e avendo un bel punto interrogativo sul viso non chiedono delucidazioni per non passare ignoranti e da qui le varie barzellette.kitos
scusa silvia ho mandato un e mail a te e a gabriele ma non ho ancora avuto nessuna risposta .futura da bergamo.grazie
@Anonimo: in questo periodo abbiamo ricevuto tante mail e dovete portare un po' di pazienza.
@ Gatto: io credo che la differenza sia il tono con cui dicono le cose. Se ti dicono "che idiozia" lo fanno assolutamente senza scomporsi e come dicessero "che bello", il che fa un po' strano...
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