venerdì 5 novembre 2010
Un corso ad Uppsala: qualche riflessione
Sono di ritorno da ad Uppsala dove sono stata con Giulia per un corso di formazione di 4 giorni. Tema del corso: approfondimento di neurologia d'urgenza. Target del corso: medici che nella loro attività quotidiana hanno a che fare con tali problemi, siano questi medici semplici tirocinanti, specializzandi o già specialisti.
Il corso era molto ben fatto e fin dalla prima lezione ci sono stati forniti molti spunti concreti e subito applicabili alla pratica quotidiana (ovviamente presupponendo che la teoria sia già nota, come appunto dovrebbe essere).
Dimenticavo una cosa: il corso - compresi l'alloggio e il viaggio per venire fin qui - è stato interamente pagato dalle rispettive aziende sanitarie dove ognuno di noi partecipanti lavora (da Kiruna a Malmö).
E il mio pensiero non può che tornare al periodo della nostra formazione da specializzande, non molto tempo fa a Padova: durante i 5 anni di formazione, solo lezioni estremamente teoriche e con pochi riscontri applicativi, nessun corso pagato dalla scuola di specializzazione (alla quale in cambio lasciavamo poco meno di due migliaia di euro all'anno di tasse, oltre a lavorare - ma dove andavano questi soldi, ci si può chiedere), e la costante necessità di "far da sè" per raggiungere quelle competenze richieste nel lavoro di tutti giorni (con conseguenti dubbi amletici: "ma sarà proprio così ? Non ho nessuno a cui chiedere... non ci sono mai delle direttive chiare e univoche..." che oggi cerchiamo in tutti i modi di lasciarci alle spalle).
E il pensiero va anche ad un articolo pubblicato qualche tempo fa su un'edizione locale del Corriere della Sera: una delegazione svedese si è recata non molto tempo fa in Italia - a Pavia - per reclutare medici da assumere con contratti a tempo indeterminato nel sistema sanitario svedese. Oltre a lavoro vero e proprio, vengono offerti anche aiuto per la sistemazione abitativa e corsi di lingua svedese. Nonché uno stipendio assolutamente lontano da quello che l'Italia può offrire: anche se la cifra citata nell´articolo - a buon senso - dovrebbe quella lorda - a meno che il lavoro non sia nell'estremo nord del Paese dove lo svantaggio climatico e la distanza non indifferente dal resto del Paese con conseguenti difficoltà di spostamento vengono compensati in vile denaro.
Il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia pavese metteva allora in guardia di fronte alla previsione della penuria di medici che l'Italia si troverà ad affrontare a partire dal 2015, quando la generazione sanitaria formatasi negli anni '70 andrà in pensione: sembra che l'Italia tra qualche anno si troverà ad affrontare una situazione che la Svezia sta già vivendo da anni, e forse ci sarà la necessità di reclutare medici dall'estero. Ma siamo proprio sicuri che questi medici stranieri vogliano venire a lavorare in Italia piuttosto che in altri Paesi ? Che tipo di formazione o di condizioni lavorative saprà offrire il nostro Paese a quel punto ? Saranno competenti e ben formati i medici del futuro in Italia ? Quanto competitivo sarà il nostro Paese per quanto riguarda la formazione e l´aggiornamento continuo del personale ? La speranza è che non si continui a fare affidamento sulla buona volontà e sul senso del dovere di ognuno, ma che si inizi ad investire sulla formazione un po' di più dall'alto.
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7 commenti:
Anche io sono un medico, specializzanda al I anno. Anche io sono insoddisfatta della formazione pratica, praticamente inesistente rispetto a quella teorica. Il risultato sono delle lacune nella gestione dei pazienti, soprattutto per quanto riguarda la terapia. Io, come altri, cerco di porre rimedio a questo con lo sforzo individuale. Ma sarà sufficiente a fare di me un bravo medico? non so, sento che questo sistema formativo non garantisce una formazione ottimale, non quella che io vorrei. Spero che in futuro qualcosa cambi, perchè se continua in questo modo la scuola di medicina italiana (che una volta era rinomata, lo dicono anche i colleghi all'estero) non potrà costituire una valida scelta per chi, dall'estero, volesse venire a studiare o lavorare in Italia.
come sempre sono senza parole... è evidente che in Italia la formazione non è considerata importante a nessun livello, se consideriamo che le aziende assolvono agli obblighi formativi dei dipendenti solo per obbligo, appunto, che andiamo di riforma in riforma a diminuire sempre di più i fondi per la scuola (nelle scuole elementari pubbliche sempre più spesso i genitori sono costretti a collette per comprare cancelleria, carta e... cartaigienica!!), per non parlare della riduzione giorno dopo giorno dei fondi per la ricerca alle Università, che sempre più, sfruttano, non avendo altre risorse, dottorandi, laureandi, giovani volontari senza dar loro alcuna sicurezza sul futuro... è vero, prima o poi dovremo pagarne il conto...
Colgo l'occasione per fare un paragone con la formazione in psicologia, in Italia siamo obbligati a fare un tirocinio di un anno, non pagato. Prima dell'abilitazione alla professione ci è assolutamente vietata qualsiasi somministrazione di test, colloqui individuali e iniziative autonome. Inutile dire che coloro che ci accolgono per fare tirocinio (dopo attenti colloqui degni di un posto di lavoro rispettabile) ci considerano degli sprovveduti e molti miei colleghi si sono trovati a fare fotocopie e portare caffè. Qui in Svezia l'anno di tirocinio è pagato, gli psicologi hanni i propri pazienti e possono cominciare a fare terapia, una mia amica ha fatto una tesi di laurea sulla sua esperienza di terapia con un gruppo di persone. Ancora una volta l'Italia dimostra quanto il mondo del lavoro sia qualcosa di lontano, una volta finito non si sa da dove cominciare..
Scusate se esco fuori dall'argomento del post, vorrei solo farvi una domanda: come fate per la lingua? Non è un ostacolo? Mi rivolgo soprattutto a Silvia, che è un medico: dev'essere stato difficile imparare tutto il linguaggio tecnico... Io faccio ancora l'ultimo anno di liceo, ma la mia intenzione è di prendere medicina e, magari, emigrare una volta finito.
Grazie!
@ Riccardo: lo svedese non è più nè meno difficile dell'inglese, tutto sta nel prendersi per tempo e impararlo prima di arrivare qui !!
L'avete imparato in Italia quindi?
ciao, volevo doamndare a silvia perchè in svezia han carenza di medici : non credo che manchino buone università e aspiranti medici .
grazie paola
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