giovedì 2 dicembre 2010

Mamme in attesa/2

Più di qualcuno mi ha chiesto da quando resterò a casa in marternità: se tutto va bene, questo avverrà dalla terza settimana di gennaio, quando mancherà più o meno un mese al grande evento. E a questo punto molti, soprattutto in Italia, hanno espresso il loro stupore chiedendomi se non avessi intenzione di farmi mettere in "maternità anticipata" in considerazione del lavoro che faccio (qualche ora in piedi, contatto con gente più o meno ammalata). E qui ho notato una delle enormi differenze con l'Italia. Ma andiamo con ordine.
In Svezia si ha diritto a restare a casa "in maternità", a propria discrezione, a partire dal penultimo mese di gravidanza (esattamente come in Italia) percependo quella che viene chiamata "föräldrarpenning" ovvero l'assegno di maternità (esattamente come in Italia). Ed esattamente come in Italia, se sopraggiungono dei problemi di salute legati alla gravidanza può succedere di dover restare a casa prima del previsto. La legge italiana concede l'astensione anticipata: a) nel caso di gravi complicanze della gestazione o di preesistenti forme morbose che si presume possano essere intensificate dallo stato di gravidanza; b) quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino; c) quando la lavoratrice non possa essere adibita ad altre mansioni.
L'enorme differenza sta nel cosa viene percepito come "problema di salute legato alla gravidanza" che rientri nei tre punti sovrastanti. In Italia, almeno facendo riferimento al giro delle mie conoscenze, , è molto facile ottenere la dispensa dal lavoro fin dai primissimi mesi di attesa anche per motivi oggettivamente non gravi, quando la gravidanza di per sè non presenta particolari complicazioni (a patto di avere un lavoro da dipendente con regolare contratto e tutti i diritti garantiti - altro discorso vale per le lavoratrici libero-professioniste che non si possono permettere di stare a casa molto...). 

"Faccio un lavoro stressante" (e qual è il lavoro che non implica una qualsivoglia forma di stress ? Spesso si tratta di lavoro sedentario per 8 ore al giorno, 5 giorni alla settimana - che quindi dal punto di vista strettamente fisico non compromette il regolare decorso della gravidanza), o ancora "devo guidare per 10 km fino al luogo di lavoro" (Embè ? Da quando in qua andare in macchina fa male ?) oppure al contrario "non ho la macchina e devo andare a piedi/con l'autobus fino al luogo di lavoro" (e ovviamente non si tratta di 10 km a piedi...). Ma poi via di viaggi verso località esotiche, vai con lo shopping di giornate intere (quanti km a piedi si fanno girando tra negozi ?!?). 
Insomma ogni scusa è buona per farsi esonerare... complice il medico (a cui magari si lascia giù una lauta cifra ogni mese per la visita privata di controllo: "e voglio bene vedere se non mi dà ragione ! Se poi succede qualcosa, si becca una denuncia !") e complice anche una certa mancanza di senso civico da parte di chi richiede questi benefici. 
In Svezia invece la concessione dell'astensione anticipata dal lavoro è molto più limitata, e riguarda quei casi in cui o la gravidanza presenta degli oggettivi e gravi problemi documentabili dal punto di vista medico o il tipo di lavoro è effettivamente ritenuto non idoneo allo stato di gravidanza. In questo secondo caso però, prima di concedere alla lavoratrice di restare del tutto a casa, è necessario che il datore di lavoro dichiari che non è possibile un temporaneo cambio di mansioni (per esempio da un lavoro fisicamente impegnativo ad uno sedentario) nell'ambito della stessa azienda. Questo sarebbe previsto anche in Italia, ma in quanti casi viene realmente applicato ?
In Östergötland per esempio la percentuale di astensioni anticipate prima della 32ma settimana di gravidanza si attesta intorno al 15% del totale e in nessuna regione questa percentuale è maggiore del 25% (fonte: Barnmorskeförbundet - Nationellt Kvalitetsregister för mödrahälsovård). Per quanto riguarda l'Italia, dopo 3 settimane (!!!) di ricerche non sono riuscita a trovare delle cifre o delle percentuali, ma "a naso" mi sentirei di dire che la percentuale di astensioni è molto più elevata. Ogni contributo a conferma o smentita della mia tesi è chiaramente il benvenuto se supportato da dati numerici sull'Italia !

27 commenti:

Giulia ha detto...

Un'altra differenza importante è quella che riguarda il lavoro notturno: in Italia è proibito dall'inizio della gravidanza, in Svezia no (come noi due ben sappiamo!!!).
Però in Svezia i diritti delle donne incinte e delle mamme sono goduti da tutte, in Italia solo da quella minoranza che ha un contratto da dipendente a tempo indeterminato, che sta diventando sempre più raro...

Silvia ha detto...

Il lavoro notturno è proibito in certi ambiti fin dall'inizio della gravidanza (non però nel nostro campo lavorativo) e in ogni caso è proibito negli ultimi 2 mesi.
Nel nostro caso ci sono regole variabili a seconda del posto di lavoro: per es. a Jönköping si può essere esentati su semplice richiesta (per qualunque motivo) mentre questa regola non vale altrove.

Anna ha detto...

ciao silvia, partendo dal presupposto che è giusto quello che scrivi, non sarei però così severa sul discorso del lavoro stressante e sul guidare la macchina. Come ben sai questi due aspetti della vita sono molto diversi tra italia e svezia, complici il lavoro frenetico e comunque un modo di vivere meno rilassato, e dal mio punto di vista una situazione che per me non è stressante, per un'altra persona lo può essere e causare un'attivazione adrenergica eccessiva, credo sia una cosa troppo soggettiva però ti assicuro che uno stato di stress può dare disturbi anche gravi, guarda la cardiopatia di ... azz non mi ricordo + il nome giapponese (il mio cervello atrofizzato in maternità). Allo stesso modo il guidare, pensa che alla prima gravidanza la mia ginecologa, poi cambiata, mi ha detto che oltre a non dover andare in bici (con la seconda sono andata fino all'8 mese) non potevo spostarmi in macchina per tragitti troppo lunghi (per intenderci quell'estate ho fatto 2000 km fino in francia e poi altri 2000 fino in Puglia), però ci sono dei casi in cui il movimento della macchina può causare contrazioni e allo stesso modo io non sarei così felice di guidare in mezzo al traffico ad es di Milano (anche da non incinta). Tutto troppo soggettivo, come sono sempre le valutazioni italiane e quindi dentro il minestrone metti di tutto, dalla fancazzista a quella che magari fa proprio bene a stare a casa.

Francesca ha detto...

Sono d'accordissimo con Anna:la situazione di una donna gravida è molto soggettiva. C'è chi sta bene fino dall'inizio, chi è tranquilla, chi invece ha l'ansia, soprattutto in caso del primo figlio, di far qualcosa di sbagliato. E così anche riguardo alle visite, come avevi scritto l'altra volta:non vedo perchè una donna, magari preoccupata o insicura, non possa, pagando, andare a fare un'ecografia al mese,se quasto la tranquillizza.
Invidio per molte cose il sistema svedese, e so benissimo che in Italia ci siano molti malfunzionamenti, ma in questo caso sarei meno severa nei giudizi.

Giulia ha detto...

@ Anna: intendi la sindrome di Takotzoubo o "sindrome del cuore infranto"? In effetti 20 anni fa non ci avrebbe creduto nessuno :-D!
Tornando al discorso, secondo me si tratta proprio di atteggiamenti diversi riguardo al rischio e alla sicurezza oltre che di un diverso rispetto di chi lavora. Riguardo all'atteggiamoento sui rischi, in Italia secondo me si vicv una grossa contraddizione: in certi ambiti si vuole scongiurare anche il più minimo rischio, in modo esagerato, spesso perchè il singolo (medico, amministratore, ente) deve "pararsi il culo" da eventuali denunce e pretese. In altri, specie ove ci sia da guadagnare, non si guarda in faccia a niente (vedi l'ospedale "antisismico" fatto con la sabbia, le case costruite sui greti... ma, non è colpa di nessuno).
Qui fanno le cose con più pragmatismo. Esempio (che farà inorridire molti italiani addetti ai lavori). In Italia un'infermiera non può lavorare in reparto fin dal primo giorno in cui comunica che è incinta, ma deve essere trasferita ad altre mansioni, es. archivio, amministrazione ecc. Perchè? Per il rischio di venire a contatto con agenti infettivi, visto che gli infermieri lavorano a più stretto contatto con i malati, fanno prelievi (rischio di pungersi) ecc. In Svezia lavorano tranquillamente. Non in pronto soccorso, ovvio, dove il alvoro è più pesante e rischiso, ma nei reparti sì. Se c'è un paziente con una malattia infettiva pericolosa, si girano i turni in modo che chi è incinta non debba entrarci in contatto. Certo, conta molto il fatto che il lavoro è fisicamente meno pesante (meno pazienti per infermiere, più personale ausiliario ecc.). Ma conta anche la mentalità di un livello di protezione "ragionevole" e non assoluto. Non da ultimo, contano il rispetto per chi lavora e la flessibilità.
Io sono contenta che in Italia esista questa regola per le infermiere, perchè considerato che negli ospedali il personale è appena appena sufficiente, se la regola non ci fosse le infermiere incinte si troverebbero a lavorare in un ambiente a rischio, senza la possiblità di rifiutare compiti effettivamente pericolosi. Questo capitò realmente a una mia collega specializzanda, a causa del fatto che le stesse garanzie non valgono per tutti, quindi lei, non tutelata da alcun pezzo di carta, non poteva rifiutarsi.
Qui la regola non c'è e ne guadagna l'organizzazione in generale (avete idea di cosa vuol dire, per un reparto, rinunciare senza preavviso al lavoro di un'infermiera esperta?). In compenso se ritengo che la mia situazione sia a rischio, per un certo motivo, ne parlo apertamente e CHI COMANDA si prende la responsabilità di individuare una soluzione, e non mette la testa sotto la sabbia perchè "tanto io applico il regolamento".
Scusate se tanto per cambiare sono dura contro il sistema italiano, ma dopo averci vissuto in mezzo per anni, e avendo visto qui che lavorare in modo diverso è possibile, ci sono tanti sassolini che vengono fuori...

Giulia ha detto...

@ Francesca: ma anche qui, pagando, si possono fare da un privato tutte le ecografie che si vuole... però non cercano di convincerti che sia necessario!
E davvero, se la gravidanza non ha complicazioni non ha proprio senso stare a casa fin dai primi mesi... perchè, per l'ansia di fare qualcosa di sbagliato, che cosa?
Anche io, all'inizio di questa mia seconda gravidanza, e superata una minaccia d'aborto per la quale effettivamente sono stata a casa due settimane, mi sentivo molto stanca, nervosa, avevo le nausee ecc... e vista la situazione appena passata, voglia di lavorare zero. Ma posso ben chiedere 2 giorni di ferie e la mia capa mi ha tolto i turni dei week end e le notti per un mese (e qui ritorno al discorso sul rispetto per i collaboratori e la flessibilità). Davvero lo Stato avrebbe dovuto pagarmi uno o due mesi di riposo?
L'idea che una donna incinta debba evitare di strapazzarsi è giusta, ma da qui a dire che, A SPESE DELLA COLLETTIVITÀ, debba evitare qualunque tipo di stress quotidiano... e allora le casalinghe (vere non quelle con la colf), mamme di 2 figli piccoli, quando sono incinte del terzo cosa dovrebbero dire!? :oD!!!
Comunque anche qui se soffri grossi fastidi collegati alla gravidanza, come nausee forti o dolori al bacino ti mettono in malattia, solo che spesso lo fanno riducendo, ma non annullando l'orario di lavoro, oppure per un periodo limitato, fino a che il problema si è risolto. E, non mi stancherò di ripeterlo, queste agevolazioni saranno meno generose che in Italia, ma valgono per tuuuuuuuuttte quante, anche le ventenni precarie.

PS Nella maggior parte del mondo, le donne incinte si portano il figlio piccolo e 50 kg di legna sulle spalle tutti i giorni fino al parto e devono servire e riverire il marito... negli USA la licenza per maternità (per chi ha un lavoro regolare e non deve farne 2 per sopravvivere), è di sole 2 settimane... noi in Europa abbiamo conquistato un grande benessere e diritti sacrosanti che è giusto difendere, ma cerchiamo di mantenere le proporzioni per favore!

Francesca ha detto...

Sicuramente hai ragione:come ti ho detto non sarò certo io a venirti a dire che il sistema italiano non abbia falle, o che non ci siano donne che se ne approfittano.Dico solo che secondo me ogni caso è a se, e quindi comprendo e ammiro la donna che si sente di lavorare fino all'ottavo mese,ma non commisero le donne che invece, per insicurezza o certamente per supervalutazione dei rischi effettivi, decidono di stare a casa dal lavoro prima.
Tutto qui.

Ps.Di certo ci sono parti del mondo in cui le donne non hanno i nostri privilegi, ma credo che a causa di questa mancanza le conseguenze siano sotto gli occhi di tutti.

Silvia ha detto...

@ Francesca: qui non si tratta di avere coraggio o no. Secondo me la regola dovrebbe essere che tutte lavorano fino al 7mo mese (ansia o no, non è mica una malattia !), a parte chi ha OGGETTIVI motivi per esserne esentata (ovvero chi ha problemi documentabili, non paranoie mentali). In Italia mi sembra invece che questa sia l'eccezione anzichè la regola.
E poi, non mi sembra giusto che chi paga per farsi visitare privatamente possa avere per questo una "via preferenziale" per farsi mettere in maternità anticipata senza oggettivo motivo...
Quanto alle eco: ognuno può farsene fare quante ne vuole (anche qui), ma siamo proprio sicuri che sia necessario ?

Giulia ha detto...

La gravidanza e la maternità in generale sono vissute con meno ansia e più naturalezza qui. Sarà perchè avere figli non è un'eccezione ma un fatto normalissimo.
Le risorse che si usano per le maternità anticipate non necessarie, sarebero meglio spese per prolungare il congedo di maternità (che in Italia copre solo fino ai 3-4 mesi del bimbo, senza parlare del fatto che non è fruibile dal padre salvo casi eccezionali) o pagare meglio quello genitoriale facoltativo (attualmente al 30% dello stipendio, pochino per una famiglia media), o magari estendere le garazie ai precari.
Sono queste le cose che penalizano le famiglie e i bambini.

Anna ha detto...

a tutte forse non è necessario, ma a mia cognata l'ecografista ha voluto lo stesso fargliene una in + oltre alla terza canonica e ha visto che in 2 settimane la bambina aveva arrestato la crescita e si era sviluppata un'insufficienza placentare che probabilmente avrebbe portato a sofferenza e/o morte, gli aveva infatto già arrecato un'ischemia cardiaca seppur lievissima e da quanto ho imparato abbastanza frequente in questi casi (fino a 2settimane prima era tutto regolarissimo), cosa che sarebbe stata notata solo col monitoraggio ecg che si fa al termine gravidanza. Non sarà sempre necessario ma in questo caso io ringrazio la sua pignoleria perchè poteva benissimo andare peggio e sarebbe stato brutto.
secondo me è cambiata l'idea di maternità, prima i bambini arrivavano, adesso si programmano o comunque si decide che si può provare, e molte donne decidono tardi e i rischi aumentano quando hai una maternità a 40 anni poco + o poco meno, non è certo come averla a 28 anni. Sono d'accordo che non sia una malattia però io non sottovaluterei gli stati d'ansia, ripeto, in italia il modo di vivere è come ci state raccontando da mesi ormai, totalmente diverso dalla svezia, e mi meraviglio che come medico sottovaluti l'ansia che in alcune casi può essere semplice paranoia come dici tu (anche se etichettarla così vorrebbe dire non cercare assolutamente di vedere il punto di vista dell'altro, è vero che molta gente si fa paranoie ma chi sono io per dire che sono solo paranoie)ma in altre nasconde un disagio + profondo ed è stato visto che uno stato di stress si ripercuote anche sul feto (non so citarti la fonte, la cercherò, se ne parlava una sera tra amici-colleghi), quindi come dice francesca è soggettivo e come medico io credo che non si possa ignorare come una persona percepisce se stessa e la sua condizione di salute, al di là che sia in gravidanza o meno.

Giulia ha detto...

@ Anna: ci sono molti casi in cui non è difficile riconoscere le "paranoie" dai problemi. Se una viene e mi dice "devo guidare sulla tangenziale per andare al lavoro e questo mi stressa, ho un cattivo rapporto con la mia collega e quando sono in ufficio mi viene il mal di testa"... io le devo fare il certificato di gravidanza a rischio? Ma non sono difficoltà che abbiamo vissuto tutti, e cercato di risolverle come meglio possiamo? Se diventano più serie puoi aver bisogno dell'aiuto di un professionista per risolverle, non per forza di stare a casa dal lavoro! Meno male che qui in Svezia lo chiamano lo Stato-mamma, ma questo italiano mi sembra più uno stato-placenta!
Guarda che qui, almeno dove lavoriamo noi, non sottovalutano affatto gli stati d'ansia e di stress. Pensa che in tutti i centri medici di base pubblici lavorano più psicologi e "kurator" (si potrebbero equiparare ai counsellor) proprio con lo scopo di parlare con chi ha questi problemi ed aiutarli a risolverli.
Sarà meglio affrontare la cause dell'ansia e dello stress e insegnare a gestirle, che dire sbrigativamente "si, hai ragione sei stressata, questo può farti male per cui eccoti qui il certificato di gravidanza a rischio"? Tra l'altro, anche qui per situazioni di stress psichico si può mettere un/una paziente in malattia per un periodo di tempo, o magari (anche meglio) prescrivere il lavoro part time, ove ve ne sia bisogno per aiutarla a recuperare. Quello che non mi sembra giusto è che si usi la definizione di gravidanza a rischio a sproposito.
Poi c'è un'altra cosa che non capisco (non dico a te Anna, ma parlo in generale): tanto preoccupazioneper lo stress e i "richi" in gravidanza, e tanta poca attenzione alla qualità di vita dei genitori di bimbi piccoli (vedi povertà di risorse assegnata a congedo parentale, nidi ecc)
Sará pure documentato che lo stress materno ha effetti sul feto, ma mi pare molto più fondato che danneggia lo sviluppo del bambino!
Non sarà che, tanto per cambiare, in Italia contano più gli embrioni dei bambini veri?

Anna ha detto...

sono d'accordocon te, giulia. se il medico ascoltasse di + le cosidette paranoie, non si limiterebbe a definire la gravidanza a rischio, quello che volevo dire io a silvia è che è sbagliato, secondo me, parlare di paranoie perchè ognuno percepisce la sua relatà in modo soggettivo, quindi cose che per te sono state scemate e le hai supertae in poco tempo, un'altra persona, per carattere diverso magari ha un attacco di panico. Io penso si dia + importanza all'embrione perchè le donne si fanno in 1000 per avere un bambini, anche con metodi non naturali, anche quando l'età non lo permetterebbe più, quindi si carica l'embrione di aspettative e alla prima cosa che va sbagliata che sia errore del medico o no, comunque scatta la denuncia, per questo i medici fanno medicina preventiva, perchè è + semplice e costa meno fatica che spiegare come stannole cose e io sono , e lo sai, contro la medicina preventiva.

Anonimo ha detto...

Mi introdotto anche se sono maschio.
Concordo con Silvia: tutte le giovani mamme che conosco hanno "scioccato" una gravidanza a rischio ogni volta che hanno potuto.
Non possiamo lamentarci dell'italia quando siamo i primi a causare, ognuno nel suo piccolo, i problemi. É una questione di responsabilità personale. Altrimenti finisce che è sempre colpa degli altri se le cose vanno male.
Silvia è anche troppo tenera. Le madri ansiose è quasi certo che crescano i loro "bambini" col cordone ombelicale fino ai quaranta anni (del "bambino" non della madre). Non conosco madri ansiose che non abbiano figli bamboccioni, o che non vorrebbero che rimasero tali.
Questo è uno dei mali peggiori dell'italia.
Se una è ansiosa che impari a convivere con le paure o che faccia a meno di essere madre. La paura è normale ed umana davanti ad un evento nuovo ed importante come una prima maternità. Fuggire le paure e cercare la rassicurazione ad ogni costo è deleterio e non fa che accrescere l'ansia e il senso di inadeguatezza.
Marco

orma@ormagraphica.it ha detto...

Io ho lavorato entrambe le gravidanze fino al giorno in cui sono andata in ospedale per partorire, e ho ricominciato a lavorare appena rientrata a casa dopo le nascite. E tutto questo non perchè mi facesse piacere, ma solo perchè non avevo un lavoro "in regola", ma con partita iva.
Gravidanze splendide, anche se la macchina la escluderei in gravidanza, ma solo perchè ho notato che il livello di attenzione si abbassa notevolmente, almeno a me, gli unici incidenti che ho avuto li ho avuti con il pancione.
Secondo me è un po' come il discorso che i bambini al nido sono sempre ammalati per le mamme che se lo possono permettere, o ho avuto una fortuna sfacciata con entrambe o forse si ammalano meno perchè noi non abbiamo nessuno a cui lasciarle e nemmeno possibilità di stare a casa se si ammalano, e questo comporta genitori meno apprensivi che le mandano a scuola anche con un po' di tosse e i nasi colanti.

Anna ha detto...

@marco, lo dico con ironia... spero tu non sia psicologo perchè quello che scrivi è poco empatizzante e un pò giudicante, ma accetto che ognuno abbia il suo punto di vista, l'unica cosa è che come maschio, anche se sei o sarai un papà fenomenale, non potrai mai capire la maternità, quindi secondo me non è bello puntare il dito e giudicare una mamma ansiosa per le cose che fa, anche perchè ci sono persone ansiose che si rendono conto di esserlo e magari hanno gli strumenti per affrontare l'ansia, altre non si rendono conto del loro stato di ansia e non si può fargliene una colpa.

@orma: io ho notato che la mia attenzione è notevolmente diminuita da quando sono mamma... soprattutto in macchina, sarà la sindrome multitasking? (=

cuocavolante ha detto...

@orma: ciao ho letto il tuo post e sono rimasta un po' male. Io sono una lavoratrice con partita iva, mio marito ha un contratto con una micro societa' di consulenza, abbiamo un bimbo di quasi due anni che va al nido comunale.Quando dici che non puoi tenere a casa le bimbe se stanno male e che le mandi cmq a scuola, mi fa pensare che non hai molto rispetto e considerazione per i bimbi che sono con le tue. Dico questo perche' spesso vedo bambini portati a scuola con tosse, raffreddore e mio figlio puntualmente si prende di tutto. Non sono una mamma ansiosa e penso che sia quasi "fisiologico" questo ammalarsi, ma appunto fisiologico, mio figlio soffre di convulsioni febbrili quindi quando si ammala lo dobbiamo tenere a casa anche con 37 e tenerlo sempre sotto controllo, la conseguenza qual'e'? che io non posso lavorare e quindi meno soldi in casa, secondo te e' giusto?
Al mondo non esistono solo i nostri figli, ma anche quelli degli altri quindi mi piacerebbe trovare un po' piu' di senso civico anche in questo.
Grazie

Barbara

Silvia ha detto...

Copio e incollo un link ad un articolo di oggi del Corriere: quant'è vero !
http://www.corriere.it/cronache/10_dicembre_07/mamme-precarie-figlio-nonni-current-vanguard-xml_a46816d0-01f1-11e0-afab-00144f02aabc.shtml

silvia unovirgoladue ha detto...

silvia, la legge testo unico del 2000 a protezione della maternità è una delle più grand conquiste di questo paese. il metterla in discussione perchè qualcuno ne fa cattivo uso è il primo passo verso lo sdoganamento di concetti del tipo, approfitta della gravidanza per stare a casa, o sta a casa in vacanza con il bambino. le donne vivono la gravidanza in maniera differente e le varianti sono migliaia a partire dal contesto a finire al proprio stato sociale o familiare. e non ultimo non dimentichiamo che ci sono donne che lasciano il lavoro perchè inizia verso di loro da parte dell'azienda un lento e inesorabile demansionamento che le rende inoccupate ancora prima di mettersi in maternità. molte aziende tendono a espellere e allontanare la lavoratrice in gravidanza prima del dovuto così d apoterla sostituire subito. scegliere di stare a casa non è sempre una vacanza per decine di motivi. non generalizzare, perchè rischieresti di offuscare i tuoi invece sempre brillanti punti di vista. e ricorda che l'italia non è la svezia. a volte a uno stato sociale assente e a una società machista ci si può opporre solamente con le proprie forze.
auguri a te.
silvia

Silvia ha detto...

@ Silvia: non è assolutamente mia intenzione mettere in discussione la legge italiana sulla tutela della maternità, che nella sua formulazione è a mio parere molto ben formulata. Quello che metto in discussione è come viene interpretata/applicata: come molte cose in Italia non appena si fa una regola si trova sempre il modo di approfittarne, a beneficio proprio ma a scapito di tutti alla fine. Il problema è che molti preferiscono l'andazzo attuale (della serie "beh, ma se l'ha fatto quella, perchè non dovrei farlo anch'io... ?") per ottenere un beneficio immediato e "non passare per fessi" anziché avere un po' di senso civico e cercare nel proprio piccolo di stare alle regole (se lo facessero tutti o quasi, molti problemi non ci sarebbero).
E questo non solo per quanto riguarda la maternità, ma molte altre cose (tipo: lavoro in nero, tasse/condoni/sgravi fiscali, insomma cose note...)
Le leggi ci sono (anche troppe) e purtroppo sono anche così arzigogolate da poterci girare intorno (e l'Italia come si sa è il Paese di chi si sa arrangiare... il modo per girare attorno all'ostacolo si trova sempre se si vuole). Tutto sta nel pensare un po' meno solo al proprio orticello !
Spesso la soluzione "più facile" nell'immediato non è la migliore...nè per sè nè per gli altri.

orma ha detto...

@cuocavolante
non sono un'irresponsabile che le mando a scuola malate, ma il naso che cola e un po' di tosse è fisiologico nei bimbi, ce l'hanno tutto l'anno, la mia pediatra la definisce "tosse da asilo". Se si tratta di cose serie stanno a casa, febbre anche solo 37 per me è una cosa seria, perchè la febbre è sempre sintomo di un'infezione in corso, siamo stati a casa quasi un mese l'anno scorso per la congiuntivite, perchè con la congiuntivite non si scherza, perdipiù è terribilmente contagiosa, e, infatti, ho tenuto a casa preventivamente anche quella che non mostrava sintomi, proprio per evitare di diffondere un possibile contagio.
Penso alle mie, ma anche agli altri.
Mi è capitato anche di tenerle a casa un giorno perchè mostravano segni di stanchezza maggiore del solito.
Ma di sicuro per le mamme che se lo possono permettere questo è più frequente, con questo non giudico nessuno, nemmeno quelle che si mettono in maternità a rischio senza esserlo. Perchè è vero che in Italia c'è chi si approfitta della situazione, ma spesso le condizioni ambientali lavorative non sono le migliori e qualsiasi scusa è buona per potersene stare a casa e in questo non ci trovo assolutamente nulla di sbagliato.

francy ha detto...

io lavoro al mcdonalds( in attesa dei miei fogli dall italia come infermiera ma come si sa li le cose sono lente) e ho lavorato durante la mia gravidanza per ben 8 mesi e 1/2 Lavoro stressantissimo e pericolossissimo ma secondo försäkrinskassan nn lo era! qui il confronto in italia lavorando al mc e portando il" test" di gravidanza ( ovviamente scherzo il foglio di maternitá intendo) si sta a casa per tutti i 9 mesi perché considerato lavoro a rischio! ma avendo avuto contrazioni dal 8° mese specialmente quando staccavo dal lavoro la mia ginecologa mi ha fatto un foglio per complicanza e me ne sono stata a casa! vi immaginate ho preso 20 kg e il mio bimbo pesava 4155 gr quando é nato ero piu larga che lunga ! m per loro potevo lavorare!!! O_O

Anonimo ha detto...

Anna, no, non sono psicologo. Faccio tutta un'altra attività.
E aggiungo una cosa: Ho 2 amiche che vanno da anni da uno psicologo accomodante ed empatico. Non hanno superato nessun problema.
La pacca sulla spalla e sentirsi ascoltati non risolve niente. Conosco un'altra persona che è andata da uno psicologo che gli ha dato un bel "calcio in culo". All'inizio voleva mollare ma ha tenuto duro e dopo soli 3 mesi sembrava una persona nuova.
Quello che voglio dire è che in italia siamo in gran parte dei mammoni che vogliono comprensione, che gli altri capiscano i nostri problemi, che qualcuno (lo stato, la famiglia, gli amici, il partner, ecc...) faccia qualcosa per noi. Che capisca e quindi ci aiuti. Aspettiamo qualche chioccia esterna che ci venga ad aiutare e faccia qualcosa di privilegiato per noi. Molo di tutto ciò parte da madri ansiose che diventano chiocce e crescono figli inetti che si aspettano privilegi dagli altri solo per il fatto che si trovano su questo mondo. Scusate il tono duro ma trovo questo atteggiamento offensivo nei confronti di persone come Silvia e Gabriele che davanti a un ostacolo si sono attivati e messi in gioco in prima persona.
Marco

Anonimo ha detto...

In Italia la prassi di MOLTI ginecologi è che alla prima visita, ti chiedano se/da quando vuoi stare a casa...qualunque lavoro tu faccia. il resto sta alla coscienza delle persone.(...) no??? Serena

Anonimo ha detto...

ma se scopro che sono incinta...ho appena preso il personnummer come "our fonds"...ce qualche salvezza ancora di trovare lavoro..prima di partorire?? O.o
grazie

Unknown ha detto...

Ciao... nel cercare materiale per la mia tesi di laurea sono arrivata su questo blog, che trovo fantastico! ora vorrei chiedervi un enorme cortesia.. la mia tesi riguarda il congedo di maternità in Italia,comparato con quello Svedese.. potete darmi delucidazioni su quest'ultimo??? vi ringrazio in anticipo e vi faccio un enorme in bocca al lupo. Federica

Anonimo ha detto...

85fede30: I genitori hanno a disposizione 390 giorni di astensione del lavoro, pagati all 77,6% e con un tetto massimo di 946 corone al giorno.
In caso di non impiego, c'è comunque un assegno minimo (mi hanno detto ch, più o meno, si arriva a 5000 corone al mese)
Ogni coppia può scegliere come e quando prenderli nei primi 8 anni di vita del bimbo, ma ognuno dei due genitori ha 60 giorni che sono riservati solo a lui/lei.
Quindi, anche il padre è obbligato a prenderne almeno 60, se non vuole che quei giorni liberi siano persi.
Oltre ai 390 giorni ci sono altri 90 giorni che possono essere presi al rimborso fisso di 180 corone al giorno.

druida ha detto...

Ciao Silvia, spero che tu possa trovare il tempo di rispondermi. Abito a Goteborg da due anni e lavoro in una fabbrica di salumi come operaia. Il mio lavoro comporta svegliarmi alle 4 del mattino per stare a lavoro alle 6 ed ho solo due rast da 30 minuti l'una. Ho scoperto settimana scorsa di essere incinta e a novembre sarei al sesto mese di gravidanza: in quel periodo il lavoro aumenta a dismisura e dovrei lavorare a dei carichi di lavoro assurdi per una persona normale, non oso immaginare per una donna incinta. Il fatto di dover stare in fabbrica fino all'ottavo mese 9 ore di cui 8 in piedi a correre e a tirar pesi mi preoccupa... soprattutto perché fra il sesto e il settimo mese questo carico di lavoro è ben peggiore. Da come leggo sul tuo post, però... non penso io possa fare altro che licenziarmi se non reggo, ho capito male?

Un saluto
Francesca