domenica 29 novembre 2009

Monopattini in ospedale ?

La prima volta che ho visto un monopattino in ospedale è stato qualche mese fa: era parcheggiato in un angolo all'entrata di un reparto, e lì per lì ho pensato che appartenesse al figlio di qualche paziente, o di qualcuno che lì lavorava. Poi, in un altro reparto, ne ho visto un altro, e poi un altro ancora... ma il vero uso dell'oggetto in questione restava ancora oscuro. 
Finalmente l'altra notte, in un'occasione a dire il vero poco lieta, l'ho visto in azione, e lo scopo della sua presenza mi si è subito chiarito: quando l'emergenza chiama, anzichè affannarsi di corsa per lunghi corridoi a rischio di arrivare più morti che vivi, perchè non dotarsi di due ruote ? E così ho visto per la prima volta un anestesista, tra l'altro dai capelli bianchi, sfrecciare quasi spensierato verso dove c'era bisogno di lui, mentre io e il mio collega arrivavamo con il fiatone correndo. 
Pratica soluzione a banale problema. Come molte cose qui.

La prima domenica di Avvento

Eccoci alla prima domenica di Avvento.
Novembre è volato (specie per noi che siamo fuggiti al caldo) e così siamo arrivati alle porte di Dicembre, uno dei mesi più belli da vivere in Svezia. Oggi è la prima domenica di Avvento e questo rappresenta un vero e proprio evento per gli svedesi. Infatti con oggi (o meglio con l'inizio del weekend e quindi già con la giornata di ieri sabato) la tradizione del periodo natalizio prende avvio.
Anche noi non ci siamo fatti scappare quindi l'occasione per fare un giro in centro per visitare un paio di Julmarknader (mercatini di Natale) ed iniziare ad ammirare lo spettacolo delle luci cittadine. Così in compagnia di Felicia del B&B Västra Station e dei nuovi arrivati (Giulia, Marco e Riki) abbiamo curiosato tra le bancarelle allestite all'interno di due edifici storici della città, il Museo della città e la Värmekyrka. Erano presenti in abbondanza addobbi tipici in stoffa, legno ed altri materiali naturali, dolcetti fatti con varie spezie, salumi tipici che si consumano a Natale, luci e candele, ecc.
Dovete sapere che il primo fine settimana di Avvento è tradizione accendere la prima delle quattro candele dell'Avvento. In tutte le famiglie infatti ha un posto di rilievo l'Adventsljusstake ossia il "candelabro dell'Avvento", una tradizione nata in Svezia nei anni '20 e '30. Tradizionalmente si tratta di un semplice candelabro in legno con quattro candele che possono essere bianche o rosse. Accendendo, domenica dopo domenica una candela dopo l'altra, ed a Natale, le candele del candelabro consumatesi in maniera diversa, formeranno una caratteristica "trappa" ossia una scala.
Altri tipi di candelabri vedono la presenza di cinque luci e sono a forma di albero di Natale: la quinta luce è riservata appunto per il giorno di Natale. Questi sono più vicini infatti alla concezione moderna ed elettrica dell'Adventljusstake nata nel 1934. Si tratta di un candelabro generalmente in legno con sette lampade a forma di candela e disposte a forma di piramide.

La tradizione prevede che questi candelabri moderni vengano messi alle finestre; così da questo fine settimana tutt'intorno a noi è stato un fiorire di luci alle finestre, uno spettacolo nello spettacolo. Anche noi abbiamo deciso di acquistarne uno da sistemare sulla finestra di fronte a quella dove trova posto la stella appesa (di questa parleremo un'altra volta).
Ma oggi è anche arrivato il momento di ridare vita al nostro Presepe e al nostro "particolare" albero di Natale. Infatti, quando quest'estate abbiamo traslocato dall'Italia, nelle auto non abbiamo non trovare posto per un paio di scatole a cui siamo tanto affezionati e che contengono appunto il nostro piccolo alberello in legno ed il Presepe. Al prossimo post per la loro presentazione ufficiale.

venerdì 27 novembre 2009

Badminton: il debutto

Ieri sera è arrivato finalmente il momento di provare un nuovo sport che da quando avevamo iniziato a giocare a tennis ci incuriosiva parecchio. Infatti, presso il circolo dove giochiamo una volta alla settimana a tennis, oltre ad otto campi da tennis coperti ci sono anche dodici campi da badminton che vedono sempre diversi praticanti all'opera.
L'occasione è arrivata quando Silvia, durante uno dei suoi turni notturni in ospedale, ha avuto occasione di parlare con una collega di origine cinese, ma svedese di nascita, che da poche settimane aveva iniziato a provare questo sport. Così ci siamo decisi a provare anche noi.
La cosa più bella è che chi vuole avvicinarsi a questo sport ha la possibilità di provare (gratis) per alcune volte con a disposizione anche un maestro che ti spiega i movimenti principali e come funziona il gioco. Poi quando hai familiarizzato, puoi decidere se fa per te e quindi entrare nel club e continuare con i corsi oppure abbandonare.

Ieri sera abbiamo avuto la nostra prima lezione, assieme ad altre sei persone che avevano già iniziato qualche mese fa. E' stato bello, anche se all'inizio è stato un po' spiazzante. Infatti abituati a come siamo ai movimenti del tennis, non è facile all'inizio capire come fare. Poi con l'aiuto del trainer siamo riusciti a venirne a capo ed abbiamo iniziato a divertirci.
Per chi non sapesse cos'è questo sport, sappiate che in Italia il badminton è conosciuto anche come "volano". Citando da Wikipedia: è uno degli sport più praticati al mondo (155 nazioni aderiscono alla International Badminton Federation). E' lo sport di racchetta più veloce, infatti uno smash può raggiungere anche i 300km/h. Il gioco consiste nel colpire al volo con una racchetta il volano facendolo oltrepassare la rete. Per giocare a badminton servono muscoli, prestanza fisica e preparazione mentale. L'effetto è spettacolare con scambi molto rapidi, cambiamenti di fronte e movimentati recuperi.

In effetti i movimenti delle gambe e del braccio sono molto diversi da quelli a cui eravamo abituati fare a tennis, tuttavia il fatto di saper giocare a tennis ci ha aiutato non poco e così già dopo un'oretta abbiamo iniziato a fare degli scambi un po' più prolungati. C'è anche da dire che ci si muove e si consuma molto di più del tennis...
Giovedì prossimo seconda lezione e così sarà fino a Natale, tutto gratis. Non male vero?

mercoledì 25 novembre 2009

Lavori in casa, nuvole fuori

Eccoci di nuovo alla routine di tutti i giorni. Il sole della Florida è ormai un piacevole, seppure molte recente ricordo. Tuttavia il pensare a come deve essere laggiù d'estate (caldo infernale ed umidità alta) mi fa preferire quei lidi solo in questa stagione. Alla fine delle nostre due settimane di vacanze americane, sentivamo proprio il desiderio di tornare a casa, nella nostra casetta svedese.
La fuga autunnale si è dimostrata molto tattica, perché come da copione, il tempo qui in Svezia durante il mese di novembre non è stato proprio dei migliori. Anzi le giornate di sole si sono potute contare sulle dita di una mano. La neve è caduta per qualche ora e nulla di più, per il resto molte nuvole e tante giornate con qualche goccia di pioggia ma con temperature che sono state molto miti (non troppo differenti da quelle presenti nell'Italia del nord).

Alla fine non mi lamento, perché devo dire che anche questo tipo di tempo ha il suo fascino. Specie quando, durante il giorno, il sole fa capolino tra le nuvole (come in questo momento) e dona al paesaggio una luce strana, calda e piacevole che proviene dalla sua bassa altezza sull'orizzonte. Devo dire che almeno qui non dobbiamo "sorbirci" la nebbia che per molte giornate avvolgeva completamente i nostri Colli Euganei ed il Veneto intero. Infatti anche stamattina guardando le immagini da satellite la Pianura Padana sembra immersa nelle nuvole e nella nebbia (vedi immagine Meteosat delle ore 13 sopra)...

Ora, dopo aver riassorbito completamente il jet-leg da viaggio, c'è finalmente il tempo per sistemare in casa alcuni "pezzi" che ci siamo portati indietro dagli States in ricordo della nostra vacanza americana. E così, "Eco" il geco l'ultimo animaletto entrato in casa nostra, ha trovato subito posto in soggiorno di fronte a "Capitan America".

Il prossimo passo è scegliere tra le migliaia di fotografie che abbiamo dei nostri viaggi alcune delle migliori ed abbellire la parete della "vardagsrum". Ma di questo ne parleremo un'altra volta ad opera compiuta.

martedì 24 novembre 2009

Italiani... davvero pressapochisti e inaffidabili ?

Finite le vacanze, oggi sono tornata al lavoro dove mi aspetta una bella settimana di notti in Pronto Soccorso. La prima è trascorsa tutto sommato tranquillamente, e ho avuto modo di scambiare pure quattro chiacchiere con il mio giovane collega - svedese - che mi affiancherà per tutta la settimana.
Si parlava di differenze culturali, di diversi modi di approccio al lavoro, e pian piano mi sono venute in mente le parole di chi commentava uno dei nostri precedenti post: "E non credete che all'estero possano pensare che gli emigranti italiani porteranno un "inquinamento" dell'ordine, visto che comunque siamo e resteremo italiani nel modo di fare e pensare?" 
Per quanto riguarda il mio ambiente lavorativo, io sono convinta di no e, cosa ancora più positivamente sorprendente, non lo pensano neppure i miei colleghi svedesi. Il perchè non è semplicemente "integrazione nell'ambiente di lavoro" ma anche trarre vantaggio dai tratti distintivi di chi proviene da culture diverse. Mi spiego meglio.
Gli italiani, di natura, sono abituati all'imprevisto, al fatto che le carte in tavola possono cambiare da un momento all'altro, all'improvvisazione e all'adattamento. Ovviamente ci sono delle differenze individuali, ma in genere chi ha vissuto più o meno a lungo in un Paese in cui le cose su cui si può fare affidamento sono pochine, rispecchia più o meno palesemente questo stereotipo.
Lo svedese medio, invece, ha una spiccata tendenza all'organizzazione, alla programmazione, ha le sue certezze incrollabili e fiducia cieca nel sistema. 
E quindi, chi sarà più adatto a lavorare in un ambiente in cui poche cose possono essere programmate, mentre l'imprevisto è la regola ? Chi avrà maggiore capacità di adattamento ? E' un dato di fatto che chi "funziona meglio" per esempio in Pronto Soccorso (e questo indipendentemente dalle capacità professionali in generale) sono gli italiani, e in generale colleghi che provengono da Paesi in cui l'improvvisazione e la capacità di far fronte efficacemente all'imprevisto sono parte integrante della cultura di un popolo. Questa ipotesi è sorretta anche da concreti dati numerici: sono uscite le statistiche sul pronto soccorso di Norrköping, e da maggio i tempi d'attesa si sono drasticamente ridotti proprio in concomitanza alla presenza in turno della sottoscritta e di alcuni altri colleghi; posso essere almeno un po' orgogliosa ? :-)
Gli svedesi, invece, "funzionano" molto bene nelle attività programmate, dove ogni cosa ha uno "slot" di tempo prefissato dal quale non si scappa, e dove la probabilità che si verifichi un imprevisto è piuttosto bassa, e si "scompensano" quando questo disgraziatamente accade.
Quindi, almeno nel mio caso, l'italiano è visto non come "quello che introduce elementi di disturbo, fa casino, arriva in ritardo e non è affidabile" ma come chi contribuisce, grazie anche al suo particolare modo di lavorare, al funzionamento del sistema.

domenica 22 novembre 2009

Racconti di viaggio: la nostra Florida

Mi è sembrato cosa buona e giusta fare un post riassuntivo del nostro viaggio in Florida in modo tale che i vari testi che abbiamo scritto durante le due settimane siano più facilmente consultabili anche da coloro che arrivano sul nostro blog perché interessati proprio ai "racconti di viaggio".

Ecco i dati del nostro viaggio.
Destinazione: Florida, Stati Uniti
Periodo: 7-22 novembre 2009
Voli: Stoccolma-Newark-Miami e ritorno
Chilometri percorsi: circa 2.600
Le principali cose che abbiamo fatto/visto: il lancio dello Shuttle Atlantis da Cape Canaveral, divertimento puro agli Universal Studios ed all'Island of Adventure di Orlando, sole e mare alle Keys e Key West, natura incontaminata ed alligatori all'Everglades National Park, la dolcezza dei manati nell'Homosassa Springs State Wildlike Park, un po' di sana cultura alle residenze invernali di Edison e Ford a Fr. Myers, scorpacciata di motori ad una gara di NASCAR nel circuito di Homestead, e poi le spiagge della costa occidentale ed orientale, la Ocala Forest, Daytona e Miami.
Foto e racconti: Florida partiamo - Approccio alle Florida Keys - 90 miglia da Cuba - Alligator adventure - Inventori, denti di squalo e scoiattoli (costa ovest e Ft. Myers) - Manati, sirene da 500 chili - Come ritornare bambini (i parchi di Orlando) - 3,2,1... litoff (il lancio dello Shuttle) - Dalla Luna a... Palm Beach (Cape Canaveral e costa est) - A 270 km/h (gara NASCAR).

sabato 21 novembre 2009

A 270 km/h

Dopo aver trascorso un paio di giornate in una Miami per noi troppo incasinata sotto tutti i punti di vista (traffico, rete stradale, difficoltà di parcheggio, costi elevati... siamo persino passati in auto di fianco a due scene del crimine con tanto di fettuccia gialla e furgone della scientifica.), siamo fuggiti per l'ultimo giorno alla ricerca di qualcosa di diverso.
Il programma infatti prevedeva il completamento della vacanza con una gara automobilistica di tipo NASCAR. Si tratta infatti dell'ultimo appuntamento del campionato 2009 e nel circuito di Homestaed a sud di Miami si aggiudicano vari titoli dalla NASCAR 400, alla 300 e ai TrackSeries (pickup). Ci siamo piazzati nel circuito a ora di pranzo per assistere a tutto il programma della giornata che prevedeva le prove e le qualifiche delle NASCAR e la gara in notturna dei pickup.

E' stato puro spettacolo, dall'intrattenimento alla gara, così diversa dalla Formula 1 a cui noi siamo abituati. E devo dire che vedere sfrecciare 36 auto alla media di 170 mph (ossia 270 km/h) fianco a fianco e a ridosso dei muri di in un anello di poco più di un miglio è parecchio divertente, e anche se a primo acchito la cosa potrebbe sembrare noiosa, vi possiamo assicurare che non lo è per nulla. Ho visto delle gare di F1 in tv di una noia mortale in confronto...
Adesso è ora di rientrare a casa, la Svezia ci attende. Abbiamo fatto il pieno di caldo e sole che ci porteremo con noi nelle valigie assieme ad una marea di ricordi, di belle avventure e nuove idee. La Florida vissuta così, diciamo pure intensamente per un paio di settimane, è una vacanza perfetta per divertirsi ma che concede anche diversi momenti di fuga dalla folla e dalle città per vivere a contatto della natura: consigliatissima.

giovedì 19 novembre 2009

Dalla Luna... a Palm Beach

Un'altra giornata da incorniciare quella di ieri. Infatti come da programma siamo ritornati sui passi del giorno precedente per terminare la visita a Cape Canaveral. Il parcheggio alle 10 era praticamente vuoto rispetto al giorno precedente quando era stato lanciato lo Shuttle Atlantis e così ci siamo potuti gustare appieno tutte le visite.
Prima fra tutti il tour in pullman a tre siti importanti all'interno della base. La prima sosta è avvenuta presso la piattaforma di osservazione delle rampe di lancio nei pressi della quale era parcheggiato anche uno dei crawler (enormi cingolati adibiti al trasporto dello Shuttle dall'edificio di assemblaggio alla rampa di lancio). La seconda sosta è stata la più bella in assoluto, quella che ci ha fatto venire ancora una volta i brividi come mi era già successo il giorno precedente in occasione del lancio. Si tratta del sito dedicato alle missioni Apollo in cui tra l'altro è visibile il razzo più grande che l'uomo abbia mai creato, il Saturno V spezzettato nei diversi stadi. A corredo abbiamo potuto assistere anche a delle interessanti proieizioni tra le quali quella particolarmente emozionante che ricreava gli ultimi tre minuti del countdown del lancio dell'Apollo 11 e quella relativa agli ultimi istanti prima dell'allunnaggio.

Le missioni Apollo hanno rappresentato qualcosa di unico e irripetibile. Pensate che in poco più di 10 anni a partire dalla fine degli anni '50 gli americani, partendo quasi da zero, sono riusciti a
portare l'uomo sulla Luna e questo grazie anche alla spinta di un presidente visionario che come noi forse credeva nei sogni: John Fitzgerald Kennedy. Fu infatti proprio lui che annunciò alla radio: "I believe that this nation should commit itself to achieving the goal, before this decade is out, of landing a man on the moon and returning him safely to earth". Era il 25 maggio 1961 e sei mesi prima della scadenza, grazie al lavoro di migliaia di uomini, nel luglio del 1969 un uomo mise piede per la prima volta sul nostro satellite.

La terza sosta ci ha portato alla visita di un sito dedicato alla stazione spaziale internazionale. Anche questa visita è stata interessante perchè oltre a permettere di toccare con mano dei duplicati di alcuni dei moduli che formano la stazione spaziale e camminarci dentro rendendosi conto in questo modo delle esatte dimensioni, ci ha offerto la possibilità di vedere, attraverso ampie vetrate all'interno di un enorme capannone, i tecnici lavorare e controllare centimetro per centimetro tutti i restanti moduli che nel futuro andranno a completare la stazione spaziale.

Nel pomeriggio stanchi ma soddisfatti abbiamo fatto rotta verso Palm Beach dove abbiamo dormito in un hotel quasi di fronte all'oceano.
Una giornata quella di ieri che ha riacceso in noi la fiamma mai spenta della passione per lo spazio (vedi le selezioni per astronauti a cui abbiamo partecipato nel 2008) e che ci ha fornito alcuni interessanti spunti per nuove avventure...

martedì 17 novembre 2009

3, 2, 1... liftoff !

Sveglia all'alba stamattina per il grande giorno. Appena buttiamo la testa fuori dal motel ad Orlando il cielo è quasi coperto da un'ampia coltre di stratocumuli ma non per questo perdiamo il nostro ottimismo; il lancio è previsto nelle ore più calde della giornata quando il sole dovrebbe essere riuscito a rimuovere la maggior parte delle nuvole mattutine.
Per entrare al Kennedy Space Center (KSC) oggi serve un pass speciale che ci siamo fatti spedire nel primo hotel di Miami. Alle 8.45 siamo nell'enorme parcheggio del Visitor Center che è già gremito di automobili e pullman.I fanatici dei lanci (per più di qualcuno non è la prima volta) già al primo mattino si appostano con treppiede, teleobiettivi e telecamere nei punti più strategici; noi preferiamo non attendere cinque ore senza far nulla e quindi ci mettiamo subito all'opera per iniziare la visita del complesso della Nasa che è piuttosto vasto. Per oggi dovremo fare a meno della visita in pullman ai siti più lontani (Saturno V e Assembly Building) a cui prenderemo parte domani.

Lo spettacolo che senz'ombra di dubbio è stato il più bello (a parte il lancio in sè) è la proiezione di un documentario IMAX in 3D sulla costruzione della stazione spaziale. Grandi immagini di straordinario effetto che grazie agli occhialini polarizzati emergevano incredibilmente dall'enorme schermo. Gli aggettivi per descrivere questo bellissimo filmato sono difficili da trovare, è un qualcosa di veramente emozionate che ti fa comprendere l'importanza e la grandezza di questa meravigliosa creatura dell'uomo: l'International Space Station, la ISS.
La seconda visita l'abbiamo dedicata all'ultima attrazione costruita al KSC: l'hanno chiamata Shuttle Launch Experience ed è un simulatore del lancio con tanto di suoni, vibrazioni ed accelerazione di gravità, il tutto preceduto da una presentazione multimediale sulle sequenze pre e post lancio. Ovviamente qualcosa da non perdere.

Durante la mattinata abbiamo assistito ai breafing che ogni ora venivano tenuti in un apposito luogo con tanto di schermi giganti connessi con il centro di controllo. Abbiamo così potuto assistere in diretta all'arrivo degli astronauti al KSC, alla loro salita sul famoso autobus di metallo tutto tondo ed al loro trasferimento alla piattaforma di lancio 39A. Sempre tramite gli schermi abbiamo assistito alle sistemazione degli astronuati all'interno della navicella (che avviene almeno un paio di ore prima del lancio).

Alle 13 infine ci siamo trovati un posto adatto alla visione del lancio e così, appostati in mezzo alla moltitudine di persone che con noi oggi condividevano quest'evento, abbiamo atteso per 90 minuti. Il tempo come previsto è andato migliorando nel corso della mattinata ed alle 14:28 in cielo c'erano solo brandelli di nuvole che non hanno impedito la visione.
Il countdown scandito dallo speaker ha raggiunto lo zero una manciata di secondi prima che lo Shuttle Atlantis sbucasse da dietro gli alberi in lontananza, mentre quasi venti secondi sono serviti al suono per raggiungere il nostro posto di osservazione; allora abbiamo potuto godere appieno della potenza sprigionata dai motori della navicella. Un'enorme colonna di fumo e fiamme si è innalzata in cielo mentre lo Shuttle compiva le prima manovre per raggiungere l'assetto di volo (rotazione ed inclinazione).

E' stato qualcosa di emozionante, vissuto fianco a fianco con moltissime altre persone che tutte assieme hanno gioito ed applaudito, comunicando in questo modo il proprio grazie a quella moltitudine di persone che per molti mesi o persino anni hanno lavorano affinchè tutto funzioni alla perfezione. Tredici minuti è lo Shuttle è in orbita... adesso servono un paio di giorni prima che possa attraccarsi alla Stazione Spaziale dove undici giorni di intenso lavoro e di passeggiate spaziali aspettano gli astronauti. STS-129, il nome in codice di questa missione, serve per portare lassù soprattutto pezzi di ricambio e scorte; siamo agli ultimi lanci dello Shuttle (con la sua grande capacità di carico) e bisogna pensare a dotare la ISS di tutto il necessario per gli anni a venire.

Prima di rientrare in hotel abbiamo il tempo di rendere omaggio agli astronauti caduti nelle varie missioni del passato, di visitare l'US Astronaute Hall of Fame ed altre mostre presenti al KSC. Oggi andiamo a dormire coscienti di aver assistito ad un'opera dell'uomo unica e straodinaria, un qualcosa che ci porteremo con noi per sempre e che potremo un giorno raccontare e mostrare ai nostri figli. Chissà, magari in un giorno lontano, loro avranno qualche possibilità in più di noi di toccare il cielo con un dito.

lunedì 16 novembre 2009

Come ritornare bambini

Eccoci di nuovo qui, dopo la "due giorni" particolarmente intensa dedicata ai parchi divertimento di Orlando. Che dire... beh è come ritornare bambini, entrando ed uscendo da ogni tipo di attrazione. Il viaggio organizzato a tavolino prevedeva nei due giorni la visita degli Universal Studios e dell'Island of Adventure. L'acquisto di tutti i biglietti fino ad ora è stato fatto su internet che grazie al fatto di stamparsi il biglietto da soli a casa prima di partire, ha due vantaggi: il prezzo inferiore rispetto allo sportello e l'assenza delle code. Ai parchi si fa ampio uso del lettore di impronte digitali (sia per il controllo sull'accesso, sia per il deposito delle proprie cose negli armadietti nei pressi delle attrazioni che lo richiedono).
Entrambi i parchi sono degni di nota ed ugualmente belli e ricchi di intrattenimenti. Forse la nostra preferenza ricade sull'Island of Adventure (ma per poco) per la presenza di diverse attrazioni ispirate ai personaggi della Marvel di alcuni ride sull'acqua dove si finisce ben bagnati e per i diversi roller coaster (montagne russe).

Diverse attrazioni in entrambi i parchi fanno uso di molti effetti speciali sapientemente mescolati a puntino come fuoco, nuvole di fumo, spruzzi di vapore e di goccioline di acqua, laser, ologrammi, ventilatori caldi e freddi, esplosioni, oltre ovviamente al sonoro, ai personaggi in carne e ossa ed alle proiezioni video, il tutto utilizzato mentre si viene trasportati su carrelli, vagoncini simulatori o si cammina con le proprie gambe. Spesso vengono utilizzati gli occhialini polarizzati per le attrazioni che fanno uso di proiezioni in tecnologia 3D mentre in altre sono presenti enormi schermi per le proiezioni a 180°.
Tra le attrazioni che ci sono piaciute di più mettiamo: Spiderman, i Simpson, il roller coaster dell'Incredibile Hulk, Revenge of the Mummy, Fall Fear (caduta libera), MIB, Horror Makeup Show (dove personaggi in carne e ossa spiegavano i segreti del makeup nei film horror), Shrek 4-3D, Jurassic Park. In pratica a parte qualcuno, sono stati tutti super-divertenti.

Per concludere degnamente le due splendide giornate abbiamo scelto due classici americani per la cena: Red Lobster e Pizza Hut. Chi è già stato in America sicuramente li conosce. Che altro dire... il periodo che abbiamo scelto per la fuga (temporanea ovviamente) dal novembre svedese si è rivelato molto tattico perchè qui in Florida si tratta ancora di bassa stagione con conseguenti vantaggi delle scarse code, prezzi bassi e temperature da fine estate italiana! Super consigliata... e domani arriva il grande giorno: il lancio dello Shuttle da Cape Canaveral. Tutto per ora è confermato, il distacco della navetta spaziale dalla piattaforma di lancio avverrà alle 14:28 locali (20:28 in Italia) e noi saremo là ovviamente.

domenica 15 novembre 2009

Manati: sirene da 500 chili

Ancora una giornata in mezzo alla natura grazie ad un'escursione non programmata ma che si è rivelata una splendida sorpresa. Per oggi avevamo in programma il trasferimento sulla costa orientale o meglio una breve puntata sulla costa a Daytona per poi fare rotta in serata su Orlando dove ci accamperemo per le successive tre notti. Ma prima di abbandonare il Golfo del Messico grazie alla nostra inseparabile compagna di viaggio (la guida Lonely Planet della Florida) abbiamo deciso di visitare il parco statale Homosassa Springs State Wildlike Park. Lo scopo della visita era principalmente quello di vedere da vicino i manati questi strani mammiferi acquatici.

In realtà nel parco abbiamo trovato molto di più di alcuni splendidi esemplari di manati (che tra l'altro sono molto più grandi di quello che ci eravamo immaginati). I manati come stazza potrebbero assomigliare a dei grossi trichechi (sono lunghi circa tre metri e pesato almeno 500 chili ma possono arrivare anche ad una tonnellata e mezza) ed hanno una grossa pinna a mo' di sirena. Sono degli animali molto curiosi e pacifici che hanno bisogno di nuotare in acque a temperatura costante di almeno 22°C. E nel parco è caratterizzato dalla presenza di una profonda sorgente di acqua dolce (profonda 13,5 metri) che da vita al fiume Homosassa che si risale brevemente in zattera.
Una volta entrati nel cuore del parco le sorprese arrivano soprattutto dai volatili che popolano in abbondanza le diverse aree del parco, caratterizzate da un'alternanza di zone umide, boschietti di piante igrofile e corsi d'acqua. Ogni specie ha il suo habitat ma quello che sorprende di più è che questi habitat non hanno una rete come soffitto (non sono delle voliere per intenderci) ma sono piuttosto a cielo aperto. Ci siamo chiesti quindi come mai, fenicotteri, ibis, civette, pellicani, aquile dalla testa calva e chissà quanti altri volatili non scappino... forse stanno troppo bene là per cercare fortuna altrove.

Nel pomeriggio abbiamo attraversato la foresta di più meridionale degli interi Stati Uniti, l'Ocala National Forest per cercare di raggiungere in tempo prima del calar del sole la spiaggia di Daytona Beach dove è possibile scorazzare in auto. Silvia alla guida per gran parte della giornata sognava già di mettere le ruote sulla sabbia bianca ma purtroppo, una volta arrivati in riva all'oceano atlantico proprio al tramonto, la presenza dell'alta marea ha impedito l'escursione tanto desiderata. Peccato ! Poi non ci è rimasto altro che fare rotta verso Orlando, non prima di aver fatto un salto da Walmart per l'acquisto di qualche genere di prima necessità (tra l'altro ci siamo ricordati di comprare i tappi per le orecchie perchè andremo a vedere le prove di qualificazione dell'ultima gara di campionato 2009 NASCAR e la gara dei pickup che si terrà nell'anello di Homestead vicino a Miami venerdì prossimo!).

sabato 14 novembre 2009

America si, America no

Come qualcuno già saprà, è da parecchi anni che trascorriamo le nostre vacanze (e a volte vacanze/lavoro) negli USA, avendo totalizzato con quest'ultima esperienza 21 stati. E, non avendo solo girato il Paese ma avendo anche alcuni amici che abitano nel Midwest, a questo punto possiamo anche lasciarci andare ad alcune riflessioni (ovviamente personalissime) su questa America. E' il Paese che amiamo per i grandi spazi, l'orizzonte infinito, il senso di libertà che dà il viaggiare sulle sue highway e per le sue campagne, le meraviglie della sua natura e dei suoi paesaggi, la grande diversità degli stati che la compongono eppure il loro sentirsi un'unica nazione.
Ma non possiamo fare a meno anche di stupirci per molte cose che consiredereremmo impossibili in un Paese occidentale e "ricco": perchè l'America è un Paese ricco, no ?
Ad esempio, il grande numero di anziani (e con anziani intendo gente sicuramente sopra gli 80 anni) che ancora lavorano: cassiere ai supermercati, casellanti nelle poche autostrade a pagamento, portieri nei motel durante il turno di notte - neri, ispanici ma anche bianchi. Fa una certa tristezza pensare che per alcuni l'età della pensione non arriva mai semplicemente perchè non possono permetterselo (come non si possono permettere molte altre cose, ad esempio una casa decente invece della roulotte parcheggiata permanentemente in un "trailer park", le 4-5 settimane di ferie che per un lavoratore europeo sono sacrosante, oppure la sanità gratuita o quasi, ma non vogliamo entrare nel merito qui e ora).

Non si può fare a meno di notare, in generale, un certo egoismo di fondo, che è sì alla base dell'"imprenditorialità" all'americana, ma che a volte ci fa riflettere come chi abita qui sia ben poco sensibile a ciò che succede altrove. Come ben ha sintetizzato qualcuno in un adesivo applicato al posteriore del proprio SUV: "I want to keep my money, my freedom and my guns. You kan keep the "change" " Oltre al fatto di non aver certo votato Obama, il personaggio in questione non sembra molto attento ai problemi del mondo a cui lascerebbe volentieri solo le monetine...
E poi, il badare all'apparenza più che alla qualità e alla sostanza: questo si può davvero applicare a molte cose, qui. E' "meglio" chi è più grosso (che si tratti del pickup, della casa, del cartello pubblicitario, della temperatura dell'aria condizionata o dell'offerta di 4 pizze maxi + bibita al prezzo di una pizza normale sullo stesso menu: e allora perchè non strafogarsi ? ...). Poco importa che magari le colonne del portico della casa siano fatte di polistirolo e si stacchino malamente perchè la colla non tiene, che l'aria condizionata venga tenuta a 18 gradi anche quando fuori ce ne sono appena 20, che il pickup cilindrata 5.7 venga usato solo per il tragitto casa-Wal Mart, o che se si vuole fare in caffelatte il "latte in polvere" non contenga assolutamente nulla di caseario, ma solo una decina di sostanze che ne riproducono alla perfezione il gusto e il colore, magari anche meglio...
Insomma: l'America sì ci piace, ma solo per una vacanza: è il paese dei balocchi e dello zucchero filato, e come tale è bene prenderlo a piccole dosi per non farne indigestione. Ma viverci, questo no non farebbe per noi !

venerdì 13 novembre 2009

Inventori, denti di squalo e scoiattoli

Dopo aver trascorso le ultime giornate immersi nella natura a caccia di alligatori e volatili (caccia fotografia ovviamente), siamo ritornati alla civiltà per continuare il nostro programmato giro in senso orario della Florida, lo stato del sole e delle arance.
Ieri pomeriggio, dopo la visita alla splendida località di mare di Naples - che curiosa coincidenza che un tale nome sia stato dato proprio ad una delle città più pulite, curate e vip d’America! - ci siamo fermati per la notte a Ft. Myers dove poi oggi abbiamo visitato una tenuta molto particolare.
Si è trattato infatti delle residenze invernali dei signori Edison e Ford, rispettivamente il famoso inventore e il fondatore dell’omonima casa automobilistica vissuti a cavallo del 1900. Nella grande tenuta in riva al fiume, oltre alle splendide abitazioni perfettamente conservate con tanto di suppellettili ed arredamento completo, trovano posto un laboratorio dove Edison portava avanti le sue sperimentazioni, un enorme giardino botanico in riva al fiume dove crescono innumerevoli piante tropicali provenienti da ogni angolo del mondo (e che venivano usate negli sperimenti relativi alla gomma) ed un museo. Qui abbiamo potuto apprezzare diverse invenzioni di Edison, in particolare quelle connesse con il mondo della musica, accompagnate da molte fotografie e musica d’ambiente dell’epoca.

Il resto della giornata lo abbiamo trascorso passando da una località di villeggiatura all’altra e da una spiaggia all’altra. E così a Sarasota ci siamo divertiti a cercare sulla spiaggia i denti di squalo sulla spiaggia che sembra si arenino in particolare qui grazie alla speciale conformazione della costa (ne abbiamo trovato qualche esemplare), mentre in un boschetto in prossimità di un’altra spiaggia siamo stati accerchiati da una moltitudine di simpatici scoiattoli (ne abbiamo contati fino a 13 contemporaneamente) non resistendo dal dare loro qualche pezzetto di mela.

Questa in sintesi la nostra giornata. Tuttavia c’è da dire anche che durante questi spostamenti lungo le highway abbiamo avuto altri “particolari incontri” che ci hanno fatto riflettere parecchio su questo paese. Ma di questo parleremo domani.

giovedì 12 novembre 2009

Perché scrivere un blog (anche in vacanza)

Qualcuno si chiederà chi ce lo fa fare di scrivere tutti i giorni qualcosa, di raccontare i fatti nostri. Oggi, mentre percorrevamo con i finestrini abbassati le interminabili pianure acquitrinose delle Everglades, ce lo siamo chiesto anche noi.
Non tutti siamo uguali; ci sono persone riservate che non racconterebbero mai le proprie cose e ci sono quelli a cui piace mettersi in mostra anche solo per il gusto di farlo magari senza avere nulla da dire di interessante. Noi lo facciamo semplicemente perché pensiamo che sia bello condividere con gli amici diversi attimi e momenti della propria vita, sia quando questi momenti riguardano la quotidianità della nostra Svezia, sia che si tratti di avventure portate avanti altrove nel mondo.
In questi giorni, mentre noi abbiamo la fortuna di goderci il clima ed i panorami della Florida, pensiamo che più di qualcuno è a casa e non può fuggire dalle giornate autunnali sempre più corte e piovose. Così il sapere che possa leggere le nostre righe e così sorridere o evadere con lo sguardo e la mente anche per solo pochi attimi dalla propria quotidianità, ci stimola a continuare a scrivere di noi anche in queste occasioni in cui magari potremmo come si dice “staccare la spina”.
Infine il blog rappresenta per noi anche un modo per sentirci più vicini alle persone che abbiamo lasciato in Italia, parenti ed amici di sempre con i quali ora non abbiamo tutte quelle occasioni per raccontare e raccontarci che avevamo prima.

mercoledì 11 novembre 2009

Alligator adventure

Con la giornata di oggi abbiamo lasciato le isole, e siamo tornati sui nostri passi risalendo verso nord-ovest per iniziare una due-giorni di visita al parco nazionale delle Everglades, in pratica un enorme acquitrino popolato da numerosissime specie di animali e in cui è possibile scegliere tra diversi percorsi naturalistici a piedi, in bici o addirittura in canoa/kayak.

Anche se la sottoscritta propendeva per quest’ultima possibilità, abbiamo alla fine deciso di dedicarci ad attività più “convenzionali”, ovvero 5 passeggiate per esplorare altrettanti diversi scenari naturali della palude. Gli animali che abbiamo potuto vedere, anche oggi, sono stati numerosi: da enormi aironi bianchi, a numerosi altri volatili – anche vistosamente colorati - che si dimostravano assai poco turbati dalla presenza umana, per non parlare dei sempre presenti alligatori…

E mentre stavo allegramente e scherzosamente osservando due begli esemplari che si stavano sollazzando mezzi fuori dall’acqua, Gabriele mi ha fatto notare che un altro loro compagnuccio stava nascosto a meno di un metro alle nostre spalle… A me è venuto un mezzo infarto pensando al fatto che certo, ci trovavamo su una piattaforma rialzata di circa 40 cm, ma che il sonnecchioso animale avrebbe con tutta probabilità potuto saltare su… fortunatamente non era affamato, o forse eravamo noi a non essere molto appetibili. Ad ogni modo, che fifa ! Gabriele invece afferma di non avere mai avuto paura… mah !

lunedì 9 novembre 2009

90 miglia da Cuba

Dopo una sveglia di buon’ora stamattina (anche a causa del rumore del vento forte che ha soffiato costantemente per tutta la notte) abbiamo fatto conoscenza con la padrona di casa, una signora di circa 45 anni un po’ rifatta con cui abbiamo piacevolmente chiacchierato e che ci ha preparato una colazione a dir poco sostanziosa e che ci è bastata per tutta la giornata (Gabriele si è mangiato nell’ordine: frittata di formaggio e patate avvolta in una piadina e condita da salsa di pomodoro leggermente piccante, wurstel, ananas, arancia a fettine).

Il programma odierno prevedeva un’ulteriore esplorazione delle Keys, spingendoci però con la macchina fino alla propaggine più meridionale, ovvero Key West. Questa cittadina è piuttosto rinomata come località turistica, nonostante non ci siano spiagge particolarmente attraenti e le cose interessanti siano, a nostro avviso, abbastanza limitate: certo, c’è la casa di Hemingway, come anche c’è una via centrale con una serie interminabile di negozi di articoli turistici e di conchiglie. Ma a ben vedere, una volta messo piede appena al di là delle quattro strade turistiche, il paesaggio appare ben desolante, con molte case diroccate e tuttavia ancora abitate, strade polverose e sporche, e vegetazione talmente rigogliosa che sommerge tutto il resto. Insomma, ce l’aspettavamo diversa.

Dopo aver girovagato a piedi per 4 ore per tutta la città, ci siamo fermati a riposarci in uno dei tanti parchi statali: questo offriva una bellissima vista sull’oceano e un tratto di costa dove ci siamo fermati a raccogliere qualche conchiglia. Il nostro programma iniziale prevedeva di fermarci fino all’ora di cena a Key West, ma avendo esaurito le cose da vedere abbiamo deciso di rientrare alla base, non prima di una breve sosta nei pressi di un laghetto di acqua dolce a poca distanza dal nostro B&B. E qui è stata la vera sorpresa della giornata: un incontro ravvicinato con un simpatico alligatore che se ne stava sornione vicino al pontile d’osservazione.


Ovviamente non ha mosso un muscolo durante la nostra permanenza, ma l’incontro è stato inconsueto ! Per finire, ci siamo messi all’opera sulla “nostra” spiaggia per aprire un frutto tropicale che avevamo raccolto poco prima… con un po’ di delusione abbiamo realizzato che la consistenza interna era quella del legno, che non c’era nessun succo all’interno e che quindi con tutta probabilità non sarebbe stato commestibile: peccato !


Approccio alle Florida Keys

Dopo un viaggio che ci è sembrato interminabile, con sosta di 8 ore all'aeroporto di Newark per aspettare la coincidenza che ci avrebbe portato a Miami, siamo finalmente giunti ieri sera a destinazione ! La prima tappa, prima del riposo del giusto, è stata il noleggio dell'auto, dove ci ha atteso una piacevole sorpresa: al prezzo di una macchina "base" ci è stata consegnata (o meglio abbiamo potuto scegliere) una spaziosa berlina. La ragione: in USA non esistono auto di piccola taglia, e questa era la più piccola che avevano ieri sera (cilindrata 2.0).

La cosa che ci ha subito colpito di Miami è stato il fatto che nessuno ci ha mai rivolto la parola in inglese, bensì in spagnolo. Fantastica l'espressione perplessa di Gabriele quando il commesso di un minimarket gli ha fatto il conto alla cassa di "3 pesos", ovvero 3 dollari :-) Sembrava proprio di stare in un Paese dell'America latina, visto che tutti i cartelli pubblicitari, insegne, ecc erano in spagnolo, e credo che gli unici "bianchi" fossimo noi, sia in hotel sia poi al Wal Mart dove siamo andati a fare una piccola spesa.

La meta odierna era rappresentata dalle Keys, le isolette disposte ad arco a sud della Florida. Il primo stop lo abbiamo fatto a Key Largo, per visitare un parco statale famoso per le sue distese di mangrovie, davvero impressionante ! E poi giù, sempre più a sud, passando per qualche minuscola spiaggia con palme onnipresenti. Non sono mancati neppure incontri ravvicinati con qualche animaletto locale: trampolieri, scoiattoli, granchi, parecchie minilucertole.

Ma la sopresa più interessate ce l'ha riservata il calar della sera quando, arrivati al B&B prescelto per la notte, in riva all'oceano a Big Pine Key, ben quattro (!!!) piccoli cervi delle keys si sono materializzati, senza troppa paura, a pochi metri dall'amaca dove ci eravamo distesi sulla nostra spiaggetta privata. La serata si è chiusa degnamente in uno dei locali storici e più tipici dell'isola (e forse delle intere Keys), il "No name pub", che negli anni '30 era stato addirittura un bordello, dove le pareti e anche il soffitto sono completamente tappezzati da banconote da 1 $ attaccate dai clienti stessi (ci siamo interrogati su quanto soldi potessero valere i muri, e la conclusione è stata qualche decina di migliaia di dollari...).

Nota meteorologica: temperatura dell'intera giornata stabile attorno ai 27°C, con umidità abbastanza elevata e vento sostenuto, tanto che ci è venuto qualche sospetto: che ci fosse qualcosa di grosso in giro ? Dopo aver controllato sul sito del National Hurricane Center di Miami abbiamo scoperto che c'è un piccolo uragano, Ida, che sta risalendo verso nord nel Golfo del Messico. Nulla di preoccupante però, visto che non interesserà la Florida se non con un po' di venticello (30-35 nodi).

venerdì 6 novembre 2009

Pronti... via ! Florida arriviamo

Il sottotitolo del nostro blog dice: "l'avventura in Svezia (e non solo) di un meteorologo e di un medico, inguaribili sognatori e decisi a seguire sempre le proprie passioni". Ora, dopo sei mesi di Svezia, arriviamo a parlare per un po' di giorni del (e non solo) che figura nel sottotitolo.
In questo (e non solo) dovrebbero finire tutte le nostre passioni, le mille idee che ci vengono in mente e che a volte alcune delle quali vedono anche una realizzazione. Tanto per citarne l'ultima, una forse delle più belle e conclusasi a giugno: l'esperienza di 50 giorni a caccia di tornado negli States in un progetto di ricerca americano chiamato VORTEX-2. Purtroppo quest'anno alla caccia ai tornado non ha potuto affiancarmi Silvia, proprio perché negli stessi giorni in cui io partivo per il Colorado, lei lasciava definitivamente l'Italia per venire qui in Svezia. Sono stati 50 giorni duri per noi due, soprattutto per lei che ha dovuto iniziare da sola la vita qui al nord, ma grazie alla nostra perseveranza e al fatto di credere sempre nei propri sogni ce l'abbiamo fatta ed oggi ne siamo super fieri e contenti.
Ora però a qualche mese di distanza è giunta l'ora di rimettere piede sul suolo americano ma questa volta a braccetto, tutti e due assieme. Silvia ha lavorato sodo tutta l'estate e la vacanza se la merita tutta, è stata bravissima e queste due settimane al calduccio sono quanto di più bello possa desiderare ora.

La nostra fuga è stata studiata nei minimi dettagli ed avviene al momento giusto, proprio quando ci si inizia ad inoltrare nel mese di novembre e la neve ha già fatto la sua comparsa nei cieli svedesi. Le giornate, specie da quando abbiamo perso l'ora legale, hanno iniziato ad accorciarsi specie al pomeriggio ed orami, se la giornata è nuvolosa, alle quattro e mezza è buio mentre in casa bisogna accendere la luce già alle tre e mezza.
Così ce ne andiamo per fare il pieno di sole e caldo, ma soprattutto di avventure che non ci faremo mancare. Il programma è ricco e lo sveleremo strada facendo.
Da domani quindi si parte e per due settimane ci occuperemo del "(e non solo)" di questo blog.

giovedì 5 novembre 2009

Letture per grandi e piccoli

Finalmente sono riuscito a finire di leggere il mio primo libro in svedese. Diciamo pure che non si è trattato di un libro vero e proprio ma di un libretto per bambini. Infatti proprio i libri per i bambini sono i più adatti per chi, come me, deve imparare la lingua.
Nella fornitissima biblioteca della città ce ne sono moltissimi tra cui scegliere. Ma la nostra attenzione è stata subito catturata da una serie di libretti che sembrano essere molto conosciuti in Svezia, visto che ci sono stati consigliati anche da una nostra amica svedese.
Si tratta della collana "LasseMajas Detektivbyrå", che trattano le avventure dell'ufficio investigativo condotto da due ragazzini di nome Lasse e Maja. C'è anche un sito web dedicato alla collana che potete vedere qui. Nella collana trovano posto diversi "misteri" che i piccoli investigatori devono risolvere nella cittadina di Valleby.
Oggi ho finito il mio primo mistero: lo Zoomysteriet, una simpatica storiella costruita attorno ad un negozio di animali dove gli ospiti sembrano essere stati avvelenati. Diversi sono i sospettati, da proprietario del negozio di chiavi al postino; finale a sorpresa con gli animali che tornano in buona salute.
Nel 2006 hanno anche realizzato un film su Lasse e Maja che cercherò di trovare...


Nel frattempo in biblioteca, oltre ai libretti, trovano posto anche i cd narrati. E questo sarà il prossimo passo... anzi proprio per non perdere il contatto con lo svedese durante le prossime due settimane di ferie che ci aspettano negli States, mi porterò appresso un libretto e gli mp3 sul lettore... un simpatico passatempo per le lunghe ore d'aereo.

Intanto mi metto alla lettura del secondo mistero: il Kyrkomysteriet. Ovviamente Silvia l'ha già letto in un ögonblick, come dicono da queste parti (ossia in un attimo o meglio in un batter d'occhio), ed a sentir lei è stato molto divertente. Il suo commento è stato "dissacrante". Appena lo finisco ve lo racconto... sono molto curioso.

mercoledì 4 novembre 2009

La prima neve

Ci avrei scommesso! Ieri sera ho fatto la mia previsione meteo presonalizzata visto che era in arrivo una perturbazione e le temperature diurne sarebbe ulteriormente calate rispetto ai 5-7°C di questi ultimi giorni. Così, oltre a consultare le previsioni ufficiali che comunque non davano grandi speranze per la neve, mi sono messo a guardare qualche mappa meteorologica con un po' di attenzione ed alla fine la mia previsione è stata: neve SI (testimoni Silvia, Giulia e Marco).
E così fu oggi è stato: abbiamo dovuto attendere l'ora di pranzo per vedere i primi micro fiocchi cadere dalle nuvole grigie, ma poi la nevicata ha preso piede con maggiore vigore e nel pomeriggio a tratti è risultata anche fitta senza tuttavia dare significativi accumuli al suolo. Il risultato è stato solo una spruzzata di bianco sulle panchine e sui lampioni.

Ma è stato comunque bello vedere per la prima volta nell'anno la neve. Chissà cosa avrà pensato Carla, la ragazza brasiliana che frequenta il corso di svedese alla Folkuniversitet a Linköping con noi. Stamattina le avevo detto che probabilmente oggi avrebbe visto per la prima volta in vita sua la neve. Sono curioso di sentire domani i suoi commenti.

martedì 3 novembre 2009

Sono arrivati!

Finalmente dopo lunga attesa, con il conto alla rovescia che giorno dopo giorno si assottigliava sempre più... ieri, alle ore 12.30 in perfetto orario sulla tabella di marcia c'è stato il grande ritrovo nel parcheggio dell'IKEA di Linköping. L'abbraccio che ho riservato a Giulia e Marco è stato uno di quelli speciali, di quelli sani, che ti emozionano un pochino... Giulia e Marco sono i nostri amici di Padova che, convinti da quello che noi abbiamo trovato qui in Svezia e loro abbiamo racconto, hanno deciso di crederci e fare il grande salto.
Dal momento in cui avevano anche loro avevamo preso la decisione di provare una nuova vita all'estero, io e la Silvia ci sentivamo una grande responsabilità addosso, perché in un modo o in un altro siamo stati anche noi la causa di tutto questo stravolgimento. Le settimane che hanno preceduto il loro viaggio in mezzo all'Europa, sono state per noi caratterizzate da una febbrile attesa... ma poi ieri finalmente tutto si è materializzato e la felicità ha preso il sopravvento su tutto.
Da quel abbraccio non abbiamo più avuto un momento di pausa e queste ultime 36 ore sono state un frenetico andare e venire, caricare e scaricare, sballare e sistemare... la prima notte l'hanno passata da noi ed è stato bello condividere le loro emozioni proprio nella loro prima notte svedese. Oggi, dopo la mia ormai solita lezione di svedese alla Folkuniversitetet (dove finalmente abbiamo iniziato a parlare un po' di svedese...), ho preso l'autobus e mi sono ripresentato all'IKEA dove ci eravamo dati appuntamento per la grande spesa. Il resto lo hanno fatto loro acquistando i pezzi grossi (letto, divano, ecc...) della loro nuova casa, poi è venuta la parte più divertente, quella del noleggio del furgone (per me era la terza volta che lo guidavo) e della doppia corsa Linköping-Norrköping da fare in meno di due ore per usufruire del magico sconto IKEA. Ovviamente con il fatto che avevamo già rispettato i tempi in due precedenti occasioni del nostro trasloco, non avevamo dubbi sulla possibilità di riuscita.
Infatti, anche grazie alle infaticabili braccia delle nostre adorate mogliettine, lo scarico del materiale si è svolto in completa tranquillità e il cronometro è stato fermato ben prima delle due ore.
Adesso sono stanco ma felice, vedo in loro gli stessi passi in punta di piedi che facemmo noi sei mesi fa, ma sono convinto che questi primi passi si trasformeranno presto in una bellissima corsa che per di più faremo assieme. Giulia e Marco: grazie !

domenica 1 novembre 2009

Ho sbagliato tutto: dovevo fare la velina

Ieri sera, alle 22 e 30, al termine della proiezione del film Videocracy, per la prima volta da quando ad aprile abbiamo solcato le strade d'Europa alla ricerca della nostra nuova casa al nord, mi sono sentito TRISTE. Avrei voluto quasi piangere... una sensazione che non provavo da un bel po'. E per chi, per cosa? Per il mio Bel Paese che di bello ha ormai solo quelle immense opere d'arte che i nostri antenati ormai lontani ci hanno lasciato, personaggi dai nomi altisonanti che hanno fatto della nostra Italia un tesoro di arte, letteratura, architettura e chi più ne ha più ne metta.

Ma quello che, a malincuore, ho assistito ieri sera è stata una coltellata al proprio essere italiano, al proprio orgoglio e al proprio amore per una patria che ora non è più la tua. Il film, non è un film su Berlusconi, ma è un documentario su come, in trent'anni, il mondo della televisione da lui inventato ha letteralmente modificato il modo di pensare, di vedere le cose di noi italiani.
Quella scatola magica, la televisione, con il suo devastante potere di entrare in tutte le case, può plasmare le menti delle persone, condizionandone gli interessi, le passioni e persino i sogni e le aspirazioni personali. Mi verrebbe da pensare che la colpa siamo anche noi, la colpa è anche di chi guarda; ma poi mi rendo conto che siamo solo degli uccelli chiusi in gabbia che vedono sempre lo stesso paesaggio, quello che vedono tutti giorni dalla stessa finestra. E' ovvio che si può fare anche a meno di guardare, ma è difficile. Spegnere la tv, pubblica o privata che sia, è pur sempre difficile.



Di tutte queste cose te ne rendi conti quando inizi a guardare le cose come attraverso la lente grandangolare di una macchina fotografica, perdi i dettagli ma cogli l'insieme. Vivere all'estero ti offre questa possibilità... guardare le cose da un altro punto di vista, perdere il contatto con la tv che hai guardato fin da bambino e magari scoprire con un pizzico di sollievo che alle 11 di sera se vuoi fare un po' di zapping non sei costretto a sorbirti solo improbabili rete televisive private con tette, culi e numeri telefonici erotici.
Ma poi, quando decidi di andare al cinema a vedere una forte testimonianza come quella di Videocracy, allora questo ti fa male e riesci quasi a vergognarti di essere vissuto fino a l'altro ieri in un paese dove ha successo un Corona che finisce in galera e scrive libri, pubblica dischi o vende t-shirt o dove ambire a fare la velina è uno desideri più accarezzati dalle teenagers nostrane.

Apparire, diventare famosi, guadagnare soldi facili, magari fregando se possibile anche il prossimo; questi sono i valori che la tv oggi nel Bel Paese passa... ieri sera ero molto triste, amareggiato, diciamo pure quasi incazzato... triste perché non vedo una via di fuga da tutto questo. Come dice Davide, la cui lettera a Beppe Severgnini del Corriere è stata pubblicata oggi su Italians con il titolo: "L'Italia rimane lì, indolente, lumacosa", forse le cose dovrebbero peggiorare veramente perché qualcosa possa forse cambiare. E' brutto dirlo, ma non penso che quello che dice non sia poi tanto lontano dalla verità. Davide oggi per me è un nuovo amico conosciuto la settimana scorsa a Stoccolma, ma nella realtà dei fatti è un ricercatore bolognese emigrato per necessità di lavoro.
La televisione contribuisce inesorabilmente a farcire il "Bel Paese" con un sapiente mix di "Tragedie e Commedie" alternando immagini e notizie di frane, delitti, omicidi, malasanità a momenti di falsa felicità con i reality show, le partite di calcio e i teatrini politici: "panem et circenses" (questa me l'ha suggerita la Silvia dall'alto del suo Liceo Classico).
Stamattina la tristezza non è ancora del tutto scomparsa perché il mio pensiero è ancora là, ma per lo meno sono interiormente felice e profondamente convinto della nostra scelta.