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lunedì 16 agosto 2010

Questi norvegesi...

Non ci sono “autostrade” che tali si possano definire nel nord della Norvegia e quando decidi di andare alla scoperta delle Lofoten partendo da Kiruna te ne accorgi molto bene. Una volta superato lo spartiacque, non esistono rettilinei più lunghi di qualche centinaio di chilometri, il resto è curve. Un mondo di curve quello dei fiordi norvegesi, alternato a qualche tunnel che si immerge nel mare e risale dall’altra sponda. I tunnel sotto i fiordi sono proprio divertenti da percorrere in auto: ad un certo punto non si capisce più se si sta scendendo o si è in piano...
Purtroppo però in Norvegia c’è uno svantaggio: piove. Sarà stato che abbiamo beccato il passaggio di una perturbazione ma di questo lungo weekend, oltre ai paesaggi ed a quello che abbiamo visto, ci ricorderemo sicuramente anche della pioggia. Battente, fitta, intermittente, accompagnata da un po’ di vento. D'altronde ci sarà una ragione per cui tutte le montagne sono verdi quasi dalla cima e fino al mare...


Ci si accorge di essere in un Paese differente dalla Svezia da tante cose: dalla segnaletica stradale orizzontale e verticale fino al colore delle case - anche qui in legno - o al notevole numero di SUV e macchinoni che si vedono in giro, e ai prezzi in generale molto più alti che in Svezia. Sarà per il petrolio che qui hanno in abbondanza...
Arrivare alla fine delle Lofoten e riuscire a scattare la foto al cartello del paese dal nome più corto del mondo "Å" vuol dire armarsi di tanta pazienza: quasi 1200 chilometri tra andata e ritorno da Kiruna. Il paesaggio però, e le viste che dopo ogni curva si rinnovano sempre differenti, riescono a ripagare la "fatica" necessaria per arrivare alla "fine del mondo" dove i padroni sono le montagne a picco sul mare, il "maelström" (la pericolosa corrente protagonista di tanti racconti letterari da Jules Verne ad Edgard Allan Poe), i troll e... ovviamente... il merluzzo.


Infatti qui vengono prodotte quantità industriali di merluzzo essiccato le cui teste sono destinate al mercato africano (Nigeria in primis) e il prodotto migliore proprio al mercato italiano. Purtroppo la stagione non ci ha permesso né di vedere i prodotti appesi sulle classiche strutture in legno né di apprezzarne l'odore, se non nei pressi di un piccolo deposito.


Dopo aver familiarizzato con la cultura vichinga in un bellissimo sito archeologico, l'altro museo che ci siamo concessi è stato il museo dello stoccafisso proprio ad Å. Il piccolo museo, gestito da un ex-pescatore norvegese con la passione per la lingua italiana, ci ha riservato diverse sorprese, tra tutte il fatto che il signore conoscesse perfettamente Vicenza e dintorni, avendo dovuto per diversi anni andare in Italia per cercare di vendere il proprio prodotto. Tra le tante curiosità anche un manifesto della "Confraternita del Baccalà" di Sandrigo (VI) dell'inizio degli anni '80! Oggi il signore si è trasformato in operatore turistico con un museo, cottage sul mare ed imbarcazioni a noleggio e persino un albergo... sei mesi di lavoro, sei mesi di ferie, altroché la vitaccia del pescatore... come non dargli ragione.