domenica 16 giugno 2013

Emigrare in Svezia for dummies

Il post precedente ha riscontrato sicuramente successo innescando discussioni sui social network e qui sul blog. Per cercare di rendere ancora più chiara la situazione abbiamo approfittato delle solite due ore di sonno pomeridiano di Galileo per realizzare qualcosa che speriamo sia utile: una guida visuale (chiamato in gergo diagramma di flusso) con la quale è possibile individuare i passi necessari per riuscire ad ottenere il diritto di residenza in Svezia e di conseguenza il famoso ed indispensabile personnummer.
Lo abbiamo chiamato "Emigrare in Svezia for dummies" proprio come quelle famose guide che cercano di semplificare al massimo argomenti anche complessi rendendoli alla portata di tutti.


Buona lettura ! Se qualcuno volesse ripubblicare questa guida sul web è libero di farlo, chiediamo solo di citare il nostro blog come fonte.
P.S. Se ci dovessero essere degli errori nella guida siete pregati di segnalarceli e provvederemo ad aggiornarla.

lunedì 10 giugno 2013

"Ma io mi adatto a fare qualsiasi cosa, aiutami"

Prima o poi dovevo scriverlo un post così. Mi sono sempre detto che non sarebbe servito, ma siccome la situazione sta a mio avviso diventando sempre più complicata, ho ritenuto giusto mettere nero su bianco alcuni concetti.
Vi chiederete cosa starò per dire di così drammatico. Il fatto è che oltre alle tante mail di persone che desiderano lasciare la patria e vorrebbero da noi i consigli su come arrivare in Svezia ed iniziare una nuova vita all'estero, ultimamente ho ricevuto una mail che mi ha fatto male, che mi ha fatto pensare e pensare, tanto da coinvolgere in questi pensieri tutti gli amici italiani che in questi ultimi quattro anni sono arrivati qui nell'Östergötland. La mail è stata scritta da una famiglia che si è trasferita diversi mesi fa in Svezia ma non è mai riuscita ad avere il personnummer, tanto meno un lavoro ed ora si trova a fare i conti con i soldi che stanno scarseggiando ed una vita con mille punti interrogativi. Mi chiedono un aiuto.
L'avevamo già scritto in un altro post parecchio tempo fa, che la Svezia non è il Paradiso e nemmeno il Bengodi. Tuttavia a molti può piacere, complice anche la buona reputazione che hanno i paesi scandinavi. Ma non sono qui per parlare delle cose buone o cattive che si qui possono trovare, piuttosto analizzare la decisione di lasciare il proprio paese per arrivare fino a qui.
Noi siamo immigrati a Norrköping con un contratto di lavoro a tempo indeterminato (Silvia). Questo ci ha dato la sicurezza di partire con delle basi abbastanza solide. Certo, sapevamo cosa lasciavamo e non quello che avremmo trovato (soprattutto dal punto di vista culturale) ma non rischiavamo di certo di trovarci con il sedere per terra dopo qualche mese. Non c'erano blog da leggere o persone da contattare. Abbiamo preso armi e bagagli, siamo partiti ed abbiamo girato una pagina della nostra vita. Le cose sono andate bene grazie anche ad un buona dose di coraggio e di adattamento (e non pensate che non sia stato faticoso). Il blog racconta appunto questa storia, dal nostro punto di vista.
Dietro al blog oggi ci sono centinaia di mail di persone che ogni settimana ci scrivono, forse illudendosi che iniziare una nuova vita qui sia facile. Ci scrivono a volte implorando un aiuto, come se noi potessimo disporre della bacchetta magica che risolve tutti i problemi. Mi rendo conto che la spinta ad emigrare oggi sia molto più forte di quello che poteva essere quattro anni fa, quando varcammo il Brennero con la macchina stracarica delle nostre cose e la situazione socio-economica in Italia non era al livello odierno.  Ma...
Dal 2009 ad oggi otto famiglie italiane si sono trasferite a Norrköping e Linköping. Con tutti abbiamo avuto contatti via mail e con qualcuno anche di persona prima del loro trasferimento. Per qualcuno è stato più difficile di altri e non c'è ombra di dubbio che per qualcuno ancora non sia facile. Qualcuno oggi festeggia un posto fisso dopo 3 anni dal proprio arrivo, qualcuno l'inizio di un praticantato, qualcun altro però è arrivato con un lavoro già in tasca, altri invece hanno invece mollato tutto e sono partiti senza avere grandi aspettative se non qualche soldo da parte.
Lo stato svedese ci ha messo del suo in questi quattro anni tanto che ora le regole del gioco sono cambiate. Tutti ormai sappiamo che il punto cruciale è quello di riuscire ad ottenere il famoso personnummer, senza il quale non si è praticamente nessuno: nessun permesso di soggiorno o residenza, nessun corso di lingua gratuito, nessun conto in banca, nessun documento. Oggi non basta presentarsi agli uffici dello Skatteverket implorando l'impiegato di turno per ottenere questa specie di codice fiscale. Le regole qui sono regole e la flessibilità è zero. E la regola dice che se non hai un lavoro, se non sei studente presso un'università svedese, se non sei un pensionato o non hai un'azienda in Svezia (o se non sei il marito-moglie-convivente di uno dei precedenti) il personnummer non ti sarà mai dato. C'è una sola scappatoia alla quale alcuni ultimamente hanno fatto ricorso: avere una certa somma di denaro in banca (dimostrabile con un estratto conto) che permetta di mantenersi per un determinato periodo di tempo in Svezia, ma qui bisogna avere MOLTA fortuna e a riuscire ad ottenere dall'ALS italiana il fantomatico modulo S1 che certifichi il diritto all'assicurazione sanitaria all'estero (nessuno che noi conosciamo ancora c'è riuscito).
Supponiamo che comunque si sia ottenuto questo personnummer. Il punto dolente poi è trovare un lavoro. Il lavoro in Svezia non si trova senza conoscere lo svedese, a meno che non si tratti di particolari professionalità tipo: il medico (anche se ultimamente anche in questo campo si sono riscontrate alcune difficoltà), il ricercatore, il programmatore specializzato o l'ingegnere (che a volte possono lavorare in inglese). Per tutto il resto serve lo svedese. Non basta dire "ma io mi adatto a fare qualsiasi cosa", perché ci sono comunque un buon numero di immigrati da paesi come Iraq, Siria, Somalia che sono qui da diversi anni (come rifugiati di guerra, che hanno potuto avere la residenza e accedere ai corsi di lingua gratuiti) che ormai lo svedese lo masticano e ovviamente hanno maggiori probabilità di ottenere un "qualsiasi lavoro", rispetto ad un europeo appena arrivato (per non parlare del fatto che ci sono anche un bel po' svedesi disoccupati e disposti a fare "tutto"). 
Il lavoro poi si trova nelle città. Stoccolma offre di più rispetto alle città più piccole ma costa anche molto di più. Trovare lavoro in un paesello sperduto in mezzo alla campagna o nei boschi seppure sia idilliaco, è molto, molto più difficile.
Non vogliamo tarpare le ali a nessuno, ma le nostre risposte alle mail che riceviamo sono sempre piene di punti di domanda perché cerchiamo di mettere in luce i problemi che inevitabilmente vengono al pettine una volta arrivati qui senza un piano di battaglia funzionante. La Svezia, senza un lavoro, non è il paradiso. Partire lasciando tutto con la sola certezza di avere qualche soldo da parte e con la speranza di iniziare una nuova vita felice all'estero è vivamente sconsigliato perché potrebbe trasformarsi in una lunga e costosa vacanza senza via di uscita.
Scusate lo sfogo. Mettendo nero su bianco questi concetti spero di poter far riflettere un pochino di più tutti coloro che cercano in noi una speranza, un'approvazione che non ci sentiamo e non ci possiamo permettere di dare (oltre a non avere conoscenze specifiche del mercato del lavoro svedese al fuori del nostro campo lavorativo). Pensateci non una, non dieci, ma cento volte prima di prendere una tale decisione.