martedì 30 novembre 2010

Buchi neri ed antimateria al CERN

A grande richiesta, pubblichiamo qualche informazione sul CERN, ossia l'European Organization for Nuclear Research, che abbiamo avuto la possibilità di visitare quando siamo stati a Ginevra. Fondato nel 1954 e che al giorno d'oggi vede partecipare ben 20 stati membri e dà lavoro ad oltre 2.000 persone.
In sintesi al CERN si utilizzano degli accerelatori di particelle e dei rilevatori per registrare i risultati delle collisioni tra particelle. L'ultima creazione si chiama LHC o Large Hadron Collider ed è la più complessa macchina mai realizzata dall'uomo. E' un acceleratore di particelle chiamate adroni (ioni o protoni) che vengono fatte collidere al fine di ricreare le condizioni presenti pochi attimi dopo il Big Bang. Gli scontri tra particelle vengono analizzati da diversi esperimenti chiamati con sigle "esotiche" come ALICE, ATLAS, CMS, TOTEM... Da quando l'anello di 27 km a 100 m sottoterra è stato sigillato e sono iniziati gli esperimenti la visita si svolge solo in superficie ma fortunatamente si ha la possibilità di vedere da vicino proprio il più grande di questi esperimenti: ATLAS. Su dati di ATLAS lavorano 2.900 scienziati di 37 paesi differenti ed il rilevatore è in grado di investigare diversi settori della fisica, dalla ricerca del bosone di Higgs alla materia oscura.


Il giovane fisico francese che ci ha illustrato pazientemente il funzionamento di ATLAS ha snocciolato numeri da far impazzire la mente appena ci mi mette a riflettere un attimo di più. Volete saperne alcuni?
ATLAS: 46 m di lunghezza, 25 di altezza e larghezza. Peso: 7.000 tonnellate.
Quantità di dati generati da ATLAS ogni secondo: equivalente di 100.000 CD-rom (fortunatamente viene salvata una quantità di dati "solo" pari a 27 CD-rom al minuto).
Circonferenza dell'anello in cui vengono fatti collidere i due fasci di particelle: 26,659 km.
Numero di magneti installati e necessari per far deviare le particelle lungo l'anello: 9.300. Ogni magnete viene raffreddato alla temperatura di -193°C con 10.080 tonnellate di azoto liquido e prima dell'immissione delle particelle ulteriormente raffreddati alla incredibile temperatura di -271.3°C (solo 1.9°C sopra lo zero assoluto) con 60 tonnellate di elio liquido.


Velocità delle particelle a piena potenza: 99.99% della velocità della luce che permette loro di fare in un solo secondo ben 11.245 giri dell'anello. Vengono accelerate a questa velocità grazie ad una potenza di 7TeV (teraelettronvolt). Numero di collisioni al secondo: 600 milioni. Tenete presente che su 200 miliardi di particelle coinvolte in uno scontro ci possono essere al massimo 20 collisioni ad ogni giro (tanto per dare un'idea del vuoto di cui siamo fatti..).
Le particelle collidono correndo in un vuoto ultraspinto, ad una pressione dieci volte inferiore a quella presente sulla superficie della Luna. Le temperature presenti al momento dello scontro tra particelle sono migliaia di volte superiori alla temperatura interna del Sole. Per chi fosse interessato ad approfondire ecco una bella brochure in inglese.
La visita permette di accedere ad una piccola mostra sul mondo delle particelle, un video in 3D sulla costruzione di ATLAS ma la cosa più bella era senz'ombra di dubbio la vista attraverso ampie vetrate della sala di controllo dell'acceleratore. Mega schermi a tutta parete, ogni postazione controlla un particolare strumento all'interno di ATLAS e funzionamento 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.



Tra le tante domande che i presenti nel nostro gruppo hanno posto, alla fine mi sono permesso di fare una domanda "trabocchetto" che potesse alludere alle solite notizie allarmistiche dei giornali relative ai buchi neri che qui potrebbero essere creati e che finirebbero per ingoiare l'intera Terra. E così ho chiesto: "Is there something that can really go wrong?". Intelligentemente il fisico prima ha risposto spiegando quali sono le parti degli strumenti che potrebbero subire una particolare usura o che necessitano di essere cambiati dopo un tot di tempo e poi, per completare la risposta, ha confermato che in effetti buchi neri di qualche centimetro di diametro si possono creare ma non sono rilevabili in quanto i primi rilevatori si trovano a circa dieci centimetri... a buon intenditore poche parole !
Ma veniamo ad uno degli ultimi progressi scientifici effettuati proprio qui al CERN che riguarda l'antimateria. Tutti oramai sappiamo più o meno che l'universo si è originato da un'enorme esplosione chiamata Big Bang e dalla quale si sono formate contemporaneamente la materia e l'antimateria in quantità uguali. Poi per una qualche strana ragione solo una piccola parte della materia originaria è sopravvissuta ed è esattamente quello con cui noi abbiamo a che fare ogni giorno. E questo è uno dei misteri più grandi con cui la scienza modera ha a che fare. Che cos'ha la materia di così particolare che l'antimateria non ha?
Nei primi istanti dell'universo la materia e l'antimateria si sono annichilite a vicenda. Infatti quando materia e antimateria si incontrano scompaiono in una forte esplosione. Avete visto il film "Angeli e demoni" con la storia della bomba ad antimateria? Beh sebbene l'argomento sia di forte attualità diciamo che è qualcosa di ancora impossibile da realizzare.


Tuttavia la verità è che nello scorso mese di ottobre al CERN di Ginevra un gruppo di fisici è riuscito nell'impresa di creare 38 atomi di antimateria, precisamente di atomi di anti-idrogeno, ed a tenerli intrappolati per qualche decina di secondi in un campo magnetico. Il prossimo passo sarà quello di capire se gli atomi di anti-idrogeno si comportano come i "fratelli materiali". Tra l'altro la scoperta di piccole differenze tra materia ed antimateria ha regalato il premio Nobel nel 2008 a due fisici giapponesi.
La visita al CERN si è completata poi con una mostra al Visitor Center dove viene ripercorsa un po' la storia del CERN e delle scoperte ivi realizzate e con l'installazione del Globe, una struttura a forma di globo appunto all'interno della quale viene proiettato su schermi giganti a parete e "pavimento" una breve introduzione alla fisica delle particelle e al ruolo del CERN. Curiosità finale: ma lo sapevate che internet e il www è stato inventato proprio al CERN? In mostra infatti c'è anche il primo server web:

sabato 27 novembre 2010

Det gungar och det snöar

Eccoci finalmente all’ultima parte del viaggio, quella forse più avventurosa vuoi perché il mezzo di trasporto non è di quelli che si usano più spesso, vuoi perché essendo un viaggio di lavoro per me, abbiamo avuto la possibilità di vivere i vari passaggi in nave da un punto di vista privilegiato: il ponte di comando.
Ma andiamo con ordine. Il programma prevedeva prima di tutto l’incontro con due colleghi (uno dei quali aveva con sé la moglie) e la partenza da Stoccolma con Viking Line il lunedì pomeriggio con tanto di Brontolina al seguito (per chi non ci legge da tempo, la Brontolina è la nostra auto). Pernottamento a bordo e sbarco martedì mattina ad Helsingfors (in finlandese Helsinki). Martedì in giornata viaggio di andata e ritorno in Estonia con una sosta di quattro ore a Tallin. Martedì sera trasferimento in automobile da Helsinki a Turku e pernottamento in hotel. Infine mercoledì dalla mattina a metà pomeriggio ultimo trasferimento con la Finnlines da Nådendal (vicino a Turku) a Kapellskär (a nord di Stoccolma) e rientro finale a Norrköping.


Le previsioni davano condizioni meteorologiche interessanti (dal nostro punto di vista ovviamente) con vento sui 30 nodi e onde al massimo di 3-4 metri nel tratto Finlandia-Estonia. I traghetti della Viking Lines sono piuttosto grandi a dieci piani e capaci di 2.500 persone, con a bordo tutti i confort: dal ristorante ai bar, dal night club alle aree giochi per bambini e soprattutto il Duty Free. E qui vale la pena spendere due parole in più. Appena saliti a bordo si è subito formata una discreta coda di gente davanti alle serrande sbarrate della Tax Free Area, come se i beni di consumo fossero limitati… all’apertura e nelle ore seguenti abbiamo capito il perché di tanta apprensione. I prezzi sono notevolmente più bassi che sulla terra ferma ed addirittura il viaggio da solo potrebbe valere la pena. Sul biglietto ci sono persino stampate le quantità di vino/birra/alcoolici che ognuno può acquistare. Ed anche noi (dopo un breve consulto telefonico con Marco e Giulia) abbiamo fatto la nostra parte con l’acquisto comunitario di quattro casse di birra di marca da 24 lattine ciascuna (sottolineo da 5.5%).
Per la prima sera ci siamo concessi una cena luculliana servita al tavolo con tanto di una bottiglia di Chianti Riserva del 2006 ! Ma poi per il resto del viaggio ci siamo accontentati del canonico buffet… la notte è trascorsa tranquilla grazie alle condizioni meteo piuttosto buone. Al nostro arrivo in Finlandia siamo stati accolti dalla neve che, sottile sottile, ha continuato a cadere per tutto il resto del viaggio.


Anche il secondo viaggio si è svolto in tranquillità anche se il vento da est ha iniziato a rinforzarsi e si sono formate le prime creste ondose. Sbarcati a Tallinn abbiamo approfittato della vicinanza del porto al centro città per scoprire a piedi la città vecchia, circondata da belle mura con tanto di torri ben conservate e costellata di negozi di artigianato dove si vendono soprattutto prodotti tessili, in legno e gioielli in ambra, la famosa ambra del Baltico. Peccato solo per il vento che aumentava sempre più…


Il terzo passaggio nave, ossia il rientro ad Helsinki, possiamo dire sia stato quello più divertente. Infatti il vento che già era teso in porto, una volta in mare aperto ha dato il meglio di sé, facendo subito ingrossare il mare. Nonostante la nave avesse una bella stazza (170 m di lunghezza con i soliti dieci piani), per un paio d’ore si è ballato parecchio, tanto che per un periodo la velocità stessa della nave è stata ridotta, per evitare che le condizioni a bordo peggiorassero ulteriormente. Io e Silvia ci siamo divertiti un mondo, ma forse non possiamo dire lo stesso degli altri passeggeri… anche il solo camminare non era impresa facile, gran parte dei passeggeri se ne stava seduta ai tavoli e ci sono state un paio di occasioni in cui alcuni bicchieri sono volati dai tavoli rompendosi inesorabilmente.


L’avventura però non è finita con l’arrivo in porto visto che una volta sbarcati ad attenderci c’era la solita bufera di neve finissima che ci ha accompagnato per gli impegnativi (per la neve) 160 km di strada che separano Helsinki da Turku. Il mercoledì mattina infine ci siamo imbarcati sull'ultima nave della Finnlines che da Nådendal arriva a Kappelskär a nord di Stoccolma. Sulla nave in pratica c'erano solo camionisti e nessun passeggero a parte noi. Siamo stati sul ponte per ben tre volte apprezzando le difficoltà di navigazione nell'arcipelago finlandese che è selva di isole, isolette, scogli e che nonostante l'autopilota necessità di un'attenzione continua specialmente nei passaggi più stretti. Abbiamo avuto anche la possibilità di assistere alle manovre di attracco dal ponte di comando curate direttamente dal capitano sotto una bufera di neve e vento... molto spännande !


Per il resto altri 260 km di autostrada sotto la neve per rientrare a Norrköping dove ci aspettavano almeno 20 cm di neve immacolata... che avventura ! 

domenica 21 novembre 2010

Tre giorni a Ginevra e...


Sono lontano dal lavoro e da casa (in Svezia) da solo una settimana ma mi sembra quasi un’eternità. Questa vacanza giramondo in Europa ci ha fatto proprio staccare immergendoci in qualcosa di completamente diverso. Dopo aver assaggiato il dolceamaro tra Milano e Vicenza, la terza tappa è Ginevra in Svizzera per la nostra vera e propria vacanza.


L’impressione che si ha vivendo in centro città è di trovarsi immersi in un ambiente che sta veramente su un altro livello anche rispetto al “dolce” di Milano. La Svizzera ordinata e precisa qui mostra il suo lato più chic… i negozi dei migliori marchi della moda si alternano alle vetrine delle cioccolaterie (anche queste di lusso), delle enoteche, dei negozi di salumi e formaggi tanto che spesso ti sorprendi con il naso appiccicato al vetro come un bambino.
A passeggio per il centro c’è sempre molta gente, un fiume ordinato di persone di diverse razze e colori che parla francese ed inglese, frammisto a qualche turista. Il traffico c’è ma è ordinato ed i mezzi pubblici si suddividono tra colorati tram moderni, filobus di una generazione precedente ed comuni autobus. Tanti parcheggi sotterranei e pochi clacson.


Ginevra rimane comunque una città per altre tasche e non serve molto per rendersi conto che sia tra le dieci città più care al mondo. Tutto è caro, dalla spesa al supermercato, al pranzo al ristorante, dallo shopping (di qualsiasi genere) al biglietto per il tram. Una bella sorpresa è stata però l’abbonamento gratuito per tutti i mezzi di trasporto che viene offerto ai turisti che soggiornano in un albergo della città.
E questa è proprio una vacanza all’insegna dei mezzi di trasporto: l’automobile per arrivare all’aeroporto di Arlanda (dove tra l’altro abbiamo scoperto un nuovo parcheggio di lunga sosta ottimamente servito da un bus navetta con costi inferiori ai soliti Alfa e Beta), l’aereo questa volta con EasyJet su Malpensa e con ritorno direttamente da Ginevra, la metro per girovagare in quel di Milano, il trio tram-filobus-bus per visitare in lungo e in largo Ginevra, il traghetto per solcare le onde (inesistenti) del lago Lemano (quello che bagna Ginevra) ed il treno per una rapida visita alla città di Vicenza. Che cosa ci manca? Ma la nave ovviamente ! Infatti non è finita qui; al nostro rientro a Stoccolma seguirà una tre giorni di viaggio-lavoro proprio su delle navi della Viking Lines tra Svezia, Finlandia ed Estonia…
Dieci giorni, nove mezzi di trasporto, cinque stati europei, tre mesi al parto… una vita dove non ci si annoia mai, ma a noi piace così !

venerdì 19 novembre 2010

Quest'Italia dolceamara

Il nostro breve soggiorno a Milano ci ha fatto vivere quello che per molti stranieri è la Dolce Vita, il sogno italiano: la sensazione di trovarsi sempre al centro degli eventi, in una città che offre tutto il possibile per ogni gusto, dove si puo' mangiare bene, vestirsi alla moda, frequentare locali famosi, magari incontrare personaggi noti, assistere ad eventi esclusivi. Insomma, dove è possibile sentirsi alla ribalta, vivere in prima persona la vita pulsante di un Paese ricco di fascino che sembra un set cinematografico. Ecco: sentirsi protagonisti, magari anche un po' famosi ed ammirati, riuscire ad avere i propri dieci minuti di visibilità, o almeno riuscire ad annusarne il dolce profumo. E' questo secondo me lo spirito che anima l'Italia di oggi e che alla fine ogni straniero un po' ci invidia: negli altri Paesi, cosi' misurati, politically correct e impeccabilmente gestiti come orologi svizzeri manca il batticuore, manca lo spettacolo, manca il pathos. Questa è l'Italia del sogno, della vacanza, o dei pochi fortunati che si possono permettere questa Dolce Vita a tempo pieno.

C'è poi un'altra Italia, quella delle persone che lavorano duro tutti i giorni, e nella quale siamo cresciuti anche noi, distante anni luce da quel mondo dorato. E nel giro di un paio d'ore di treno siamo stati catapultati in quest'altra Italia, nel Nord-Est lavoratore, alluvionato, umido, triste. Questa non è l'Italia dei sogni, qui ci si rimbocca le maniche e si vanno a prendere i sacchetti di sabbia per proteggere le case dalla piena incombente, si respira e si percepisce ovunque l'odore dell'umido e del fango, si rivedono i propri cari che nel mezzo di una notte di novembre hanno visto i ricordi di tanti anni di vita fluttuare nella melma marrone, si buttano a quintali libri ed oggetti della propria infanzia ed adolescenza (forse prima o poi sarebbe stato il momento di farlo comunque, ma questa circostanza ha un che di catartico).

Ecco: è bene non dimenticare che c'è anche questa Italia, quella che all'estero nessuno conosce, quella che è ignorata da molti anche in Patria, quella dove l'organizzazione è assente e niente sembra funzionare, quella che la Dolce Vita non lo è mai stata. E fa bene tornare: perchè, seppur lontani, anche noi ci siamo, non abbiamo dimenticato da dove veniamo, le nostre radici ed i nostri affetti piu' cari sono ancora qui. Il nostro desiderio, in fondo in fondo, sarebbe che questa Italia diventasse un po' migliore, un po' piu' simile al posto dove abitiamo ora. Ma probabilmente è utopia: in ogni spettacolo - perchè l'Italia è come la scena di un'opera - sia il lato cupo che quello brillante devono essere rappresentati. Altrimenti la piéce non ha successo.

martedì 16 novembre 2010

Italia-Svezia: fuso orario?

Un sms sul telefono italiano mi sveglia, guardo l’orologio e non mi sorprendo più di tanto vedendo che le lancette hanno oltrepassato le dieci del mattino. Mentre Silvia riesce ancora a prolungare il suo letargo notturno io cerco di attivare il cervello e trascinarmi in doccia. Sabato sera siamo atterrati a Milano ospiti di una coppia di amici d’infanzia, Marco e Silvia, e devo dire che la nostra vita si è letteralmente trasformata.
Mi ricordavo che l’Italia fosse sullo stesso fuso orario della Svezia (anche se ogni tanto sento qualcuno che mi dice “ma in Svezia quante ore di fuso orario avete?”). Ma da quando siamo arrivati in Italia devo ricredermi e adesso posso tranquillamente affermare che ci sono almeno tre-quattro ore di fuso. Non ci credete? Beh a Norrköping si cena alle 19 e alle 22 è l’orario per la nanna…mentre questo sabato e questa ci siamo seduti a tavola rispettivamente alle 23 e alle 24 e prima delle 2 del mattino non siamo andati a dormire. La sveglia? In Svezia alle 6.30-7, qui a Milano alle 9.30-10!
Non c’eravamo proprio abituati a questi ritmi “vacanzieri”… e la splendida ospitalità riservataci dai nostri amici ci ha garantito una 36 ore ad altissimo livello… sabato sera cena in casa a base di burrata, verdure fresche in pinzimonio, puntina di vitello con polentina veneta e cassatelle della gelateria “Gelati Famosi”. Domenica mattina brunch colossale al Marghera 37, domenica sera derby Inter-Milan a San Siro e cena ad ore notturne al Blitz.


Tutto fantastico: tuttavia devo confessare che questa vita e questi ritmi non fanno per me. La vita a Milano scorre ad una velocità troppo elevata, troppo frenetica e poi ci sono alcune cose alle quali per me è impossibile abituarmi, come il numero di automobili in movimento e/o parcheggiate ovunque compresi i marciapiedi (e non solo le solite Smart ma anche automobili di dimensioni normali), le cacche dei cani sui marciapiedi (ne ho anche pestata una…) e… il colore predominante: il grigio.

domenica 14 novembre 2010

Team working a Boda Borg

Alla fine è arrivato il giorno di Boda Borg. Scommetto che non sapete che cosa nascondano queste due semplici parole. Non è il Bunga Bunga. Dopo le avventure nei due giorni di formazione trascorsi a Vadstena con tanto di idromassaggio alle sette del mattino nel albergo-convento, qualche giorno fa era arrivato il momento della giornata relativa al team-working. L’appuntamento era per le otto del mattino alla reception dell’SMHI (il mio posto di lavoro). La meta era Öxelosund, circa un’ottantina di chilometri in direzione di Stoccolma, un paesello sulla costa ad una manciata di chilometri dall’aeroporto di Skavsta.
Il mio pensiero la sera precedente era se presentarmi all’apputamento con la mia auto o fidarmi della guida dei colleghi visto che era prevista anche neve. La prima sorpresa arriva quando ci ritroviamo tutti pronti per partire e vengono estratte le chiavi di due Volvo V-70 nuove di zecca, fresche di noleggio che ci aspettano nel parcheggio. Non perdo l’occasione per eleggermi volontario alla guida e così mi impossesso del macchinone sotto una fitta nevicata iniziata alle prime luci dell’alba. Ed io che mi aspettavo di dover usare le nostre macchine… che ingenuo!
Boda Borg possiamo definirlo prima di tutto un luogo di divertimento. Il programma prevedeva oltre alle solite immancabili fika (ovunque si vada ma molto apprezzate durante il giorno visto l’impegno fisico richiesto) anche un pranzo a buffet ed una cena presso un bel ristorante della città. In cambio quello che ci veniva richiesto era di valutare, nei momenti di pausa, delle proposte concrete su come poter migliorare l’organizzazione e l’efficienza del nostro lavoro.


Ma la parte più divertente è stata quanto è in grado di offrire in realtà Boda Borg. Si tratta di una struttura a tre piani dove sono ricreate 21 differenti “sfide” di gruppo dove vengono stimolati intelligenza, intuito, coordinazione, improvvisazione, fisicità ma soprattutto lavoro di squadra. Ogni sfida è rappresentata concretamente da una o più stanze collegate tra di loro alle quali si può accedere in sequenza dopo aver risolto i vari “quesiti”  proposti. Al primo passo falso si accende la luce rossa e bisogna uscire e iniziare  daccapo tentando con un’altra soluzione o con un’altra idea. Le sfide sono suddivise in gruppi: verdi quelle dove è richiesto più il cervello, rosse quelle più facili da dove iniziare ad approcciare il concetto di sfida e le modalità di risoluzione e quelle nere dove la fisicità è la parte più importante.
Gli istruttori sul posto ci avevano spiegato che per venire a capo delle sfide più semplici occorrono in genere meno di dieci tentativi, per quelle più difficili si può arrivare anche a 20-30 tentativi. Suddivisi in gruppi di tre (visto che è il numero minimo per poter affrontare le singole sfide) ci siamo lanciati all’opera.


All’inizio siamo partiti un po’ titubanti ma poi, presa confidenza con il sistema, il divertimento è sopraggiunto subito e la sfida è iniziata. Alla fine della giornata, delle 21 sfide, eravamo riusciti a risolverne 11 abbandonandone solo una. Quella che ha richiesto più tentativi? Una di quelle nere, quelle cattive, a cui siamo venuti a capo dopo circa 15 tentativi. Spesso occorre muoversi furtivi, arrampicarsi agilmente o strisciare in silenzio senza far rumore. Fotocellule e microfoni controllano i movimenti e generano gli allarmi che producono il fallimento alla prima mossa falsa.
Qualche sfida è anche un po’ truculenta al limite del film dell’orrore ma i cartelli di avviso e di istruzioni (in svedese ed inglese) all’entrata sono sempre chiari e facilitano la scelta. Altre invece impongono la “spremitura delle meningi” prima di agire. In alcune ci si muove al buio, in altre è il tatto a rappresentare la chiave vincente… quasi sempre però l’incognito di quello che si cela dietro le porte è l’incentivo maggiore ad aprirle e lanciarsi nella sfida!


Per tutti coloro che abitano in Svezia o magari decidono di farsi una vacanza di una settimana può essere una bella idea per passare una giornata diversa dal solito. A conti fatti alla fine della giornata (circa 4 ore impiegati nelle sfide), la mia squadra ha portato a casa un punteggio di 30 punti che è risultato il più alto tra quelli delle nostre tre squadre. Come primo premio avevamo la possibilità di scegliere una t-shirt ma tutti hanno ricevuto un ricordo… vincenti e perdenti… perché tutti devono essere felici alla fine (in stile svedese ovviamente).
Il resto è stato una succulenta cena a tre portate seduti al tavolo (cosa che non sempre succede in Svezia essendo abbastanza comuni i buffet) alla quale purtroppo ho dovuto astenermi da qualsiasi tipo di alcool (vino e birra) in quanto autista di turno. Alle otto e mezza di sera eravamo di nuovo nel parcheggio dell’SMHI imbiancato da 10 cm di neve, stanchi ma contenti. Sicuramente è stato un modo per saldare i rapporti con i colleghi, per parlare in libertà senza il fiato sul collo dei capi, per capire meglio la psicologia delle persone che senz’altro al di fuori dell’ambiente di lavoro si concedono e si aprono di più.

giovedì 11 novembre 2010

Voglio vivere così

Un'intervista rilasciata da Silvia al sito web "Voglio vivere così" è stata pubblicata qualche giorno fa. E' una vasta panoramica sulla vita e sul mondo del lavoro in Svezia, non dal punto di vista della capitale ma da un punto di vista di una città di provincia che sta raggiungendo i 130.000 abitanti, Norrköping. Buona lettura !

domenica 7 novembre 2010

Come cercare un lavoro in Svezia

Sono tante le mail che riceviamo dai nostri lettori, qualche volta non riusciamo nemmeno a rispondere a tutti soprattutto per la mancanza di tempo visti tutti i progetti che abbiamo in piedi (vedi casa, pupo, lavori vari...).
In questi giorni quindi mi sono messo al lavoro ed ho deciso di prendere il toro per le corna e cercare di scrivere un post che possa fornire una risposta a tutti i quesiti (o perlomeno a molti di questi) che ci vengono posti nelle mail e che si possono riassumere nella fatidica frase "come cercare e magari anche trovare un lavoro in Svezia".
In Svezia c'è un apposito ufficio statale che rappresenta da solo una fonte inestimabile di informazioni e risorse da cui partire. Il nome di questi uffici disponibili in tutte le città è quasi impossibile da pronunciare correttamente per coloro che sono alle prime armi con la lingua svedese è "Arbetsförmedlingen" (quasi al pari del famoso "sjuksköterska - infermiera" !

Ma prima di addentrarci a parlare dell'Arbetsförmedlingen consiglio la visione di (per chi non l'avesse ancora visto) questo video carino disponibile su YouTube dal titolo "Living and working in Sweden" che qui di sotto ripropongo.


C'è anche una brochure che descrive il mondo del lavoro in Svezia.

Ma veniamo adesso al sito web dell'Arbetsförmedlingen che a mio parere è fatto molto bene e contiene oltre a degli strumenti molto pratici di ricerca dei posti di lavoro disponibili anche delle guide che spiegano molti argomenti correlati con il mondo del lavoro in Svezia. Ovviamente il sito non è solo in svedese, ma sono disponibili moltissime altre lingue alcune veramente esotiche come ad esempio il mongolo o il "tigriska" una lingua che si parla in Etiopia. Cosa curiosa manca l'italiano !
Eccoci quindi al primo "punto dolente". La condizione che secondo me è "quasi" indispensabile per trovare un lavoro in Svezia è la conoscenza dell'inglese almeno ad un livello da poter comprendere quello che c'è scritto su un testo. Senza l'inglese e senza ovviamente lo svedese, le cose si complicano.
Ma supponiamo che l'inglese faccia parte del nostro bagaglio culturale in un modo o nell'altro.

Consiglio n. 1: prima di tutto guardarsi con calma i video introduttivi su quello che l'Arbetsförmedlingen è in grado di offrire: la ricerca dei posti liberi, i corsi di studio ed i seminari disponibili, come registrarsi, che tipo di assistenza è possibile ricevere se si hanno delle capacità di lavoro ridotte a causa di un incidente o una disabilità, come ottenere un job-coach (una persona dedicata che può fornire consigli e aiuti nello scrivere un CV o una lettera di presentazione) oltre ad altri consigli molto pratici su come scrivere un CV o come poter venire in contatto con gli uffici. I video sono disponibili qui. Se ovviamente lo svedese è impossibile da capire meglio scegliere l'inglese o lo spagnolo (non penso che l'arabo e il persiano siano di grande aiuto).

Consiglio n. 2: nel sito web ci sono anche molte informazioni specifiche che relazionano le singole professionalità al mondo del lavoro con informazioni pratiche sul tipo di lavoro, sugli studi/abilitazioni richieste e sulle previsioni future di impiego. Ecco il link alle varie categorie di professionalità (Yrke och framtid). Tutte queste info sono in svedese ma utilizzando Google Translate magari dallo svedese all'inglese (che funziona meglio che dallo svedese all'italiano) si riesce a capire molto di più di quello che ci si potrebbe aspettare. Nelle sottopagine specifiche per singolo lavoro ci sono anche i link diretti a tutti i posti di lavoro connessi alla professionalità prescelta (a solo titolo di esempio vedi Programmerare ossia programmatore).

Consiglio n. 3: ossia come cercare quali e quanti posti di lavoro sono disponibili. Si tratta di un'enorme banca data, Platsbanken appunto, dove è possibile impostare la ricerca secondo diversi criteri come il tipo di lavoro (Yrkesvis), l'area geografica (Arbetsort), una ricerca libera secondo un testo (Fritext) ed una più dettagliata (Detalierad sökning). Familiarizzare con i primi due metodi in modo da rendersi conto della dimensione dell'offerta e soprattutto delle zone geografiche in cui si concentrano le maggiori possibilità è un buon punto di inizio. Oltre alla ricerca classica c'è anche una nuova funzione di ricerca estremamente utile che permette di cercare i posti di lavoro secondo criteri multipli come: area geografica, durata dell'impiego da 10 giorni a tempo indeterminato (Varaktighet), orario di lavoro tempo pieno/parziale (Arbetstid) ed esperienza (Erfarenhet). Si tratta di unno strumento in più per trovare un lavoretto magari temporaneo (come postino, spalaneve, cameriere, ecc.) in attesa di qualcosa di più attinente alle proprie capacità.


Consiglio n. 4: preparare il proprio CV secondo il modello europeo scaricabile dal sito del Europass. Ovviamente è meglio scaricare il modello in inglese (oppure quello in svedese per chi vuole iniziare a dilettarsi con la lingua...). Nella stessa pagina web c'è anche un altro documento che è utile per l'autovalutazione della propria conoscenza delle lingue straniere che si chiama Passaporto delle lingue. Nel sito dell'Europass assieme ai moduli ci sono anche tutte le istruzioni su una corretta compilazione del CV.


Consiglio n. 5: perché non registrarsi sul sito dell'Arbetsförmedlingen ed inserire il proprio curriculum appena scritto? Si possono anche ricevere nella propria posta elettronica gli annunci dei posti disponibili relativi alla propria formazione professionale.

Consiglio n. 6: prima di partire alla volta della Svezia è bene aver convertito i propri certificati di studi e/o le proprie abilitazioni professionali. Qui si possono trovare delle informazioni dettagliate sulle professionalità regolamentate in Svezia e su quello che c'è da fare. In questa brochure invece si parla proprio del riconoscimento della propria qualifica professionale con un ottimo diagramma di flusso (tipicamente svedese) che illustra la strada da percorrere.


Consiglio n. 7: oltre a cercare nell'immensa lista dei posti di lavoro disponibili è utile dare un'occhiata anche al giornale che viene pubblicato settimanalmente con tutti gli annunci di lavoro. Questa è la pagina del giornale "Platsjournalen" dove ci sono i link all'ultimo numero (Läs senaste numret) e a tutti i numeri precedenti (Tidigare nummer).

C'è da dire che esiste una possibilità anche per coloro che non conoscono nemmeno una parola di inglese: infatti l'Arbetsförmedlingen può mettere a disposizione un traduttore per una migliore assistenza in loco. Per coloro che invece volessero andare di persona ad un ufficio locale dell'Arbetsförmedlingen è bene essere preparati e recarsi con un documento di identità valido (spesso viene richiesto il passaporto) e tutti i propri certificati di studio e di abilitazione professionale propriamente convertiti.

Che altro dire...  in bocca al lupo e... lycka till !

venerdì 5 novembre 2010

Un corso ad Uppsala: qualche riflessione

Sono di ritorno da ad Uppsala dove sono stata con Giulia per un corso di formazione di 4 giorni. Tema del corso: approfondimento di neurologia d'urgenza. Target del corso: medici che nella loro attività quotidiana hanno a che fare con  tali problemi, siano questi medici semplici tirocinanti, specializzandi o già specialisti.
Il corso era molto ben fatto e fin dalla prima lezione ci sono stati forniti molti spunti concreti e subito applicabili alla pratica quotidiana (ovviamente presupponendo che la teoria sia già nota, come appunto dovrebbe essere).
Dimenticavo una cosa: il corso - compresi l'alloggio e il viaggio per venire fin qui - è stato interamente pagato dalle rispettive aziende sanitarie dove ognuno di noi partecipanti lavora (da Kiruna a Malmö).
E il mio pensiero non può che tornare al periodo della nostra formazione da specializzande, non molto tempo fa a Padova: durante i 5 anni di formazione, solo lezioni estremamente teoriche e con pochi riscontri applicativi, nessun corso pagato dalla scuola di specializzazione (alla quale in cambio lasciavamo poco meno di due migliaia di euro all'anno di tasse, oltre a lavorare - ma dove andavano questi soldi, ci si può chiedere), e la costante necessità di "far da sè" per raggiungere quelle competenze richieste nel lavoro di tutti giorni (con conseguenti dubbi amletici: "ma sarà proprio così ? Non ho nessuno a cui chiedere... non ci sono mai delle direttive chiare e univoche..." che oggi cerchiamo in tutti i modi di lasciarci alle spalle).  
E il pensiero va anche ad un articolo pubblicato qualche tempo fa su un'edizione locale del Corriere della Sera: una delegazione svedese si è recata non molto tempo fa in Italia - a Pavia - per reclutare medici da assumere con contratti a tempo indeterminato nel sistema sanitario svedese. Oltre a lavoro vero e proprio, vengono offerti anche aiuto per la sistemazione abitativa e corsi di lingua svedese. Nonché uno stipendio assolutamente lontano da quello che l'Italia può offrire: anche se la cifra citata nell´articolo - a buon senso - dovrebbe quella lorda - a meno che il lavoro non sia nell'estremo nord del Paese dove lo svantaggio climatico e la distanza non indifferente dal resto del Paese con conseguenti difficoltà di spostamento vengono compensati in vile denaro.
Il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia pavese metteva allora in guardia di fronte alla previsione della penuria di medici che l'Italia si troverà ad affrontare a partire dal 2015, quando la generazione sanitaria formatasi negli anni '70 andrà in pensione: sembra che l'Italia tra qualche anno si troverà ad affrontare una situazione che la Svezia sta già vivendo da anni, e forse ci sarà la necessità di reclutare medici dall'estero. Ma siamo proprio sicuri che questi medici stranieri vogliano venire a lavorare in Italia piuttosto che in altri Paesi ? Che tipo di formazione o di condizioni lavorative saprà offrire il nostro Paese a quel punto ? Saranno competenti e ben formati i medici del futuro in Italia ? Quanto competitivo sarà il nostro Paese per quanto riguarda la formazione e l´aggiornamento continuo del personale ? La speranza è che non si continui a fare affidamento sulla buona volontà e sul senso del dovere di ognuno, ma che si inizi ad investire sulla formazione un po' di più dall'alto.

martedì 2 novembre 2010

Semafori intelligenti e taxisti folli

Era da un po' che aspettavo di trovare il momento giusto per fare questo filmato. L'occasione è arrivata un paio di giorni fa quando al mattino presto ho riaccompagnato il mio amico Marc (nonché compagno di stanza per diversi anni all'Università a Padova) alla stazione da dove avrebbe poi preso l'autobus per l'aeroporto di Svaksta a da lì a Parigi.
Al ritorno in automobile non c'era granché traffico e così impugnato li telefonino sono riuscito a riprendere quello che io chiamo "il miracolo dei semafori". Il filmato è stato girato lungo la strada che costeggia il centro città lungo la quale sono disseminati diversi semafori e qualche rotonda. Generalmente quando non c'è nessuno agli incroci di default tutti i semafori sono rossi ma al sopraggiungere della prima autovettura, grazie ad un sensore che rileva la luce dei fari, scatta magicamente il verde. Il tutto ovviamente se dall'altra parte non c'è nessun'altra macchina.
E' chiaro che in presenza di normale traffico entrano in gioco altri fattori come le priorità, le prenotazioni dei passaggi pedonali, ecc. Il bello è che quando si gira in auto con poco traffico in pratica non c'è mai da aspettare in quanto il rosso del semaforo all'approssimarsi dell'auto muta in giallo e poi verde.
Adesso però voglio raccontarvi anche quanto accaduto quest'inverno. In occasione di un nostro rientro in Italia dovevamo prendere l'autobus per l'aeroporto alle 4.30 del mattino e così ci siamo affidati ad un taxi. Qui i taxi sono in buona parte guidati da persone del medio oriente o da egiziani che, quando ne hanno la possibilità (come appunto al mattino presto), guidano come se si trovassero lungo le strade de Il Cairo a velocità folli indipendentemente dal fatto che ci sia fretta o no, oppure che ci sia la neve o il ghiaccio al suolo.
Fatto sta che il taxista dopo averci fatto salire ha iniziato la sua folle corsa lungo il centro cittadino completamente deserto con tanto di derapate e controsterzi nelle curve (visto che era tutto innevato) ed uso spropositato dei fari abbaglianti per sollecitare il semaforo a diventare verde prima del solito. Tutto è filato liscio fintantoché ad uno degli ultimi semafori la presenza di un'altra automobile dall'altra parte dell'incrocio non ha permesso al giochetto degli abbaglianti di funzionare; come risultato una frenatona con tanto di gomme chiodate e taxi che si ferma ben oltre la riga ed il semaforo steso... cose da non credere.
Ad ogni modo a parte lo strano utilizzo dei semafori da parte di alcuni taxisti, i semafori intelligenti devo dire sono una grande cosa. Inoltre la presenza del giallo anche prima del verde (oltre ovviamente prima del rosso...) azzera lo stress connesso all'attesa al semaforo in prima fila. Ecco quindi a voi il video incriminato: