lunedì 19 novembre 2012

Avventure minerarie

Da Cunnamulla, ci spostiamo in mattinata imboccando la Adventure Way in direzione est. Con una strada dal nome siffatto, ci si aspetterebbero per lo meno strane sorprese ma in realtà si tratta di una normalissima strada di periferia non più larga della via dove abitiamo in Svezia. Quello che è soprendente e un po' avventuroso, invece, è come sempre lo scenario naturale lungo il percorso, che ci offre animali esotici allo stato selvatico 
Il varano a distanza ravvicinata finora l'avevamo visto solo al rettilario...
e vegetazione caratterizzata da altezze crescenti e da una gradazione di verde sempre più pronunciata. Il programma prevedeva un possibile pernottamento nel paesino di St. George: siamo in anticipo e l'idea di passare quasi metà giornata in un posto che non ha nulla di particolare da offrire non ci alletta particolarmente, e quindi procediamo verso Dirranbandi. Non che qui ci sia qualcosa di meglio, ma almeno siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia e arriviamo il giorno successivo in mattinata alla vera attrazione  della regione: Lightning Ridge (siamo ritornati nel frattempo nel New South Wales). 
Il paesello conta in totale 2700 anime ed è noto soprattutto per le sue numerose miniere di opale nero: 100 sono i residenti che vivono della sola attività mineraria. Tra i personaggi che si aggirano in città in effetti alcuni hanno tutto l'aspetto di vecchi minatori, con i vestiti e gli stivali da lavoro impolverati, la borsa a tracolla (magari piena di pietre preziose ?) e l'espressione stanca. 
Dopo un rapido giro all'ufficio turistico, muniti di mappa ci imbarchiamo per un giro in macchina dei campi di scavo, ai margini della città. L'aspetto è quello di pietraie costellate di cumuli di materiale di scavo, e punteggiate da grossi buchi nel terreno protetti da grate. 


Qua e là anche strani macchinari per l'estrazione e la lavorazione delle pietre grezze. Addirittura vediamo roulotte parcheggiate (ad occhio e croce da un bel po' di anni) nel mezzo dei campi di scavo: qualcuno qui ci vive permanentemente ! C'è anche il lato artistico della faccenda: un pittore del luogo con la sua casa-show-room e, a poca distanza, una "casa" fatta di bottiglie e lattine 


e anche una chiesa fatta interamente di lamiera che fu costruita appositamente per un film ("The goddess of 1967") e poi lasciata sul posto. 
Ci fermiamo alla più grande miniera del posto, che è possibile visitare, e scambiamo quattro chiacchiere con il proprietario-minatore. 

Veniamo forniti di caschetto, torcia e mappa della miniera (manoscritta e piuttosto grezza) e da soli scendiamo nelle viscere della terra attraverso una scala a chiocciola di 117 scalini. 

Là sotto è parzialmente illuminato, ma a tratti vi sono dei corridoi bui e viene un po' la pelle d'oca... Vediamo con i nostri occhi le condizioni in cui si lavora in una miniera tuttora attiva (il proprietario-minatore ci racconta di aver fatto il 70% del lavoro da solo dal 1986, e i cunicoli non sono pochi...) e  riusciamo a capirne un po' di più su dove e come si trovano gli opali (non sembra cosa banale). Anche qui non manca il tocco artistico: in uno dei cunicoli c'è un letto sfatto, con tanto di comodino e materiale da lettura serale. A posteriori ci viene raccontato che nessuno in realtà ci ha mai dormito, e si tratta di materiale teatrale utilizzato per alcune scene del film di cui sopra, e poi mai rimosso (troppo complicato tirarlo fuori !). 
Soddisfatti della visita, concludiamo la giornata agli Artesian Bore Bath dove la brontononna osa una nuotatina nell'acqua calda a 41.5°C della piscina pubblica e gratuita (accesso libero 24 ore su 24, 7 giorni su 7 !): l'acqua proviene, calda, direttamente dal Grande Bacino Artesiano. 

Per il resto della famiglia la temperatura è troppo alta, e quindi preferiamo un bagno rinfrescante nella piscina del caravan park ! 

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