Prima di rientrare in hotel ho fatto un’altra tappa con l’autobus fermandomi in un tratto di spiaggia che avevo letto essere favorevole ai surfisti. In effetti sono rimasto quasi mezz’ora a guardare e fotografare le loro acrobazie a cavallo delle onde, tanto che ad un certo momento sono stato avvicinato da uno di loro che mi ha suggerito di vendere le foto e che i ragazzi le avrebbero sicuramente comprate… se non avessi altro da fare nella vita, potrebbe essere una bella idea imprenditoriale per passare qualche mesetto ai Caraibi… fotocamera con mega zoom, ipad per far vedere subito le foto agli interessati e connesssione internet per spedire le foto in tempo reale. Un po´ di marketing e il gioco é fatto… secondo me funzionerebbe.
sabato 16 marzo 2013
Navi, fortezze e surfisti
Gli ultimi due giorni sono stati dedicati alla visita della cittá vecchia di San Juan che ha parecchie cose da offrire a partire dalle due fortezze costruite dagli spagnoli nel corso dei 400 anni di dominazione sull’isola.
Prima di arrivare nel cuore della cittá vecchia avevo deciso di scendere dall’autobus in prossimitá del porto turistico. Infatti al risveglio controllando sul sito web www.marinetraffic.com (che mostra la posizione di tutte le imbarcazioni nei pressi della costa e nei porti del mondo) avevo cercato l'eventuale presenza di navi particolarmente interessanti da vedere. E con mia grande sorpresa avevo visto che ancorata ad uno dei grandi moli c’era una nave della Carnival, la Glory. Quando sono arrivato sul posto mi sono reso conto di quanto possa essere grande una nave da crociera di quel tipo. La Glory é lunga 289m, larga 42m per una stazza di 110.000 tonnellate. In confronto la mia Dole Europa é lunga 150m, larga 22m per una stazza di 10.500 tonnellate.
Lasciato il molo, ho percorso il Paseo della Principessa una bella camminata che percore le mura ma sul lato esterno per poi entrare in cittá attraverso la Porta di San Jaun una delle piú vecchie, la stessa che veniva utilizzata nel corso dei secoli da chi attraccava la nave nella piccola sicura baia antistante la porta. Da qui percorrendo le stradine della cittá vecchia ho raggiunto il Castillo San Felice del Morro che gode di una splendida vista sull’imboccatura della baia di San Juan, la stessa baia che tra meno di due giorni attraverseró a bordo della Dole Europa. Sará una bella emozione guardare la cittá da una posizione diametralmente opposta.
Il panorama che si gode dal possente forte é magnifico e si estende a perdita d’occhio. E´ stata una fortezza inespugnabile e la baia era impenetrabile grazie al fuoco incrociato dei cannoni che erano installati anche sul Fortin San Juan de la Cruz una piccola isola che si trova proprio di fronte al Castillo. Nessuna nave nemica poteva entrare nella baia senza finire sotto il fuoco dei cannoni spagnoli. La costruzione della fortezza, che si é evoluta su sei diversi livelli per dieci generazioni e 250 anni di storia, é iniziata nel 1539, oltre 40 anni dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo sull’isola di Porto Rico nel suo secondo viaggio verso le Americhe. Rappresentó il migliore investimento possibile a protezione dell’accesso spagnolo al Nuovo Mondo. Tutto qui trasuda storia, con 400 anni di ininterrotta dominazione spagnola dal 1508 al 1898 e poco piú di 100 anni di influenza americana, intercalati da diversi attacchi da parte delle flotte navali inglesi ed olandesi oltre alle scorribande dei pirati. Percorrendo i massicci bastioni del sesto livello é facile immaginare i cannoni fare fuoco sulle navi nemiche al largo della baia. Quale lettura fu piú azzeccata del libro del pirata John Silver?
Prima di rientrare in hotel ho fatto un’altra tappa con l’autobus fermandomi in un tratto di spiaggia che avevo letto essere favorevole ai surfisti. In effetti sono rimasto quasi mezz’ora a guardare e fotografare le loro acrobazie a cavallo delle onde, tanto che ad un certo momento sono stato avvicinato da uno di loro che mi ha suggerito di vendere le foto e che i ragazzi le avrebbero sicuramente comprate… se non avessi altro da fare nella vita, potrebbe essere una bella idea imprenditoriale per passare qualche mesetto ai Caraibi… fotocamera con mega zoom, ipad per far vedere subito le foto agli interessati e connesssione internet per spedire le foto in tempo reale. Un po´ di marketing e il gioco é fatto… secondo me funzionerebbe.
Una volta
rientrato in hotel ho ricevuto via mail un update sull’arrivo in porto della
nave assieme anche ad un´orario previsto per la partenza: 16 marzo ore 17
italiane. Questo ritardo di due giorni ha avuto peró anche delle conseguenze
che si faranno sentire nei prossimi giorni. La situazione meteo in Atlantico é
peggiorata sensibilmente e tende ad essere sempre piú pesante. Il timing
della nostra partenza é per nulla favorevole e per evitare venti di tempesta e
onde di oltre 10 metri previste per il 20-21 marzo dovremo fare i salti
mortali. Non sará facile, non
vedo l’ora di sapere cosa ne pensa il Capitano e valutare assieme le possibili
scelte. Come si dice: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare…. intanto
inizio a cercare in valigia le medicine per il mal di mare ;))
giovedì 14 marzo 2013
Foresta pluviale, caverne, radiotelescopi e petroglifi
A casa nevica... mentre sono qui ad aspettare una nave che sembra non arrivi mai, penso a Galileo e alla mamma che si dovranno nuovamente dare da fare con la pala. La temperatura qui non si schioda dai 28C di giorno ai 20-22C di sera. Oggi pomeriggio mi hanno comunicato un altro giorno di ritardo, sembra quasi che lo facciano apposta. Adesso l'arrivo previsto in porto qui a San Juan é per il 16 alle ore 9:30 italiane. Alle 8 di mattina locali mi verrá a prendere un taxista per portarmi sul molo... speriamo che sia la volta buona.
Nel frattempo in questi ultimi due giorni, grazie all'auto a noleggio ho esplorato diverse zone dell'isola molto interessanti. Ieri é stata la volta della foresta pluviare El Yunque con la sua vegatazione tropicale impenetrabile, le sue cascate e le meravigliose viste a perdita d'occhio che si possono gustare dalla vetta piú alta di tutta l'isola a 1.095 metri di quota. Per raggiungerla c'é bisogno di un'ora e mezza di camminata ma ne vale la pena. Tra gli altri sentieri da menzionare quello che porta alla cascata La Mina dove alcuni coraggiosi giovani e meno giovani facevano il bagno !
Nel pomeriggio solita puntata in spiaggia per riempirsi nuovamente gli occhi di viste spettacolari e onde che non stancano mai di essere guardate.
La curiositá del giorno é stato qualcosa che mai prima avevo visto: stavo percorrendo una strada - tipo tunnel in mezzo alla vegatazione - quando in lontananza vedo un'auto che procede in servo opposto al mio con le frecce lampeggianti. Rallento e mentre si avvicina noto che al traino ha un'altra vettura ma questa era trainata al contrario, ossia dal lato posteriore ed ovviamente stava tutta in centro alla strada: roba da matti !
Oggi invece é stato il turno della costa nord-occidentale. Per raggiungerla ha percorso l'unica autostrada dell'Isla del Incanto come é battezzata Porto Rico sulle targhe delle auto. Il costo del pedaggio é irrisorio rispetto alle tariffe a cui siamo abituati in patria, come é anche basso in genere il costo della benzina, poco meno di 1 dollaro per litro (strano poi che non si misuri in galloni come in tutti gli States).
Le mete odierne erano due ma poi sono diventate tre sulla via del ritorno: il Parco Nazionale delle caverne del Río Camuy, il radiotelescopio di Arecibo e la Cueva del Indio. Le caverne del Rio Camuy sono il terzo sistema di caverne per grandezza al mondo. Ci si accede attrverso un enorme sinkhole (una voragine) lungo le pendici della quale si scende a bordo di un trenino su ruote. Il resto lo si fa a piedi con una guida addentrandosi nella caverna che in alcuni casi é talmente grande che il soffitto é alto piú di 50 metri ! Lo spettacolo che appare alla fine mi ha fatto venire in mente alcuni paesaggi del film Avatar.
Lasciato il complesso di caverne che da sole a mio avviso meritano il viaggio a Porto Rico (le piú belle che io abbia mai visto), ho proseguito lungo stradine di campagna per raggiungere il remoto sito dove é stato costruito il piú grande radiotelescopio del mondo di 305 metri di diametro. Tra l'altro durante il viaggio ho potuto vedere con i miei occhi come crescono le banane sui banani oltre ad incontrare un gruppo di mucche che non volevano spostarsi assolutamente dalla strada.
Sulla via del ritorno, grazie alla guida Lonely Planet, ho potuto visitare un altro posto da favola sulla costa. Un complesso di grotte scavate dalla possente azione delle onde del mare che impetuose si incuneano tra le rocce raggiungendo altezze impensabili. Tra ponti sospesi di rocce e il frastuono rombeggiante del mare che quasi come un respiro si scaglia con tutta la forza sulla costa, si puó raggiungere una piccola grotta dove sulle pareti della roccia sono stati intagliati dei petroglifi chissá quanti migliaia di anni fa... incredibile !
Una giornata da incorniciare. In serata ho infine potuto constatare che ci sono diverse persone che non sanno affatto l'inglese ma parlano solamente spagnolo; mi era giá successo al supermercato con una signora anziana, ma stasera é stato il turno del cassiere della stazione di servizio dove ho fatto il pieno di benza all'auto. Per fortuna che i portoricani sono gentili e trovi sempre qualcuno pronto ad aiutarti e a fare l'interprete. Da domani si va a piedi e non mi rimane altro che il centro storico della Old San Juan.
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lunedì 11 marzo 2013
Puerto Rico: spiagge, iguane e un'amaca
Eccomi qui a Porto Rico, ufficialmente nel Commonwealth of Puerto Rico, la piú piccola per superficie della Grandi Antille, dopo Cuba, Hispaniola e Giamaica. Porto Rico ha piú di tre milioni e mezzo di abitanti ed é il secondo tra gli Stati Uniti d'America per densitá abitativa. In effetti nelle cittá e nei paesetti ce se ne accorge, visto che il traffico é quasi sempre abbastanza sostenuto.
Ma stamattina causa un po' al fuso orario (5 ore) e un po' al rumore delle onde che entrava dalla finestre socchiuse della guest house in riva al mare, mi sono svegliato alle 5.30. Un motivo in piú per andare alla scoperta della parte orientale dell'isola di buon ora, evitando cosí il traffico almeno per il mattino. Ed in effetti lungo la strada che costeggia la costa nord-orientale dell'isola questa mattina ho trovato ben poche automobili, complice forse anche la scelta della strada, secondaria ma molto panoramica.
La giornata é stata dedicata alle spiagge. Avevo studiato a tavolino le mete principali ma poi lungo la via ogni spiazzo a bordo strada che lasciava intravedere tra le palme il mare azzurro, é stato buon per effettuare uno sosta e scattare qualche foto. Alcune spiaggie mi hanno ricordato un po' la Florida, tuttavia il disordine generale, l'incuria qui e lá e la fatiscenza dei chioschi che costeggiano alcuni tratti di costa sono tutt'altra cosa. Ma sono proprio queste taverne che si reggono a mala pena in piedi, con le sedie tutte diverse ed il fumo del barbecue sempre acceso, a rendere l'atmosfera dei Caraibi particolare.
Il mare é grosso oggi, onde di mare lungo di circa tre metri raggiungono la costa innalzandosi e spumeggiando per poi infrangersi con un grande fragore udibile fin da lontano. In un paio di occasioni mentre scattavo delle fotografie, la risalita dell'acqua é stata cosí repentina che ho dovuto scappare a gambe levate... e in alcuni tratti la battigia é molto ripida tanto che diversi cartelli indicano la pericolositá del luogo.
Le palme lasciano cadere le noci di cocco che con un tonfo sordo affondano nella sabbia e dove inizia la boscaglia e finisce la spiaggia ho potuto vedere anche diverse iguane, addirittura tre in un colpo solo mentre scappavano arrampicandosi su un alberbo ricurvo. Devono essere molto popolari da queste parti, tanto che di notte sulle strade penso facciano purtroppo la fine dei canguri in Australia (ne ho viste almeno tre schiacciate ai bordi della strada).
Una volta rientrato alla guesthouse "Tre Palmas Inn" in riva al mare mi sono tolto lo sfizio di starmene un'oretta a dondolarmi su un'amaca penzonlante tra due palme nel giardino della proprietá: uno dei miei sogni favoriti... il tutto accompagnato da una birra Corona e dalla lettura del libro prescelto per questo viaggio "La vera storia del pirata Long John Silver" che tra l'altro é di uno scrittore svedese Bjorn Larsson. Cosa chiedere di piú?
venerdì 8 marzo 2013
lunedì 4 marzo 2013
Tempi moderni
Dimenticate le banconote infilate nella fessura di qualche cassetta di legno, o un sacrestano premuroso che si aggira tra i banchi con un contenitore di pelle nera... la Svenska Kyrkan è al passo con i tempi !
La foto è stata scattata nel duomo di Uppsala e le varie opzioni recitano:
"Scegli lo scopo della donazione tra i pulsanti sottostanti:
- impegno internazionale della Svenska Kyrkan
- Svenska Kyrkan all'estero
- gruppi giovanili
- cura e restauro del Duomo
- impegno sociale della parrocchia del Duomo
- attività musicali della parrocchia del Duomo
- offerte della domenica
- accendi una candela
- visita guidata per gruppi - costo 400 SEK"
Il tutto in tre lingue diverse (svedese, inglese, tedesco) e in collaborazione nientepopodimeno con la Swedbank, una delle principali banche del Paese. Il terminale naturalmente rilascia ricevuta e la donazione o il pagamento sono detraibili dalle tasse. Naturale, perchè la Svenska Kyrkan è registrata all'ufficio tasse alla stregua di un'azienda.
Volete dunque fare un'offerta ? Con Mastercard non ha prezzo...
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venerdì 1 marzo 2013
Nove giorni per attraversare l'Atlantico
A quasi tre anni dal giorno in cui iniziai a lavorare come meteorologo marino al servizio meteorologico nazionale svedese tra una settimana effettueró il mio secondo viaggio di lavoro con esperienza sul campo o meglio in mare. La prima volta si é trattato di un viaggio a bordo di due traghetti della Viking Lines e della Finnlines in servizio tra Svezia, Estonia e Finlandia. Adesso invece si fa sul serio, con una vera e propria attraversata Atlantica a bordo di una nave mercantile. Giá in autunno due miei colleghi arrivati al SMHI pochi mesi prima di me avevano avuto la possibilitá di effettuare la traversata da Baltimora a Southampton e da Zeebrugge a Baltimore a bordo di grosse navi che trasportano principalmente automobili, camion e grandi attrezzature (una collega ha viaggiato con questa nave qui sotto che si chiama Tysla della compagnia WWL).
Lo scopo di questi viaggi di servizio é quello sia di capire il comportamento delle diverse tipologie di navi in mare in funzione delle varie condizioni meteorologiche sia quello di interagire con gli ufficiali a bordo per comprendere come i dati che noi forniamo vengono utilizzate ma soprattuto per ottenere feedback ed informazioni utili al continuo miglioramento dei nostri prodotti e servizi. Quando alcuni mesi fa venni a sapere che il prossimo in lista sarei stato io, pensai subito ad un viaggio con una tipologia di nave che solitamente ha un “sensitive cargo”, ossia tutta quei tipi di nave il cui carico necessita particolare attenzione in quanto é importante impedirne il danneggiamento a causa di cattive condizioni meteorologiche (che é proprio uno degli obiettivi del nostro lavoro). In cima alla lista di sono le porta container ma soprattutto le navi che trasportano frutta fresca. Da qui la scelta per la seconda tipologia di nave che in inglese si chiama “reefer”.
Dopo alcune settimane di studio, contatti e approfondimenti, sono riuscito ad ottenere il nulla osta per un viaggio transoceanico a bordo di una nave della Dole (si proprio quella delle banane). Salirò a bordo a San Juan in Porto Rico dove arriverà già carica (infatti le piantagioni di banana sono in Costarica) e scenderò ad Anversa in Belgio dopo circa nove giorni di navigazione. Ecco a voi Dole Europa (150 metri di lunghezza per 22 di larghezza, capace di 21 nodi di velocità).
L’Atlantico in questi ultimi mesi ci ha sempre dato filo da torcere per tracciare le rotte migliori ed evitando così le condizioni più difficili e sono molto curioso di vedere cosa mi riserverà per la mia traversata. A Silvia il compito di prepararmi l’indispensabile in fatto di medicinali e vaccinazioni e me il compito di pianificare la rotta migliore in collaborazione con i colleghi che mi seguiranno virtualmente dall’ufficio.
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