giovedì 22 novembre 2012

Visioni celestiali


In queste ultime due giornate non potevo non prendere in mano la tastiera e scrivere io il Blog… perché? Perché si è trattata di un paio di giorni all’insegna dell’astronomia o meglio degli osservatori astronomici.
Ci eravamo lasciati con le avventure nel sottosuolo di Lightning Ridge e ci ritroviamo a scrutare nei due giorni successivi il cielo, un po’ per le mete, un po’ per le serate particolarmente limpide che ci hanno permesso di avvistare i gioielli del cielo australe ossia la Grande e Piccola Nube di Magellano (la galassia a noi più vicina) oltre alla famosa Croce del Sud.


Dopo aver attraversato la maggior regione australiana produttrice di cotone, nei dintorni di Narrabri, nella giornata di ieri abbiamo visitato il sito dell’Australian Telescope che rappresenta il più potente e grande sistema di radiotelescopi dell’emisfero australe. Nel sito sono presenti cinque enormi antenne da 23 m di diametro che possono essere spostate lungo delle rotaie a forma di croce. Sfruttando il principio dell’interferometria viene simulata un’unica antenna del diametro di 6km. Con una breve deviazione dal centro astronomico abbiamo avuto anche la possibilità di percorrere le sponde di un laghetto dalle acque lattiginose e perfettamente circolare del diametro di 3 km circa che si pensa sia stato creato in seguito all’impatto di un meteorite.


Lasciati i radiotelescopi abbiamo attraversato la Pilliga Natura Reserve, l’unica foresta primordiale rimasta in Australia. All’interno del parco ci sono lunghe strade sterrate che purtroppo non possiamo percorrere con il nostro camper e che portano a paesaggi magnifici. Tuttavia con uno sterrato piuttosto breve riusciamo a raggiungere il punto di partenza di un sentiero di circa 2km che ci permette di ammirare le numerose grotte di arenaria scavate dall’azione erosiva del vento e dell’acqua. Questa zona è  molto cara agli aborigeni come si può anche osservare dalle incisioni ancora presenti in alcune rocce.



Nella giornata di oggi invece abbiamo visitato al mattino il più importante centro di astronomia ottica dell’Australia, il Siding Spring Observatory che annovera tra la sua decina di telescopi anche il telescopio ottico più grande dell’Australia, l’Anglo-Australian Telescope con un diametro dello specchio di 3.9m.

Nel primo pomeriggio abbiamo spezzato la “monotonia astronomica” con una visita ad una miniera d’oro a cielo aperto oggi “rigenerata”, ossia messa in sicurezza ed attrezzata con diversi sentieri escursionistici. La miniera, aperta nel 1890, ha avuto un secondo periodo di splendore tra gli anni ’90 e il 2002 dopodiché è stata chiusa e riconvertita.


Per porre termine alla giornata, a circa 30 km prima dell’abitato di Parkes abbiamo ammirato “The Dish” il radiotelescopio singolo più grande dell’emisfero australe che con i suoi 64 m di diametro è un vero mostro del settore! Beh per un astronomo come me (almeno in origine) queste due giornate sono state una vera e propria scorpacciata di visioni celestiali !




In serata, prima di approdare al campeggio di Parkes, abbiamo avvistato i primi cartelli con la scritta Melbourne. A conti fatti siamo solo a 730km dal termine delle nostre peregrinazioni.

lunedì 19 novembre 2012

Avventure minerarie

Da Cunnamulla, ci spostiamo in mattinata imboccando la Adventure Way in direzione est. Con una strada dal nome siffatto, ci si aspetterebbero per lo meno strane sorprese ma in realtà si tratta di una normalissima strada di periferia non più larga della via dove abitiamo in Svezia. Quello che è soprendente e un po' avventuroso, invece, è come sempre lo scenario naturale lungo il percorso, che ci offre animali esotici allo stato selvatico 
Il varano a distanza ravvicinata finora l'avevamo visto solo al rettilario...
e vegetazione caratterizzata da altezze crescenti e da una gradazione di verde sempre più pronunciata. Il programma prevedeva un possibile pernottamento nel paesino di St. George: siamo in anticipo e l'idea di passare quasi metà giornata in un posto che non ha nulla di particolare da offrire non ci alletta particolarmente, e quindi procediamo verso Dirranbandi. Non che qui ci sia qualcosa di meglio, ma almeno siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia e arriviamo il giorno successivo in mattinata alla vera attrazione  della regione: Lightning Ridge (siamo ritornati nel frattempo nel New South Wales). 
Il paesello conta in totale 2700 anime ed è noto soprattutto per le sue numerose miniere di opale nero: 100 sono i residenti che vivono della sola attività mineraria. Tra i personaggi che si aggirano in città in effetti alcuni hanno tutto l'aspetto di vecchi minatori, con i vestiti e gli stivali da lavoro impolverati, la borsa a tracolla (magari piena di pietre preziose ?) e l'espressione stanca. 
Dopo un rapido giro all'ufficio turistico, muniti di mappa ci imbarchiamo per un giro in macchina dei campi di scavo, ai margini della città. L'aspetto è quello di pietraie costellate di cumuli di materiale di scavo, e punteggiate da grossi buchi nel terreno protetti da grate. 


Qua e là anche strani macchinari per l'estrazione e la lavorazione delle pietre grezze. Addirittura vediamo roulotte parcheggiate (ad occhio e croce da un bel po' di anni) nel mezzo dei campi di scavo: qualcuno qui ci vive permanentemente ! C'è anche il lato artistico della faccenda: un pittore del luogo con la sua casa-show-room e, a poca distanza, una "casa" fatta di bottiglie e lattine 


e anche una chiesa fatta interamente di lamiera che fu costruita appositamente per un film ("The goddess of 1967") e poi lasciata sul posto. 
Ci fermiamo alla più grande miniera del posto, che è possibile visitare, e scambiamo quattro chiacchiere con il proprietario-minatore. 

Veniamo forniti di caschetto, torcia e mappa della miniera (manoscritta e piuttosto grezza) e da soli scendiamo nelle viscere della terra attraverso una scala a chiocciola di 117 scalini. 

Là sotto è parzialmente illuminato, ma a tratti vi sono dei corridoi bui e viene un po' la pelle d'oca... Vediamo con i nostri occhi le condizioni in cui si lavora in una miniera tuttora attiva (il proprietario-minatore ci racconta di aver fatto il 70% del lavoro da solo dal 1986, e i cunicoli non sono pochi...) e  riusciamo a capirne un po' di più su dove e come si trovano gli opali (non sembra cosa banale). Anche qui non manca il tocco artistico: in uno dei cunicoli c'è un letto sfatto, con tanto di comodino e materiale da lettura serale. A posteriori ci viene raccontato che nessuno in realtà ci ha mai dormito, e si tratta di materiale teatrale utilizzato per alcune scene del film di cui sopra, e poi mai rimosso (troppo complicato tirarlo fuori !). 
Soddisfatti della visita, concludiamo la giornata agli Artesian Bore Bath dove la brontononna osa una nuotatina nell'acqua calda a 41.5°C della piscina pubblica e gratuita (accesso libero 24 ore su 24, 7 giorni su 7 !): l'acqua proviene, calda, direttamente dal Grande Bacino Artesiano. 

Per il resto della famiglia la temperatura è troppo alta, e quindi preferiamo un bagno rinfrescante nella piscina del caravan park ! 

sabato 17 novembre 2012

Terra rossa


Altri due giorni di viaggio, verso sud: Melbourne, la nostra destinazione iniziale e anche finale, ormai si avvicina a grandi passi. Siamo nel Queensland sud-occidentale, delle infinite pianure, secco e torrido, dove tra un paesino e l’altro ci sono non meno di un centinaio di chilometri da percorrere – e in mezzo il nulla. Le attrazioni dei paesini che ci ospitano non sono molte, anche se in ogni microscopico centro abitato troviamo un fornito ufficio informazioni con brochure e mappe stradali.  



A volte l’attrazione principale della città è semplicemente rappresentata dalla bizzarria  decorativa dei suoi abitanti...


Ma è la natura a fare da vero padrone: se sulla nostra rotta turistica della costa orientale avevamo visto molti segnali di attenzione a koala, canguri e wombat ma in realtà nessun animale sulla strada o nelle vicinanze, qui non è inusuale incontrare sulla highway canguri o emù che attraversano senza paura: anzi, possiamo con certezza dire di aver incontrato sulla nostra strada più animali che mezzi di trasporto umano !


Terra rossa alla nostra destra e alla nostra sinistra per centinaia di chilometri, approdiamo infine a Cunnamulla, un paesello dal nome bizzarro dove ci sistemiamo in un delizioso campeggio in riva al fiume, senza alberi né ombra, frequentato da canguri e pappagalli, dove l’occhio spazia all’orizzonte a 360°C e ci godiamo un tramonto rosato e il cielo stellato del sud del mondo.



giovedì 15 novembre 2012

Outback

E’ proprio vero che le cose inaspettate sono le più belle e divertenti: pensavamo di non avere molto da fare nella terra di nessuno dell’outback australiano, se non vedere sterminate distese dove l’occhio raggiunge l’orizzonte in ogni direzione, ma questi ultimi due giorni si sono rivelati una scoperta, al di sopra delle nostre aspettative.

Da Rockhampton imbocchiamo di buon mattino la Capricorn Highway, in direzione ovest: la strada corre parallela al tropico del Capricorno in un paesaggio abbastanza monotono che diventa con il passare dei chilometri sempre più piatto. Se ne vedono poche, di macchine, e la maggior parte dei mezzi che incontriamo sono enormi camion a più rimorchi.

Il nostro paesaggio lungo quasi tutta la highway...

Decidiamo sulla carta di fermarci per una prima sosta-pranzo a Blackwater, convinti che non ci sia nulla di particolare da vedere (sulla nostra guida turistica non c’era alcuna menzione del paesello) ma ci sbagliamo di grosso: Blackwater è sede dell’International Coal Centre, un grande centro educativo sull’industria dell’estrazione del carbone, dal momento che nelle vicinanze di Blackwater vi è la più grande miniera australiana di carbone a cielo aperto. Leggiamo e ci documentiamo, e approfittiamo anche di una passeggiata in un bel giardino in stile giapponese sul retro dell’edificio (la società che gestisce la miniera è parzialmente di proprietà giapponese).
Maciniamo un altro po’ di chilometri e, passata Emerald, ci dirigiamo verso la nostra meta, ovvero la località di Willows Gemfields, un po’ appartata rispetto alla Highway. L’intera regione (come forse qualcuno avrà capito dal nome dei paesi) è ricca di pietre preziose, principalmente zaffiri e opali e a poca distanza vi sono anche i paeselli di Rubyvale e Sapphire. Arrivati a destinazione, cominciamo a capire di essere abbastanza fuori stagione: il primo dei due caravanpark è in chiusura stagionale, e arrivati al secondo e ultimo non troviamo nessuno alla reception, che sembra completamente chiusa. Per la sera ci serve assolutamente la corrente elettrica per il camper e quindi speriamo di trovare almeno qualcuno che ci dia informazioni su dove poterci fermare. Curiosando qua e là dietro la reception del campeggio (che oltre a questo è anche: ufficio postale, supermercatino del paese,  ufficio informazioni, biblioteca pubblica e “centro culturale”) ci imbattiamo con nostra fortuna nella proprietaria del posto, che ci accoglie e ci permette di sistemarci e, sopresa, c’è anche la connessione internet 4 G (e con questo anche la mia lezione settimanale di russo a frequenza obbligatoria è salvata !).  Con nostro stupore siamo quasi gli unici in questo campeggio a zero stelle (definirlo spartano è decisamente un eufemismo, ma quanto a charme e “carattere” si meriterebbe decisamente il massimo dei voti). 

Minaccioso cartello nel bagno degli uomini

Tra le "amenità" del campeggio anche la sala comune con TV e divanetti
Abbiamo la compagnia di una coppia di pensionati di Brisbane, qui residenti “a lungo termine” con la loro roulotte, e un’altra coppia di anziani anche loro qui da parecchi mesi. Ma perché restarsene qui così a lungo, in questo posto sperduto che a malapena esiste sulla carta geografica, 80 residenti permanenti ??? Ma per cercare le pietre preziose, naturalmente ! Willows gemfields è un immenso terreno di ricerca, dove lo scavo “industriale” non è permesso e quindi solo le singole persone possono provare a trovare qualche zaffiro o altra pietra preziosa. Con l’apposito permesso, naturalmente. 
Richiesta di permesso per cercare le pietre preziose....
...ottenibile naturalmente all'ufficio multi-funzione !
Ci risvegliamo il giorno successivo con un po' di emozione: è oggi il giorno dell'eclisse totale di sole  ! Avremmo dovuto essere a Cairns, e l'abbiamo mancata di poco ma non ci perdiamo d'animo e cerchiamo di vedere il possibile anche da qui: l'eclisse qui arriva all'87% ma nonostante la non completezza l'atmosfera è comunque strana, la luce surreale, gli uccelli smettono di cantare e la temperatura cala sensibilmente. Ecco cos'abbiamo visto:


Dopo colazione torniamo con la mente all'avventura della giornata, la ricerca delle pietre ! Dopo aver chiesto lumi su attrezzatura e zona migliore, vi dedichiamo qualche ora con passeggiata fino al terreno di scavo, recupero di un secchio di pietre, ritorno al campeggio, pulitura e setacciamento… Purtroppo non abbiamo molta fortuna ma il divertimento è tanto !
Cercatore nell'outback (notare l'abbigliamento)

All'opera con l'avanzata strumentazione
Ripartiamo, questa volta con meta Barcaldine e  - ancora più a ovest - Longreach: è qui l’outback, il far west australiano, caldo torrido, con i suoi bovini e le sue distese brulle di erba secca, i pub ancora in stile fine ottocento e i pozzi artesiani che riforniscono d’acqua l’intera regione. La temperatura è ben diversa da quella che avevamo lasciato sulla costa: siamo oltre i 30 gradi, umidità sotto il 30%, poco vento, sole a picco. Anche qui vi sono un bel po’ di cose da vedere: la sede originale della compagnia aerea Qantas, con tanto di Boeing 747 che fa bella mostra di sé sulla highway, e soprattutto la Stockman Hall of Fame, uno splendido museo sulla storia dei pionieri e sulla vita in quest’area remota, nonché sulla storia dei Royal Flying Doctors di cui una sede è proprio a Longreach.

Chissà un giorno.... ?
Longreach è l’avamposto dell’outback situato più ad occidente sulla Capricorn Highway, che a questo punto finisce: dopodiché solo piste sterrate per spingersi ancora più all’interno. Noi non possiamo che rivolgere la nostra rotta indietro e poi verso sud, per approdare infine a Blackall, da dove vi scriviamo. Come ogni paesino, anche questo ha le sue attrazioni, tra cui un piccolo museo dedicato al più veloce tosatore di pecore della storia (per la cronaca: 321 pecore in 7 ore e 40 minuti, con rasoio non elettrico). Ci sistemiamo infine in un piccolo campeggio di cui siamo gli unici ospiti e festeggiamo la nostra avventura nell’outback con una gustosa cena all’aperto e con i pipistrelli che svolazzano sopra le nostre teste al calare delle tenebre. Un saluto a tutti dalla gang dell'Outback !


lunedì 12 novembre 2012

Destinazione Tropico


Vi avevamo lasciati nel paesino hippie di  Byron Bay, all’estremo nord della costa del New South Wales. Ci ritrovate in quello che sarà il punto più a nord del nostro viaggio, una meta tutto sommato di rispetto anche se non arriveremo a Cairns per l’eclisse di domani mattina: siamo a Rockhampton, esattamente al tropico del Capricorno,  ed il contachilometri segna circa 4000 km dalla partenza. 
Da Byron Bay abbiamo diretto la nostra rotta lungo la costa, oltrepassando il confine tra New South Wales e Queensland: anche qui molte spiagge da surf ma molto vento nonostante il bel sole, il che ha reso difficile trascorrere più di qualche mezz’ora in spiaggia.  Il tratto di costa a sud di Brisbane è noto come Golden Coast e purtroppo il paesaggio naturale è stato completamente trasformato da un’urbanizzazione estrema e, diventando famosa località turistica e di divertimento (vicina anche a molti parchi di divertimento), si è riempita di grattacieli e cemento. Decidiamo di non fermarci, e proseguiamo oltre per il nostro primo pernottamento vicino al molo del paesino di Jacobs Wells, poco prima di entrare nell’esteso agglomerato urbano di Brisbane. In serata inizia qualche goccia di pioggia che diventa torrenziale nella giornata successiva, il cui programma è la visita alla città di Brisbane. Già sapevamo che girare in città con il camper non sarebbe stata impresa facile, e infatti fatichiamo a trovare un parcheggio: dopo un breve drive-through nel centro storico per vedere i (pochi) edifici d’epoca, troviamo posto nei pressi del Museum of Queensland dove ci fermiamo causa pioggia scrosciante per un’occhiata alle interessanti esposizioni sul passato aborigeno del Queensland.  All’uscita ancora  - tanta – pioggia, per cui recuperato il camper decidiamo di lasciare la città e dirigerci ancora più a nord verso la Sunshine Coast. Il nome del posto purtroppo non è alla sua altezza in questi giorni, infatti durante la nostra permanenza di sole non ne vediamo proprio ed anzi continua a piovere a secchi. Per fortuna c’è la possibilità di fermarsi all’Underwaterworld vicino a Maroochydore, un acquario oceanico dove si può vedere (al coperto) un po’ di tutto, dai pesci tropicali della barriera corallina agli squali e alle razze: c'è anche un tunnel trasparente attraverso cui si può camminare per vedere il tutto sopra la propria testa.
Buono questo bambino....

Coccodrillo del posto !

Salvata la giornata, ci fermiamo infine per la notte ad Alexandra Heads sulla costa sperando che la pioggia ci dia tregua per la giornata successiva.
Al nostro risveglio fortunatamente non piove più ma il cielo è ancora grigio e cupo. Si risale ancora verso nord verso Noosa Heads, la località più “in” di questo tratto di costa, per approdare poi a Hervey Bay, proprio di fronte a Fraser Island, dove il tempo è migliore e ci possiamo godere il panorama e una passeggiata su una spiaggia finalmente non battuta dal vento. 
Bassa marea ad Hervey Bay

Spiaggia tranquilla a Hervey Bay

Cimitero delle meduse

Sarebbe stato bello fare una deviazione per Fraser Island, dove però è necessario un mezzo 4x4 per poter procedere, ma anche il panorama da qui è molto bello: distese di sabbia molto lente dove la bassa marea ha fatto insabbiare non poche barche, gabbiani e pellicani, nonché meduse spiaggiate sulla battigia.  La zona è per il resto famosa per la coltivazione della canna da zucchero, di cui vediamo piantagioni a bordo strada e anche qualche raffineria.
Per la notte scegliamo un’area di sosta bella e attrezzata a Childers, nell’interno,  dove ci sono molti altri camperisti come noi, e la mattina successiva partiamo per un’ultima puntata sulla costa a Tannum Sands: la costa non la rivedremo poi più fino al nostro arrivo a Melbourne, quindi meglio approfittarne ! Da Tannum Sands fino a Rockhampton il paesaggio è abbastanza costante, non ci sono grossi paesi e vediamo eucalipti a destra e a sinistra. Finalmente nel punto più a nord della nostra vacanza giungiamo al Tropico, e ci accoglie all’ingresso del paese un bufalo enorme (naturalmente finto, a decorazione di una rotonda), simbolo di una cittadina famosa per i sui allevamenti di bovini.
Meravigliosi colori ai Tropici
Qui finisce la parte  “da spiaggia” della nostra vacanza, e inizia la parte avventurosa, nella terra di nessuno dell’outback australiano !

giovedì 8 novembre 2012

Lungo la Pacific Highway


Dopo qualche giorno vi scriviamo ora da Byron Bay, il punto più ad est di tutto il continente australiano, appena più a sud di Brisbane. Le giornate appena trascorse sono state dedicate alla scoperta della Pacific Highway, che potrebbe essere definita la cugina australiana della Route 66: una lunghissima strada che inizia da Sydney e si snoda lungo tutta la costa pacifica del New South Wales. 


Le cittadine attraversate dalla strada non hanno in sé nulla di particolare: si tratta perlopiù di piccoli centri abitati situati lungo la costa o appena all’interno di questa, ma nelle cui vicinanze vi sono spiagge e panorami di estrema bellezza. Questi luoghi sono meta di surfisti, e non ci vuole molto a capirne il perché: qui il vento soffia costantemente (nonostante i 26-27 gradi all’ombra non si sente un gran caldo) e le onde non mancano. L’acqua è troppo fredda per i nostri gusti ma ci gustiamo la vista da scogliere e promontori e visitiamo vecchi fari oltre che a fare qualche passeggiata in riva all’oceano.
Pippi Beach - un nome a caso ?

Dal faro di Smokey Cape

Spiaggia o deserto a Stockton Beach ?

La strada tra un centro abitato e l’altro è puro e semplice bush e non si vede molto se non eucalipti a destra e a sinistra. D’estate qui un problema importante sono gli incendi, e questo lo vediamo con i nostri occhi passando attraverso un tratto di strada in cui sono al lavoro vigili del fuoco e polizia con un gran numero di mezzi compresi elicotteri per spegnere delle fiamme che si sollevano da un bosco abbastanza vicino alla strada che stiamo percorrendo. Per noi nessun pericolo, ma si sente comunque la puzza di bruciato e si vede un gran fumo. Ad un certo punto arriviamo ad un centro naturalistico e ci fermiamo per vedere ancora una volta gli animali australiani: qui possiamo (oltre a tutto il resto) addirittura accarezzare un koala e vedere a distanza ravvicinata dei wombat che dormono della grossa nella loro tana…. Galileo come al solito apprezza e dà segno di divertirsi in questa vacanza !
Una curiosità che abbiamo avuto l’occasione di vedere lungo la strada è il museo di New Italy, una comunità fondata nel 1881  da emigranti veneti sulla costa settentrionale del New South Wales ! I cimeli dell’epoca, i documenti e le fotografie nonché l’esposizione dedicata alle regioni italiane sono veramente toccanti !

domenica 4 novembre 2012

Da Canberra a Sydney e oltre


Dopo due splendide giornate a Canberra, che si è rivelata una sorpresa (spaziosa, ben organizzata, pulita, con molte cose interessanti da vedere), procediamo sempre verso nord e arriviamo a Sydney.

Galileo fa conoscenza con un lucertolone ai giardini botanici di Canberra


La bella geometria della capitale


Il moderno Parlamento Australiano

 Lungo la strada attraversiamo un parco naturale e da qui scendiamo verso la costa lungo un bel numero di tornanti (premio della bravura a Gabriele che guida a sinistra il camper di 7 m di lunghezza…). Qui ci fermiamo per qualche breve sosta e osserviamo i temerari che nell'acqua gelida del Pacifico nuotano o fanno surf.... le spiagge certo sono bellissime ma la temperatura oggi non è il massimo (17 gradi di massima e pioggerellina).
Temerari...
Ad un certo punto decidiamo per una deviazione, incuriositi dalle indicazioni stradali per una destinazione quantomeno insolita, che difficilmente ci saremmo aspettati in Australia e che di australiano ha ben poco a dire il vero: un enorme tempio buddhista.  


Veniamo a sapere che la ragione della sua presenza è la sede, proprio vicino a Syndey, di una comunità buddhista molto grande, a cui afferisce addirittura un’università. Giriamo in tranquillità il bel posto, compreso il giardino dagli alberi e dai fiori dai meravigliosi colori, e successivamente proseguiamo verso nord. Ci fermiamo per la notte in un parcheggio sulla spiaggia di Sans Souci, alla periferia di Sydney: dalla finestra del camper mentre ceniamo abbiamo la vista su Botany Bay !
Veniamo svegliati la mattina dal cornacchiare di un gran numero di uccelli marini e dal rumore di un bel numero di ciclisti che partecipano ad una grande manifestazione non competitiva da Sydney a Wollongong passando proprio dal posto dove ci siamo fermati. 

Dalla nostra finestra...

Il traffico verso la città, causa anche la manifestazione, si fa pesante. Tentiamo una sosta a Bondi Beach, che vista la giornata di sole dalle temperature estive  è gremita di gente, ma purtroppo non è facile trovare parcheggio nella mischia e perdippiù con il camper, e ci dobbiamo accontentare di uno sguardo da lontano. Procediamo verso il centro e si rivela un’impresa anche parcheggiare lì: o meglio, i parcheggi ci sono ma non a misura di camper ! Alla fine troviamo un buco e ci piazziamo, giusto il tempo di fare un giro all’Opera House, di goderci il sole sulla baia, e di fare una passeggiata nei giardini botanici, dopodiché ci spostiamo nelle vie centrali per un giro anche lì.
Tutti approfittano della giornata estiva ad Hyde Park

Ai Giardini Botanici

Un classico nella baia

Vecchio e nuovo in centro a Syndey

La difficoltà nel muoverci con il nostro mezzo di trasporto ci inibisce un po’ nella visita della città, visto il traffico, le deviazioni, la viabilità non facilissima: alla fine stanchi proseguiamo verso nord lungo la costa, e dopo l’attraversamento di un altro parco naturale raggiungiamo il nostro caravanpark per la notte a The Entrance, su una striscia di terra tra un lago e l’Oceano Pacifico. La nostra piazzola è a qualche decina di metri dall’acqua, e si vedono anche i pellicani !

giovedì 1 novembre 2012

Canberra e Australian Capital Territory


Gli ultimi due giorni sono stati dedicati allo spostamento da Halbrook a Canberra, la nostra prima grande destinazione. L’itinerario migliore prevedeva purtroppo un bel po’ di autostrada: bene per la tempistica, perché lo spostamento è agevole e veloce, ma non molto da dire sul paesaggio, se non che si tratta di una gran distesa di prati dove a volte si vedono mucche o pecore al pascolo.
Arriviamo a Canberra nel primo pomeriggio e, visto l’orario non molto tardo, ci sembra un peccato parcheggiarci di già in campeggio, e quindi decidiamo di procedere con una deviazione di circa 40 km a sud-ovest per  visitare due cose: in primo luogo il “Canberra deep space communication complex” e successivamente il parco naturale di Tidbinbilla. La strada per arrivare al centro spaziale è un saliscendi tortuoso ma alla fine la nostra ricerca è premiata: in una valle molto isolata appare davanti ai nostri occhi un enorme radiotelescopio. Fortunatamente il visitor center è aperto ancora per un’oretta e quindi ne approfittiamo per una visita: in esposizione la storia del centro, da dove si monitoravano le missioni spaziali della NASA come l’Apollo, nonché un bel po’ di materiale storico come tute spaziali e campioni di cibo liofilizzato spaziale. Chi l’avrebbe mai detto che saremmo riusciti a visitare anche questo ? Gioia pura per noi, appassionati di spazio e scienza.


A poca distanza dal centro spaziale si trova la riserva naturale,  la cui visita riserviamo al giorno successivo, sistemandoci per la notte in un campeggio nelle vicinanze. Si tratta di un campeggio “libero”, ovvero senza cancelli o sbarramenti, ma gestito dal parco naturale e dove si può sostare previo pagamento della modesta quota direttamente in una “busta dell’onestà” da infilare in una cassettina di legno all’ingresso… Siamo proprio da soli: non c’è connessione internet, il cellulare non prende, non ci sono altri campeggiatori e i nostri vicini di casa sono pappagalli variamente colorati che svolazzano a breve distanza e canguri che invece aspettano l’imbrunire per saltellare qua e là molto vicino al nostro camper da dove li osserviamo dopo cena al buio completo (per fortuna c’è la luna piena).
Al risveglio ci sgranchiamo le gambe con una breve passeggiata verso una cascata lì nelle vicinanze, e successivamente procediamo con la visita del parco: 20 km di itinerario in camper con varie soste per procedere a piedi lungo vari sentieri ed ammirare la fauna locale. Canguri, emù, pappagalli, volatili di varie specie, cigni neri, anatre… ci mancano ancora i koala e gli ornitorinchi ma speriamo nei prossimi giorni ! La netta sensazione è quella di trovarsi in un luogo primordiale, probabilmente non molto diverso da com’era migliaia di anni fa…


Nel pomeriggio facciamo ritorno a Canberra dove ci troviamo a risolvere un piccolo problema tecnico (per fortuna siamo in una grande città dove c’è il negozio con la Mela, altrimenti questo post avrebbe dovuto aspettare parecchio !). Non disperiamo e risolto il tutto cogliamo l’occasione per fare una passeggiata per le vie del centro, concludendo degnamente con un giro su un colle in periferia da dove si può ammirare la struttura geometrica di questa città spaziosa, che a me per molti aspetti ricorda la svizzera Ginevra. Domani ci aspetta un bel giro per la città: in programma la visita al Parlamento, al Museo Nazionale Australiano e ai Giardini Botanici.