martedì 24 dicembre 2013
martedì 17 dicembre 2013
In visita da Babbo Natale
Ed eccoci alle porte del Natale. Quest'anno l'inverno, dopo un'inizio abbastanza promettente con una bella nevicata la prima settimana di dicembre, è "caldo" e senza neve. L'atmosfera dell'Avvento decisamente non è la stessa senza il bianco dappertutto, l'aria cristallina e i gradi sottozero. Al contrario, con un bel po' di pioggia e di umidità, questo inverno risveglia in noi vividi ricordi della stagione fredda padana, davvero poco piacevole e pittoresca.
Questo è per Galileo il primo Natale "consapevole": ha partecipato attivamente alla decorazione dell'albero, ha "scritto" la lettera a Babbo Natale e con molto interesse sta aprendo ad una ad una le finestrelle del calendario dell'Avvento. Che cosa poteva essere più entusiasmante di andare a conoscere Babbo Natale e la sua signora in carne ed ossa, nella loro casetta in mezzo al bosco ?
Andare a trovare il "Tomte di Kolmården" è ormai una poetica tradizione che dura da 15 anni per i bambini di Norrköping. Uscendo dalla città, dopo una decina di chilometri di strada asfaltata, ci si inoltra per un lungo sterrato fiancheggiato per qualche chilometro da sole fiaccole. Si lascia quindi la macchina in un parcheggio improvvisato in una radura e, armati di torcia, ci si incammina lungo un sentiero in salita - anche qui segnalato da fiaccole e candele e illuminato per il resto solo dalla luna piena - attraverso il bosco silenzioso
Alla fine della suggestiva passeggiata, ecco apparire diverse casette illuminate solo da candele: una di queste è la "stuga" di Babbo Natale, dove Lui in persona e la gentile consorte allietano i bambini con le storie di Natale.
Ma non solo: mentre i più grandi possono contribuire alla tradizione con il dono di qualche candela, i bimbi più piccoli possono regalare a Babbo Natale i proprio ciucci ormai definitivamente dismessi, come anche Galileo ha voluto fare con gioia.
E per concludere in bellezza, una visita alla "scuola degli aiutanti di Babbo Natale",
alla stalla con i cavalli, al garage con la "macchina" di legno che trasporta Babbo Natale nelle viscere della terra fino alla fabbrica dei giocattoli… ed ovviamente una cioccolata calda e un "korv med bröd" attorno al fuoco in un'atmosfera da fiaba.
giovedì 31 ottobre 2013
martedì 29 ottobre 2013
Aurore Boreali: il nostro video
Dopo la tempesta di vento di questa notte, ecco che torna il Sole fuori dalla finestra, un Sole in piena attivitá in questi giorni. Almeno tre esplosioni sulla sua superficie sono state di livello X (piuttosto elevato) e daranno luogo ad abbondanti aurore boreali alle alte latitudini in questo periodo.
In questi giorni siamo riusciti finalmente a terminare un video relativo ai nostri viaggi a caccia di aurore boreali nella Lapponia svedese che ogni anno organizziamo.
Quest'anno siamo giunti alla quarta edizione del viaggio di gruppo (quasi al completo) e con diverse altre date disponibili per viaggi in autonomia da inizio dicembre a fine marzo. Ecco a voi il video, meno di due minuti che speriamo vi possano emozionare. Tutte le foto sono state scattate durante le nostre esperienze artiche di questi anni.
Se lo volete vederlo in alta definizione questo é il link. Alzate il volume e lasciate che siano le immagini a parlare.
martedì 22 ottobre 2013
Abitudini del fine settimana
"Fredagsmys" e "lördagsgodis": ovvero cosa fanno le famiglie svedesi con bambini (meglio se piccoli) nel fine settimana. E cosa noi cerchiamo di evitare nonostante abitiamo in Svezia.
Per chi non conosce lo svedese, il "fredagsmys" è il rituale del venerdì sera, ben radicato nella tradizione svedese a partire dagli anni '60, in cui l'intera famiglia si ritrova a casa dopo la settimana lavorativa e si rilassa. Fin qui tutto bene, ma in cosa consiste il "relax" ? Nel mangiare cibo solitamente d'asporto o finger food, patatine e dolci vari innaffiati da abbondanti quantità di bibite gasate (nella versione "famiglia con bambini") o alcolici (nella versione adulta). Il tutto possibilmente in posizione semisdraiata sul divano, davanti alla TV, guardando qualche programma di intrattenimento vestiti in tutona informe da casa.
E a stretto giro, giusto per non farsi mancare un'altra bella dose di zucchero e sostanze non certo salutari, ecco a voi i "lördagsgodis". Anche questa un'abitudine presente in Svezia fino almeno dagli anni '50, consiste nel limitare l'acquisto e il consumo di caramelle e dolciumi da parte dei bambini alla sola giornata del sabato. Certo, l'intenzione di fondo era forse buona, per limitare i problemi derivati da un consumo giornaliero di zuccheri semplici. Ma non sono proprio sicura che l'introito di zuccheri, pur non essendo giornaliero, sia effettivamente stato abbassato in questo modo: facendo la spesa in un qualsiasi supermercato nella giornata di sabato, è difficile non vedere orde di bambini fermi nel reparto dolciumi con sacchetti a dir poco strabordanti di caramelle gommose dai colori (e sapori) che di naturale hanno ben poco.
Ora, vi chiederete, dove sussiste il problema per noi ? Effettivamente, quando eravamo una coppia senza figli, non ci toccava per nulla. Il nostro consumo di dolciumi è in generale pari a zero e in quanto al divertimento del venerdì sera, beh, il fredagsmys non coincide decisamente con il nostro stile (anche perché non serve che sia venerdì sera per ritrovarsi tutti a casa e fare qualcosa di divertente). Il problema ha cominciato a porsi quando il piccolo svedesino di casa ha iniziato a capire cosa si nasconde nel reparto dagli scomparti colorati e dai sacchettini ad altezza di bambino vicino alle casse del supermercato, specialmente quando ha scoperto alcuni amichetti intenti a riempirsi la saccoccia. Probabilmente qualcuno ne parla già all'asilo (eh, di cosa non si discute a 2 anni e 8 mesi !!) e chiaramente qui non si vuole essere da meno. Finora siamo riusciti a contenere il tutto e a "deviare" le richieste verso cose più salutari ma prevedo che il gioco si farà duro nei prossimi anni...
mercoledì 16 ottobre 2013
Hockey "in libertà"
Purtroppo i tanti impegni ci tengono spesso lontani da queste pagine più di quello che in verità vorremmo. Ma oggi ho l'occasione per raccontare qualcosa di nuovo che mai avevamo fatto prima in Svezia.
Mentre i nonni si godevano il nipotino, noi ne abbiamo approfittato per trascorrere almeno una mezza giornata da "coppia senza figli". Tali occasioni sono più che rare e fino ad ora non sono state più degli anni di Galileo... ma lo scorso sabato è successo: pomeriggio e cena da soli !
Per il pomeriggio abbiamo optato per qualcosa che fino a quel momento non ci aveva mai entusiasmato più di tanto, anzi... una partita di SHL - la Svenska hockyligan - il campionato d'eccellenza dell'hockey (ricordo che la Svezia è campione mondiale in carica).
Per fare questo siamo andati al Cloetta Center di Linköping per vedere i "White Lions" nella partita contro la squadra di Luleå, città del nord della Svezia. L'esperienza è stata molto al di sopra delle nostre aspettative anche grazie all'ottima visuale dello stadio del ghiaccio e allo spettacolo di musica e luci che contorna l'evento sportivo.
L'hockey me lo ricordavo come qualcosa di non particolarmente divertente da vedere in televisione per la difficoltà di seguire il disco nelle sue evoluzioni sul ghiaccio. Ma dal vivo è tutta un'altra storia, la partita è godibilissima e molto divertente. A parte il risultato, che ha visto la squadra dell'Östergötland soccombere ai rigori per 3 a 2 con gli avversari venuti dal nord, l'evento ci è piaciuto molto e non appena si ripresenterà l'occasione riproveremo sicuramente.
Ovviamente anche la città di Norrköping ha la sua squadra anche se meno blasonata di quella di Linköping visto che milita nel terzo campionato svedese. I nostri si chiamano "Vita hästen" - i Cavalli Bianchi - e giocano nel palazzo del ghiaccio dove si pratica anche il pattinaggio.
Per la serata invece ci siamo concessi una cena romantica in un ristorante indiano in centro città.
La domenica, continuando a cavalcare l'onda di semi-libertà, Silvia si è concessa un paio d'ore di pattinaggio libero (tra l'altro completamente gratuito) assieme a parecchi altri amici italiani presenti con figlie al seguito (i maschi sono ancora pochi, solo tre ed in tenera età, contro le nove bambine...).
Ad ogni modo Galileo ha potuto vedere la mamma in azione prima ed è ovviamente rimasto affascinato dal ghiaccio, tanto da volerlo assaggiare (come solitamente fa sempre a casa con i cubetti estratti del freezer)... ma ha anche detto che la prossima volta vuole provare anche lui, così anche il papà ha deciso di mettersi i pattini ai piedi per provare qualcosa di nuovo...
martedì 17 settembre 2013
Diventare medico di medicina generale in Svezia
In molti mi scrivono chiedendo lumi sulla specialità in medicina generale in Svezia e alcuni si chiedono se vi siano delle differenze con il corso triennale di formazione specifica in medicina generale italiano.
Ecco qui qualche spiegazione e alcuni dettagli in più.
Diventare medico di medicina generale in Svezia implica un corso di specializzazione di 5 anni, che quindi per durata e impegno non è per nulla diverso da una qualsiasi altra specializzazione in ambito medico (es. medicina interna, chirugia o dermatologia). Come per le altre specialità, esistono degli obiettivi formativi che devono essere raggiunti e documentati, dei corsi di formazione obbligatori e un numero preciso di "piazzamenti clinici" obbligatori, per fornire al futuro specialista anche competenze in specialità diverse dalla propria che però trovano applicazione nel lavoro come medico di base.
Il curriculum quindi consiste in un totale di 5 anni così suddivisi
- medicina generale (presso un vårdcentral): minimo 3 anni
- medicina interna/medicina d'emergenza-urgenza (6 mesi)
- ginecologia e ostetricia (2 mesi)
- psichiatria (3 mesi)
- pediatria (2 mesi) [si consideri che qui il medico di base è anche pediatra di base], ginecologia (2 mesi)
- cure palliative (2 mesi)
- ricerca clinica (2 mesi e mezzo)
- a scelta, durata variabile ma in generale 2 mesi: chirurgia, otorinolaringoiatria, oculistica, dermatologia e ortopedia. Per chi legge lo svedese e fosse interessato ai dettagli, ecco il link al documento ufficiale con gli obiettivi formativi stabiliti dal ministero e dall'associazione dei medici specialisti in medicina generale.
Il lavoro di uno specializzando in medicina generale presso un vårdcentral è esattamente uguale a quello di un medico di base già specialista: lavorando 40 ore alla settimana si hanno i propri pazienti (casi acuti, subacuti, cronici con controlli periodici) e si è relativamente indipendenti nel proprio lavoro, con la possibilità di consultare uno specialista in qualunque momento. Un'ora alla settimana è dedicata al colloquio con il proprio "tutor" (discussione di casi clinici complessi, oppure il tutor assiste come spettatore ad una visita per valutare come lo specializzando gestisce la consultazione medica) e una mezza giornata alla settimana è riservata allo studio.
Lo stesso modello si applica durante i piazzamenti clinici esterni, ovvero lo specializzando dopo un (breve) periodo di introduzione inizia a lavorare indipendentemente, sempre naturalmente con la possibilità di consultare un collega specialista in caso di bisogno.
Al momento sono alla terza settimana del mio piazzamento obbligatorio in psichiatria. Dopo una settimana di introduzione (regole della clinica, alcune lezioni di ripasso e anche un corso di difesa personale - non si sa mai !) ho iniziato con una settimana in ambulatorio e ora sono nel pieno di una settimana di turno notturno. Come guardia medica psichiatrica (un unico medico fisicamente presente durante la notte, più un reperibile telefonico) si è responsabili dei pazienti in arrivo al pronto soccorso psichiatrico, delle consulenze in arrivo da altri reparti e anche dei degenti nei 31 posti letto della clinica psichiatrica (2 reparti ordinari e la terapia intensiva psichiatrica). Fortuna che c'è sempre un telefono a portata di mano con un aiuto a disposizione in caso di bisogno !
Diciamo che da parte mia un po' di stress da inizio c'è stato e d'altra parte mi trovo a lavorare su un terreno al di fuori della mia "area di confort", ma me la sto cavando :)
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giovedì 5 settembre 2013
Un'estate intensa
E' da un po' che siamo assenti. Che dire ? Dopo la breve vacanza polacca, l'estate è stata per noi di lavoro e di visite dall'Italia. I nonni materni, sfuggendo al caldo di fine luglio, sono venuti a fare un po' di compagnia a Galileo e a godersi un'estate svedese meteorologicamente meravigliosa (che tuttora continua !). Lavorare d'estate d'altra parte a me non dispiace. Mi godo il meraviglioso paesaggio nei 20 minuti di macchina tra casa e lavoro: cielo azzurro, qualche innocente nuvoletta e campi verdi e gialli di colza. Al vårdcentral poi il lavoro diminuisce a mano a mano che i pazienti partono per le vacanze e i casi "acuti" sono più che altro traumi e ferite dei villeggianti che si cimentano in improvvisazioni falegnameristiche estive (record bizzarro dell'estate 2013: nella stessa settimana ho visto e suturato 3 pazienti con identica ferita da sega circolare nello stesso punto della stessa mano...) D'estate si pranza sempre al sole con i colleghi, nel nostro angolino esposto a sud con vista prato, e alla fine si riesce anche a prendere un po' di tintarella nelle pause caffè, chiacchierando con le nuove tirocinanti che un po' timorose e titubanti hanno iniziato il loro periodo in medicina generale proprio all'inizio del periodo estivo.
In agosto, proprio in corrispondenza del ritorno di tutti, ce ne andiamo noi: quest'anno il caso ha voluto che facessimo un'(imprevista) breve vacanza in Italia, dopo molte elucubrazioni e valutazioni sulle più convenienti destinazioni Ryanair in partenza dall'aeroporto più vicino. Quello che si prospettava come un ripiego rispetto alla nostra destinazione iniziale (la Grecia) che abbiamo dovuto nostro malgrado abbandonare, si è rivelata in realtà una divertente vacanza di mare in compagnia degli zii e delle cuginette di Galileo.
E voilà... eccoci di nuovo qui... troppo breve quest'estate e troppo breve la settimana balneare !
E con settembre arriva anche una novità: per un paio di mesi lavorerò in psichiatria, come previsto dal piano di formazione specialistica che sto seguendo. Sono quasi alla fine della prima settimana di "introduzione" al nuovo posto di lavoro, e devo dire che la cosa mi sta prendendo parecchio (al contrario delle mie aspettative). Aggiornamenti a breve !
mercoledì 17 luglio 2013
Riflessioni dalla Polonia
Dopo il mio rientro dal viaggio in nave attraverso l'Atlantico avevamo ricevuto un invito a visitare la Polonia perché un membro dell'equipaggio abita proprio sulla costa che si raggiunge facilmente da Danzica (con traghetto dal sud della Svezia). Cosí abbiamo deciso di lanciarci in questa piccola avventura polacca per una settimana di ferie nel mese di luglio. Oggi peró non sono qui per parlarvi dei lati piacevoli della nostra vacanza, che sono stati molti (a parte le strade piene di buche) ma piuttosto dei risvolti negativi connessi.
La persona con cui avevo condiviso quei indimenticabili dieci giorni in nave, oggi purtroppo é ammalata di leucemia mieloide acuta. Dopo essere rientrato a casa all'inizio del mese di maggio é stato ricoverato subito in ospedale per accertamenti ma da quel giorno non ne é ancora uscito. Dopo due chemio adesso é in isolamento in attesa che il suo corpo riprenda un po´ di forze ed anticorpi per poter affrontare i pericoli che i normali batteri e virus di tutti i giorni arrecano.
Durante questi due mesi ho potuto sentirlo via email ed un paio di volte al telefono e per sua volontá l'invito a trascorre un paio di giorni presso la sua famiglia era rimasto valido. Cosí lungo il tragitto da Danzica alla Germania, ci siamo fermati in un un paesino in riva al Baltico. Siamo stati accolti dalla moglie, dal figlio e dalla suocerca come meglio non si poteva. In due giorni abbiamo incontrato tante persone, siamo stati invitati ad un barbecue serale a casa di amici, abbiamo mangiato e vissuto "polacco". In poche parole siamo entrati nella quotidianitá di una famiglia che in questo periodo sta vivendo una situazione molto delicata.
Prima di lasciare il suolo polacco, seppur non sapessimo in quale ospedale il mio amico fosse ricoverato ma solo la cittá - Stettino, con un po´ di buon senso e con l'aiuto del navigatore, abbiamo individuato il nome di un ospedale che si trovava in una via il cui nome poteva somigliare ad universitá. Secondo Silvia avrebbe dovuto essere ricoverato in un reparto di ematologia presso un policlinico universitario. Beh non ci crederete, ma siamo riusciti ad arrivare proprio nel suo reparto. Sapevamo che sarebbe stato impossibile vederlo, ma abbiamo comunque deciso di scrivergli una lettera sul posto facendogliela consegnare da un'infermiera. Nessuno é uscito dalla stanza e solo un cenno della ragazza ci ha fatto capire che il messaggio era stato recapitato. Ce ne siamo andati con il cuore pieno di tristezza ma felici di aver fatto sentire in un modo un po´ particolare la nostra vicinanza.
Silvia che ovviamente conosce fin troppo bene come vanno a finire queste storie, mi ha spiegato che le speranze di guarigione risiedono nel trapianto di midollo. Purtroppo peró, come forse giá saprete, non é facile trovare un donatore compatibile proprio perché i donatori sono ancora troppo pochi nel mondo (sebbene spesso i donatori siano i familiari stessi). Cosí al nostro rientro anche io (Silvia lo era giá da parecchio tempo) mio sono iscritto al registro svedese dei donatori di midollo ossero.
Entro un paio di giorni mi é arrivata a casa una busta con una provetta per la spedizione di un campione di saliva che verrá utilizzato per l'analisi del DNA. Non saró sicuramente io ad aiutare il mio amico, ma il leggere le storie dei donatori e dei riceventi sul sito del registro svedese Tobias Register non mi ha fatto dubitare un attimo su questa scelta.
Oggi utilizziamo il nostro blog per cercare di fare nel nostro piccolo qualcosa per gli altri. Il nostro quindi é un invito ad iscrivervi e ad invitare i vostri amici/conoscenti ad iscriversi in uno dei registri di donatori di midollo disponibili nel mondo. In Italia c'é il Registro Italiano Donatori Midollo Osseo ed é possibile iscriversi attraverso uno degli 80 centri disponibili. Ad oggi in Italia ci sono circa 340.000 potenziali donatori mentre in Svezia 40.000, che significa circa 4-5 persone ogni 1.000, una percentuale ancora molto bassa.
Tutti le informazioni sui donatori entrano in un database mondiale attraverso il quale vengono effettuate le ricerche della compatibilitá. Da oggi inseriamo anche dei link permanenti nella fascia qui a destra per cercare si aumentare la sensibilitá delle persone verso questo argomento.
domenica 16 giugno 2013
Emigrare in Svezia for dummies
Il post precedente ha riscontrato sicuramente successo innescando discussioni sui social network e qui sul blog. Per cercare di rendere ancora più chiara la situazione abbiamo approfittato delle solite due ore di sonno pomeridiano di Galileo per realizzare qualcosa che speriamo sia utile: una guida visuale (chiamato in gergo diagramma di flusso) con la quale è possibile individuare i passi necessari per riuscire ad ottenere il diritto di residenza in Svezia e di conseguenza il famoso ed indispensabile personnummer.
Lo abbiamo chiamato "Emigrare in Svezia for dummies" proprio come quelle famose guide che cercano di semplificare al massimo argomenti anche complessi rendendoli alla portata di tutti.
Buona lettura ! Se qualcuno volesse ripubblicare questa guida sul web è libero di farlo, chiediamo solo di citare il nostro blog come fonte.
P.S. Se ci dovessero essere degli errori nella guida siete pregati di segnalarceli e provvederemo ad aggiornarla.
lunedì 10 giugno 2013
"Ma io mi adatto a fare qualsiasi cosa, aiutami"
Prima o poi dovevo scriverlo un post così. Mi sono sempre detto che non sarebbe servito, ma siccome la situazione sta a mio avviso diventando sempre più complicata, ho ritenuto giusto mettere nero su bianco alcuni concetti.
Vi chiederete cosa starò per dire di così drammatico. Il fatto è che oltre alle tante mail di persone che desiderano lasciare la patria e vorrebbero da noi i consigli su come arrivare in Svezia ed iniziare una nuova vita all'estero, ultimamente ho ricevuto una mail che mi ha fatto male, che mi ha fatto pensare e pensare, tanto da coinvolgere in questi pensieri tutti gli amici italiani che in questi ultimi quattro anni sono arrivati qui nell'Östergötland. La mail è stata scritta da una famiglia che si è trasferita diversi mesi fa in Svezia ma non è mai riuscita ad avere il personnummer, tanto meno un lavoro ed ora si trova a fare i conti con i soldi che stanno scarseggiando ed una vita con mille punti interrogativi. Mi chiedono un aiuto.
L'avevamo già scritto in un altro post parecchio tempo fa, che la Svezia non è il Paradiso e nemmeno il Bengodi. Tuttavia a molti può piacere, complice anche la buona reputazione che hanno i paesi scandinavi. Ma non sono qui per parlare delle cose buone o cattive che si qui possono trovare, piuttosto analizzare la decisione di lasciare il proprio paese per arrivare fino a qui.
Noi siamo immigrati a Norrköping con un contratto di lavoro a tempo indeterminato (Silvia). Questo ci ha dato la sicurezza di partire con delle basi abbastanza solide. Certo, sapevamo cosa lasciavamo e non quello che avremmo trovato (soprattutto dal punto di vista culturale) ma non rischiavamo di certo di trovarci con il sedere per terra dopo qualche mese. Non c'erano blog da leggere o persone da contattare. Abbiamo preso armi e bagagli, siamo partiti ed abbiamo girato una pagina della nostra vita. Le cose sono andate bene grazie anche ad un buona dose di coraggio e di adattamento (e non pensate che non sia stato faticoso). Il blog racconta appunto questa storia, dal nostro punto di vista.
Dietro al blog oggi ci sono centinaia di mail di persone che ogni settimana ci scrivono, forse illudendosi che iniziare una nuova vita qui sia facile. Ci scrivono a volte implorando un aiuto, come se noi potessimo disporre della bacchetta magica che risolve tutti i problemi. Mi rendo conto che la spinta ad emigrare oggi sia molto più forte di quello che poteva essere quattro anni fa, quando varcammo il Brennero con la macchina stracarica delle nostre cose e la situazione socio-economica in Italia non era al livello odierno. Ma...
Dal 2009 ad oggi otto famiglie italiane si sono trasferite a Norrköping e Linköping. Con tutti abbiamo avuto contatti via mail e con qualcuno anche di persona prima del loro trasferimento. Per qualcuno è stato più difficile di altri e non c'è ombra di dubbio che per qualcuno ancora non sia facile. Qualcuno oggi festeggia un posto fisso dopo 3 anni dal proprio arrivo, qualcuno l'inizio di un praticantato, qualcun altro però è arrivato con un lavoro già in tasca, altri invece hanno invece mollato tutto e sono partiti senza avere grandi aspettative se non qualche soldo da parte.
Lo stato svedese ci ha messo del suo in questi quattro anni tanto che ora le regole del gioco sono cambiate. Tutti ormai sappiamo che il punto cruciale è quello di riuscire ad ottenere il famoso personnummer, senza il quale non si è praticamente nessuno: nessun permesso di soggiorno o residenza, nessun corso di lingua gratuito, nessun conto in banca, nessun documento. Oggi non basta presentarsi agli uffici dello Skatteverket implorando l'impiegato di turno per ottenere questa specie di codice fiscale. Le regole qui sono regole e la flessibilità è zero. E la regola dice che se non hai un lavoro, se non sei studente presso un'università svedese, se non sei un pensionato o non hai un'azienda in Svezia (o se non sei il marito-moglie-convivente di uno dei precedenti) il personnummer non ti sarà mai dato. C'è una sola scappatoia alla quale alcuni ultimamente hanno fatto ricorso: avere una certa somma di denaro in banca (dimostrabile con un estratto conto) che permetta di mantenersi per un determinato periodo di tempo in Svezia, ma qui bisogna avere MOLTA fortuna e a riuscire ad ottenere dall'ALS italiana il fantomatico modulo S1 che certifichi il diritto all'assicurazione sanitaria all'estero (nessuno che noi conosciamo ancora c'è riuscito).
Supponiamo che comunque si sia ottenuto questo personnummer. Il punto dolente poi è trovare un lavoro. Il lavoro in Svezia non si trova senza conoscere lo svedese, a meno che non si tratti di particolari professionalità tipo: il medico (anche se ultimamente anche in questo campo si sono riscontrate alcune difficoltà), il ricercatore, il programmatore specializzato o l'ingegnere (che a volte possono lavorare in inglese). Per tutto il resto serve lo svedese. Non basta dire "ma io mi adatto a fare qualsiasi cosa", perché ci sono comunque un buon numero di immigrati da paesi come Iraq, Siria, Somalia che sono qui da diversi anni (come rifugiati di guerra, che hanno potuto avere la residenza e accedere ai corsi di lingua gratuiti) che ormai lo svedese lo masticano e ovviamente hanno maggiori probabilità di ottenere un "qualsiasi lavoro", rispetto ad un europeo appena arrivato (per non parlare del fatto che ci sono anche un bel po' svedesi disoccupati e disposti a fare "tutto").
Il lavoro poi si trova nelle città. Stoccolma offre di più rispetto alle città più piccole ma costa anche molto di più. Trovare lavoro in un paesello sperduto in mezzo alla campagna o nei boschi seppure sia idilliaco, è molto, molto più difficile.
Non vogliamo tarpare le ali a nessuno, ma le nostre risposte alle mail che riceviamo sono sempre piene di punti di domanda perché cerchiamo di mettere in luce i problemi che inevitabilmente vengono al pettine una volta arrivati qui senza un piano di battaglia funzionante. La Svezia, senza un lavoro, non è il paradiso. Partire lasciando tutto con la sola certezza di avere qualche soldo da parte e con la speranza di iniziare una nuova vita felice all'estero è vivamente sconsigliato perché potrebbe trasformarsi in una lunga e costosa vacanza senza via di uscita.
Scusate lo sfogo. Mettendo nero su bianco questi concetti spero di poter far riflettere un pochino di più tutti coloro che cercano in noi una speranza, un'approvazione che non ci sentiamo e non ci possiamo permettere di dare (oltre a non avere conoscenze specifiche del mercato del lavoro svedese al fuori del nostro campo lavorativo). Pensateci non una, non dieci, ma cento volte prima di prendere una tale decisione.
martedì 28 maggio 2013
Tempo libero nelle giornate di primavera
Finalmente riesco a trovare un po' di tempo per aggiornare il blog. Gran parte del tempo libero quando rientriamo dal lavoro cerchiamo di trascorrerlo all'aperto in compagnia di Galileo che una volta anche lui rientrato a casa dall'asilo non ne vuole sapere di stare dentro.
In questo periodo il suo migliore amico è Homer, il nostro tagliaerba robotizzato. Galileo al mattino si sveglia con "Homer taglia" e si addormenta con "Homer nanna" e quindi non appena arriviamo a casa è tutto indaffarato a correre dietro a Homer o a fare qualche altro lavoro con pala, rastrello piuttosto che con martello e avvitatore.
Così in questo tempo libero cerchiamo di seguire il giardino al meglio oltre che a prenderci cura delle due "lådor" dove abbiamo seminato rucola e radicchietto da taglio di diversi tipi.
In queste settimane quindi ci siamo goduti al meglio la fioritura dei tulipani che è stata veramente bella e anche duratura. Solo adesso i primi hanno iniziato a lasciar cadere i petali. Il prato è di un bellissimo colore verde intenso ed ogni "dente di leone" che spunta viene puntualmente tolto (sono abbastanza infestanti). Le clematidi si sono arrampicate in maniera esplosiva, specie quella che farà i fiori viola scuro, mentre una delle quattro piante di rosa sembra non stare molto bene (non dà ancora segni di risveglio mentre le altre tre hanno già da qualche tempo emesso i nuovi rami).
Anche le peonie e i flox stanno crescendo a ritmo vertiginoso. In una casa dei vicini ho visto una pianta di rabarbaro incredibile, ogni giorno che ci passo accanto in bici è sempre più grande. Penso che se ci si siede accanto e la si osserva attentamente la si potrebbe veder crescere in tempo reale !
Un paio di settimane fa avevo anche lavato tutta la pedana posteriore per poi spennellarla con il "terrassolja" ossia un olio protettivo con un pigmento per ridonarle il colore originale (50 metri quadri !).
Poi durante lo scorso weekend abbiamo anche tirato fuori dal garage il tavolo e le sedie per l'altana posteriore e sistemato l'ombrellone. Da Biltema abbiamo anche acquistato un piccolo tavolo-panca per bambini così Galileo può pranzare o far merenda con gli amichetti in modo più consono.
La primavera è finalmente scoppiata e il tempo alterna belle giornate di sole con temperature che per il momento non hanno superato i 20-22C (ma si sta benissimo), a giornate più instabili con piogge e cieli più grigi (ma l'erba e i fiori ringraziano). Le serate sono lunghissime, ormai non mi ricordo più com'è il cielo buio perché quando andiamo a nanna il Sole è appena tramontato e quando ci alziamo il Sole è già stanco di starsene sopra l'orizzonte da diverse ore. Secondo me il mese di maggio è uno dei più belli in Svezia.
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martedì 7 maggio 2013
Lavori di primavera
Sono passati diversi giorni dalla pubblicazione del racconto relativo al viaggio attraverso l'Oceano Atlantico. Durante la nostra assenza noi ci siamo recati in Italia dai nonni materni e paterni che così hanno potuto trascorrere delle belle giornate accanto a Galileo mentre noi abbiamo potuto fare il pieno di cibo, temperature gradevoli, un po' di sole (purtroppo poco visto le diverse giornate di pioggia) ed amici.
Quando lasciammo casa a metà aprile c'era ancora la neve in una parte del giardino e l'erba aveva un preoccupante colore marron-giallastro. Nelle aiuole tutto sembrava "morto", quiescente... ma durante la nostra assenza il tempo é migliorato anche in Svezia, la neve si é completamente sciolta e le temperature hanno iniziato ad aumentare. Nonostante la nostra assenza abbiamo potuto comunque monitorare la crescita dei nostri tulipani (che avevano pazientemente piantato durante l'autunno) grazie a delle foto inviateci da un amico.
"Fortunatamente" (da un certo punto di vista) la primavera, in evidente ritardo anche in Svezia, ha rallentato la crescita dei bulbi e così una volta rientrati a casa ci siamo tranquillizzati vedendo che i fiori non erano ancora sbocciati (mentre a casa dei nonni a Vicenza tutto era già verde e i tulipani erano già belli fioriti).
"Fortunatamente" (da un certo punto di vista) la primavera, in evidente ritardo anche in Svezia, ha rallentato la crescita dei bulbi e così una volta rientrati a casa ci siamo tranquillizzati vedendo che i fiori non erano ancora sbocciati (mentre a casa dei nonni a Vicenza tutto era già verde e i tulipani erano già belli fioriti).
Non appena rientrati abbiamo approfittato di alcune belle giornate di sole con temperature sui 20-22C per fare i lavori più urgenti in giardino. In un paio di pomeriggi abbiamo:
- passato il rastrello su tutto il tappeto erboso per "grattare" i depositi a macchia di erba secca che rallentano la crescita dell'erba nuova;
- risvegliato dal letargo invernale Homer, il nostro robot tagliaerba;
- tolte le prime erbacce (si tratta dei soliti "denti di leone" o "pissacan" in dialetto);
- ripulito le aiuole e le piante dai rametti secchi;
- preparato la "via" per l'arrampicata delle clematidi;
- costruito (con la base di un pallet su cui abbiamo attaccato delle ruote) il nostro piccolo orticello spostabile a piacere;
- seminato rucola ed insalatina nell'orticello;
- seminato in vaso: prezzemolo, erba cipollina, basilico e zucchette ornamentali;
- comprate e trapiantato in vaso tre piantine di fragole;
- re-installato il "rotolone" con il tubo avvolgibile per l'irrigazione;
Domani mattina dovremo mettere il concime sull'erba cosicché poi nel pomeriggio potrá sciogliersi grazie alla pioggia che è prevista e dare poi i suoi frutti nel corso delle prossime settimane.
sabato 6 aprile 2013
Attraversare l'Atlantico in nave
Il viaggio attraverso
l’Oceano Atlantico è stato al di sopra di ogni mia aspettativa. L'ospitalità a
bordo é stata davvero ottima e le esperienze umane e lavorative raccolte sono
state di indubbio valore. Durante i dieci giorni trascorsi a bordo sono successe
parecchie cose che hanno reso il viaggio nel suo complesso molto interessante
ed anche avventuroso per certi versi.
Alla partenza c’é stato
un ritardo di oltre un giorno che mi ha permesso di visitare ancor meglio la
città vecchia di San Juan, ma poi finalmente sabato 16 marzo abbiamo levato le
ancore. Il tassista di fiducia dell’agente di San Juan che cura tutti gli
aspetti logistici a terra, mi ha prelevato all'hotel e portato fino ai piedi
della nave dove sono stato accolto dall’equipaggio.
Ho ricevuto la camera
dell’armatore ossia una doppia stanza al piano più alto tra quella del capitano
e quella dell’ingegnere capo, appena sotto il ponte di
comando. Il capitano era un indiano di Bombay con una lunga esperienza in mare
ma anche a terra come Vessel Manager, cosa che mi ha permesso di presentare e
descrivere al meglio l'ampio spettro dei servizi offerti dal nostro ufficio.
L'equipaggio, composto in totale de 23 persone, era per la maggioranza di
origine filippine a parte l'ufficiale capo un ragazzo sikh dell'India del nord
e la parte tecnica del personale: ingegnere capo dalla Polonia, secondo
ingegnere ed ingegnere elettrico dall'Ucraina.
Alla partenza appena il pilota ci ha lasciato (per entrare ed uscire da ogni porto c'è sempre bisogno della figura del pilota che guida il capitano fuori dal porto e fino alla pilot station) abbiamo avuto il primo incidente. Il capitano aveva appena dato il "full speed ahead" ed impostata la rotta verso Santa Maria (Azzorre) quando è arrivata la notizia relativa ad un piccolo incidente che aveva coinvolto un marinaio. Il personaggio aveva infilato un dito dove non doveva e si era schiacciato il dito tanto che non era possibile giudicare era fratturato oppure no. Il capitano non ha voluto prendere rischi ed ha ordinato il trasporto a terra del marinaio. Questa operazione ha implicato quasi cinque ore di attesa prima che una barchetta venisse a prelevare il soggetto in questione.
Alla partenza appena il pilota ci ha lasciato (per entrare ed uscire da ogni porto c'è sempre bisogno della figura del pilota che guida il capitano fuori dal porto e fino alla pilot station) abbiamo avuto il primo incidente. Il capitano aveva appena dato il "full speed ahead" ed impostata la rotta verso Santa Maria (Azzorre) quando è arrivata la notizia relativa ad un piccolo incidente che aveva coinvolto un marinaio. Il personaggio aveva infilato un dito dove non doveva e si era schiacciato il dito tanto che non era possibile giudicare era fratturato oppure no. Il capitano non ha voluto prendere rischi ed ha ordinato il trasporto a terra del marinaio. Questa operazione ha implicato quasi cinque ore di attesa prima che una barchetta venisse a prelevare il soggetto in questione.
I primi giorni di
navigazione sono poi trascorsi tutto sommato bene ed abbiamo avuto molte
occasione per parlare di lavoro, di tempo, di scelta di rotte, del carico, di
tutto il possibile... Poi il secondo problema che abbiamo dovuto affrontare è
stata la scelta della rotta visto che le previsioni davano condizioni di mare
"brutto" per i giorni successivi. I guai infatti sono arrivati da una
profonda depressione che, sebbene lontana quasi 1000 km dalla nostra rotta, ci ha
interessato per alcuni giorni con onde di mare lungo di 5-6m, onde che
purtroppo abbiamo dovuto "prendere" sul lato sinistro o a babordo con
conseguente rollio della nave.
I nodi sono arrivati al
pettine con puntualità il 21 marzo quando le onde di mare lungo sono iniziate a
farsi sempre più alte. Vedere queste onde innalzarsi dal nulla sotto un cielo terso
senza una nuvola, è veramente qualcosa di bellissimo. Il problema però è che il
rollio della nave si è fatto sempre più importante tanto che una mattina, non
potendo più dormire, sono salito sul ponte di comando ed ho assistito a
qualcosa che non dimenticherò facilmente. Non appena ho aperto la porta ho
visto la nave inclinarsi a destra, il capitano e l'ufficiale capo aggrappati
alle loro poltrone dire "Be careful, this is nasty" e dopo un paio di
secondi tutto quello che non era assicurato sui tavoli volare via e schiantarsi
sulla parete di destra, compresa una sedia che non era stata legata. Tempo
qualche secondo e la nave si è risollevata e tuffata giù dall'altra parte
sinistra.
A seguito di questo pesante
rollio che ha raggiunto un massimo di 30° abbiamo riportato dei piccoli danni
che hanno costretto il capitano a fermare la nave per permettere ai marinai di
eseguire i lavori di riparazione. Si è trattato di sette supporti in acciaio
che fissavano i container al pavimento del ponte della nave; lo sforzo prodotto
dall'inclinazione laterale ha fatto sì che gli anelli sul pavimento si
spezzassero. Ci sono volute sei ore per sostituire e saldare tutti i pezzi
durante le quali la nave è stata messa con la prua alle onde e fatta avanzare
alla minima velocità possibile.
Durante queste ore me ne
sono andato in giro per la nave e ho potuto vedere delle onde maestose
arrivare, scivolare sotto la nave e sparire in lontananza. L'altezza media
delle onde era quella prevista ma ogni tanto si presentavano un treno di onde
di 8-9 metri che sono state alla base dell'incidente riportato. Durante lo
stesso giorno e quello successivo la velocità della nave è stata diminuita e la
rotta modificata per cercare di limitare l'eccessivo rollio, tuttavia ci sono
state almeno un altro paio di "rollate" pesanti oltre il 20°.
Mangiare a tavola non è stato
facile ma peggio è stato cercare di dormire. Per un paio di notti non ho
dormito bene nonostante avessi cercato di costruire degli argini con i grandi
cuscini del divano per impedire di cadere dal letto.
Le condizioni di mare
peggiore sono durate circa due-tre giorni poi una volta giunti a 200 miglia
nautiche dalle coste del Portogallo abbiamo potuto finalmente cambiare rotta
verso il Canale della Manica.
Il tempo si è mantenuto
bello per gran parte del viaggio con temperature sempre sopra i 20°C ma poi una
volta avvicinatisi all'Europa il clima si è fatto decisamente più umido e
freddo con anche un po' di pioggia in qualche occasione.
Siamo arrivato al largo
delle coste del Belgio alla sera del venerdì 26 marzo per poi prendere a bordo
il primo pilota alla pilot station di Wandelaar. Per raggiungere Anversa
occorre percorrere un lungo canale e attraversare una chiusa. Il tutto ha richiesto
l'utilizzo di tre diversi piloti e ben sette ore di navigazione. Alla fine
abbiamo attraccato al molo alle 4.30 del mattino.
La vita a bordo non è mai
tranquilla, ci sono sempre un sacco di cose da fare per tenere in ordine la
nave e poi tutti hanno i loro turni di guardia in sala macchine o di
sorveglianza sul ponte. Ho fatto amicizia un po' con tutti gli
"ufficiali" indiani ed europei (i marinai filippini se ne stavano
sempre tra di loro e non abbiamo interagito più di tanto). In particolare è
stato l'ingegnere capo polacco che, visto il mio interesse per i dettagli
tecnici e il funzionamento dei vari sistemi a bordo, mi ha portato più spesso
in giro per la nave a vedere anche posti inusuali come ad esempio al camera di
prua dove si avvolgono le catene delle ancora oppure dentro al funnel (il
camino), oltre ovviamente alla sala macchine, alle cambuse e a tutti gli altri
locali. Mi ha preso in simpatia tanto che ci ha invitato ad andare a trovare
lui e la sua famiglia in Polonia quest'estate, occasione che con Silvia non ci
siamo lasciati sfuggire. Così a luglio andremo una settimana in Polonia lungo
la costa!
Pranzi e cene sono sempre
stati abbondanti con ampia scelta grazie all'esperienza ventennale del cuoco
filippino. Alla sera poi c'era sempre stato il tempo per sedersi sui divanetti
del piccolo bar presente e parlare, scherzare, mangiare e bere (quanti cocktail
con ghiaccio ho dovuto bere...).
Il carico era costituito
soprattutto da banane per la precisione circa 4.000 pallet da 48 scatole
ciascuno oltre ad ananas, verdure fresche, piante ornamentali ed altro
materiale contenuto nei container. Il grosso comunque era comunque costituito
dalle banane stipate nelle quattro stive "profonde" ben quattro
"ponti/piani": un'immensità di banane, una cosa come 3.000 tonnellate
di banane! Ma sapete quanto costa solo in termini di petrolio una traversata
come quella da me effettuata? Oltre 300.000$!
Un'esperienza magnifica,
impagabile, che mi ha permesso di vedere da vicino una nave e tutto quello che
ci gira attorno in termini di carico ed operazioni a bordo e a terra oltre a
comprendere quali sono i limiti di questo tipo di imbarcazioni. Ho adesso ben
chiaro cosa significa per il capitano disporre di un buon servizio di weather-routing
(assistenza meteo alla navigazione) che possa metterlo in grado di prendere le
migliori decisioni possibili per portare a casa il carico intatto.
Ma è stata
anche un'occasione per fare amicizie e conoscere modi, usi e costumi di altre parti
del mondo (India, Polonia, Ucraina) a cui non si è sempre soliti e capire quanto sia vasto l'Oceano e quanto debba essere rispettata e non sfidata Madra Natura quando si manifesta in tutta la sua potenza (cosa che tra l'altro avevo già avuto modo di capire al cospetto dei tornado americani).
sabato 16 marzo 2013
Navi, fortezze e surfisti
Gli ultimi due giorni sono stati dedicati alla visita della cittá vecchia di San Juan che ha parecchie cose da offrire a partire dalle due fortezze costruite dagli spagnoli nel corso dei 400 anni di dominazione sull’isola.
Prima di arrivare nel cuore della cittá vecchia avevo deciso di scendere dall’autobus in prossimitá del porto turistico. Infatti al risveglio controllando sul sito web www.marinetraffic.com (che mostra la posizione di tutte le imbarcazioni nei pressi della costa e nei porti del mondo) avevo cercato l'eventuale presenza di navi particolarmente interessanti da vedere. E con mia grande sorpresa avevo visto che ancorata ad uno dei grandi moli c’era una nave della Carnival, la Glory. Quando sono arrivato sul posto mi sono reso conto di quanto possa essere grande una nave da crociera di quel tipo. La Glory é lunga 289m, larga 42m per una stazza di 110.000 tonnellate. In confronto la mia Dole Europa é lunga 150m, larga 22m per una stazza di 10.500 tonnellate.
Lasciato il molo, ho percorso il Paseo della Principessa una bella camminata che percore le mura ma sul lato esterno per poi entrare in cittá attraverso la Porta di San Jaun una delle piú vecchie, la stessa che veniva utilizzata nel corso dei secoli da chi attraccava la nave nella piccola sicura baia antistante la porta. Da qui percorrendo le stradine della cittá vecchia ho raggiunto il Castillo San Felice del Morro che gode di una splendida vista sull’imboccatura della baia di San Juan, la stessa baia che tra meno di due giorni attraverseró a bordo della Dole Europa. Sará una bella emozione guardare la cittá da una posizione diametralmente opposta.
Il panorama che si gode dal possente forte é magnifico e si estende a perdita d’occhio. E´ stata una fortezza inespugnabile e la baia era impenetrabile grazie al fuoco incrociato dei cannoni che erano installati anche sul Fortin San Juan de la Cruz una piccola isola che si trova proprio di fronte al Castillo. Nessuna nave nemica poteva entrare nella baia senza finire sotto il fuoco dei cannoni spagnoli. La costruzione della fortezza, che si é evoluta su sei diversi livelli per dieci generazioni e 250 anni di storia, é iniziata nel 1539, oltre 40 anni dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo sull’isola di Porto Rico nel suo secondo viaggio verso le Americhe. Rappresentó il migliore investimento possibile a protezione dell’accesso spagnolo al Nuovo Mondo. Tutto qui trasuda storia, con 400 anni di ininterrotta dominazione spagnola dal 1508 al 1898 e poco piú di 100 anni di influenza americana, intercalati da diversi attacchi da parte delle flotte navali inglesi ed olandesi oltre alle scorribande dei pirati. Percorrendo i massicci bastioni del sesto livello é facile immaginare i cannoni fare fuoco sulle navi nemiche al largo della baia. Quale lettura fu piú azzeccata del libro del pirata John Silver?
Prima di rientrare in hotel ho fatto un’altra tappa con l’autobus fermandomi in un tratto di spiaggia che avevo letto essere favorevole ai surfisti. In effetti sono rimasto quasi mezz’ora a guardare e fotografare le loro acrobazie a cavallo delle onde, tanto che ad un certo momento sono stato avvicinato da uno di loro che mi ha suggerito di vendere le foto e che i ragazzi le avrebbero sicuramente comprate… se non avessi altro da fare nella vita, potrebbe essere una bella idea imprenditoriale per passare qualche mesetto ai Caraibi… fotocamera con mega zoom, ipad per far vedere subito le foto agli interessati e connesssione internet per spedire le foto in tempo reale. Un po´ di marketing e il gioco é fatto… secondo me funzionerebbe.
Una volta
rientrato in hotel ho ricevuto via mail un update sull’arrivo in porto della
nave assieme anche ad un´orario previsto per la partenza: 16 marzo ore 17
italiane. Questo ritardo di due giorni ha avuto peró anche delle conseguenze
che si faranno sentire nei prossimi giorni. La situazione meteo in Atlantico é
peggiorata sensibilmente e tende ad essere sempre piú pesante. Il timing
della nostra partenza é per nulla favorevole e per evitare venti di tempesta e
onde di oltre 10 metri previste per il 20-21 marzo dovremo fare i salti
mortali. Non sará facile, non
vedo l’ora di sapere cosa ne pensa il Capitano e valutare assieme le possibili
scelte. Come si dice: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare…. intanto
inizio a cercare in valigia le medicine per il mal di mare ;))
giovedì 14 marzo 2013
Foresta pluviale, caverne, radiotelescopi e petroglifi
A casa nevica... mentre sono qui ad aspettare una nave che sembra non arrivi mai, penso a Galileo e alla mamma che si dovranno nuovamente dare da fare con la pala. La temperatura qui non si schioda dai 28C di giorno ai 20-22C di sera. Oggi pomeriggio mi hanno comunicato un altro giorno di ritardo, sembra quasi che lo facciano apposta. Adesso l'arrivo previsto in porto qui a San Juan é per il 16 alle ore 9:30 italiane. Alle 8 di mattina locali mi verrá a prendere un taxista per portarmi sul molo... speriamo che sia la volta buona.
Nel frattempo in questi ultimi due giorni, grazie all'auto a noleggio ho esplorato diverse zone dell'isola molto interessanti. Ieri é stata la volta della foresta pluviare El Yunque con la sua vegatazione tropicale impenetrabile, le sue cascate e le meravigliose viste a perdita d'occhio che si possono gustare dalla vetta piú alta di tutta l'isola a 1.095 metri di quota. Per raggiungerla c'é bisogno di un'ora e mezza di camminata ma ne vale la pena. Tra gli altri sentieri da menzionare quello che porta alla cascata La Mina dove alcuni coraggiosi giovani e meno giovani facevano il bagno !
Nel pomeriggio solita puntata in spiaggia per riempirsi nuovamente gli occhi di viste spettacolari e onde che non stancano mai di essere guardate.
La curiositá del giorno é stato qualcosa che mai prima avevo visto: stavo percorrendo una strada - tipo tunnel in mezzo alla vegatazione - quando in lontananza vedo un'auto che procede in servo opposto al mio con le frecce lampeggianti. Rallento e mentre si avvicina noto che al traino ha un'altra vettura ma questa era trainata al contrario, ossia dal lato posteriore ed ovviamente stava tutta in centro alla strada: roba da matti !
Oggi invece é stato il turno della costa nord-occidentale. Per raggiungerla ha percorso l'unica autostrada dell'Isla del Incanto come é battezzata Porto Rico sulle targhe delle auto. Il costo del pedaggio é irrisorio rispetto alle tariffe a cui siamo abituati in patria, come é anche basso in genere il costo della benzina, poco meno di 1 dollaro per litro (strano poi che non si misuri in galloni come in tutti gli States).
Le mete odierne erano due ma poi sono diventate tre sulla via del ritorno: il Parco Nazionale delle caverne del Río Camuy, il radiotelescopio di Arecibo e la Cueva del Indio. Le caverne del Rio Camuy sono il terzo sistema di caverne per grandezza al mondo. Ci si accede attrverso un enorme sinkhole (una voragine) lungo le pendici della quale si scende a bordo di un trenino su ruote. Il resto lo si fa a piedi con una guida addentrandosi nella caverna che in alcuni casi é talmente grande che il soffitto é alto piú di 50 metri ! Lo spettacolo che appare alla fine mi ha fatto venire in mente alcuni paesaggi del film Avatar.
Lasciato il complesso di caverne che da sole a mio avviso meritano il viaggio a Porto Rico (le piú belle che io abbia mai visto), ho proseguito lungo stradine di campagna per raggiungere il remoto sito dove é stato costruito il piú grande radiotelescopio del mondo di 305 metri di diametro. Tra l'altro durante il viaggio ho potuto vedere con i miei occhi come crescono le banane sui banani oltre ad incontrare un gruppo di mucche che non volevano spostarsi assolutamente dalla strada.
Sulla via del ritorno, grazie alla guida Lonely Planet, ho potuto visitare un altro posto da favola sulla costa. Un complesso di grotte scavate dalla possente azione delle onde del mare che impetuose si incuneano tra le rocce raggiungendo altezze impensabili. Tra ponti sospesi di rocce e il frastuono rombeggiante del mare che quasi come un respiro si scaglia con tutta la forza sulla costa, si puó raggiungere una piccola grotta dove sulle pareti della roccia sono stati intagliati dei petroglifi chissá quanti migliaia di anni fa... incredibile !
Una giornata da incorniciare. In serata ho infine potuto constatare che ci sono diverse persone che non sanno affatto l'inglese ma parlano solamente spagnolo; mi era giá successo al supermercato con una signora anziana, ma stasera é stato il turno del cassiere della stazione di servizio dove ho fatto il pieno di benza all'auto. Per fortuna che i portoricani sono gentili e trovi sempre qualcuno pronto ad aiutarti e a fare l'interprete. Da domani si va a piedi e non mi rimane altro che il centro storico della Old San Juan.
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